03.04.09 – Il lungo pentimento di Violante

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Quanto dura il pentimento? Con questa domanda si può aprire un libro di Moccia o della Beauvoir. Si può argomentare un saggio storico, una inchiesta sociologica, un testo psicanalitico, un nuovo libro di Hanna Arendt.

La domanda però riguarda una sola persona, l’ex presidente della Camera Luciano Violante, che continua a pentirsi. Poiché Violante è di temperamento asciutto e severo, segnato in modo netto dalla formazione giudiziaria, in particolare dalla gestione di un potere senza morbidezza, tipico nell’esercizio dell’inchiesta e dell’accusa, questo suo lungo pentimento è molto diverso da tanti altri che da anni improvvisamente fioriscono nei prati di ciò che fu la sinistra.

Gli altri pentimenti hanno la natura tipica dello stordimento, dell’incertezza, oscillano tra auto-umiliazione e pacato, triste ripensamento dell’errore. C’è in essi un che di mite e di mesto, trapela la speranza di liberarsi, mettere a verbale la colpa per separarsene ma anche senza troppo clamore.

Violante ha la stessa rigorosa, implacabile severità, ora che si pente, dei giorni dell’accanita professione di fede. Ma, ancora una volta, il suo pentimento è un’accusa. E l’accusa riguarda altri. Presumibilmente gli ostinati che non si pentono. Infatti il suo corrucciato tornare al ricordo di “Mani Pulite” come “uso politico della giustizia” significa che non solo lui, protagonista storico, si separa da un passato che ha sostenuto e che lo riguarda, ma che ammonisce duramente anche noi che a “Mani Pulite” crediamo ancora.

E non pensate che il rimprovero “ai giudici che cercano di farsi pubblicità” riguardi solo i due perseguitati De Magistris e Forleo. No. Riguarda tutti coloro che non li hanno abbandonati alla gogna. Di là da “Mani Pulite” c’è da “ripensare” l’Italia di oggi a confronto con i vinti di ieri. Che i vinti di ieri siano in giro con tutti i tipi di rivendicazione fascista non riguarda Violante.

Il pentimento è suo e non si lascerà spossessare. Tanto più che gli serve per sgridare chi non rivisita il suo antifascismo e resta sfasato con il Grande Pentito.

Di qua da “Mani Pulite” c’è l’ammonizione all’Associazione Magistrati di smetterla con le barricate e di dialogare con Alfano. Vuol dire messa all’indice delle teste calde che dicono male del Lodo Alfano e che in questo ministro della Giustizia vedono solo un pericolo.

Ma al centro di tutto c’è “la vergogna” (corretta autorevolmente in “imbarazzo”) per essere stato comunista.

Imbarazzo è la parola giusta, specialmente per chi non è mai stato comunista ma è rimasto insabbiato nelle utopie della sinistra.

Però è meglio astenersi dal teorizzare o giudicare. Tutto lascia capire che presto disporremo di nuovo materiale. Il Lungo Pentimento continua.

Furio Colombo

(3 aprile 2009)



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