01.10.08 – Berlusconi e la voragine di Catania

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Centoquaranta milioni al comune di Catania sull’orlo del fallimento. L’elargizione è il frutto di una combinazione fortunata. Catania non è una città qualsiasi. E’ stata una città fascinosa, resa indimenticabile, anche per chi non l’ha vista, dalle pagine di Vitaliano Brancati. Ma nei decenni più recenti è stata affogata da una vasta periferia di pessima qualità. Fino alle ultime elezioni amministrative ha avuto come sindaco Umberto Scapagnini, farmacologo, che ha curato Berlusconi e ne ha certificato la virtuale immortalità.
Con meriti simili ha potuto accumulare disavanzi di bilancio di proporzioni tragiche. Città invasa dalle spazzature che marciscono nelle strade, interi settori dell’ente locale in cui non si lavora più per mancanza di stipendio. Servizi pubblici elementari negati. Sorda rivalità politica tra il sindaco attuale Stancanelli, di An, e il presidente della Provincia Castiglione, di Forza Italia.
Un regime di spese illimitate passate e presenti schiaccia il futuro della città.
Ed ecco il miracolo. Ogni spesa per la scuola, l’università e la ricerca è considerata uno spreco da cancellare; non ci sono mezzi per tenere sotto controllo il degrado ambientale diffuso; per togliere un po’ di spazzature da Napoli si progetta di rovinare territori irpini finora risparmiati dalla voracità moderna. Ma si trovano centoquaranta milioni da gettare nella voragine del debito catanese, che avrebbe bisogno secondo gli ottimisti di trecento e secondo i pessimisti di settecento milioni.
Questi soldi sono sottratti al Cipe, e più precisamente al Fondo Aree Svantaggiate che dovrebbe usarli per i suoi compiti istituzionali: infrastrutture, impianti energetici, progetti di sviluppo. Vengono invece consumati nella frazione di una spesa corrente smisurata e senza controllo.
Sciampagnino era il noto soprannome catanese del sindaco guaritore. Non c’è che dire: ha fatto il botto.

Pancho Pardi



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