08.04.09 – Abruzzo, i fatti e la retorica
Fatale come una legge di natura il terremoto scatena la retorica. La necessità di compensare la disgrazia invita a esaltare quanto di buono i soccorritori stanno facendo. Nessuno nega il valore di salvataggi miracolosi e altruismo spinto fino all’abnegazione. Chi mette a rischio la propria vita per salvare quella altrui non sarà mai ringraziato abbastanza.
Ma il sisma che ha devastato la città e il territorio de L’Aquila impone almeno tre considerazioni impietose.
La prima riguarda la pessima qualità degli edifici moderni, per essere chiari quelli costruiti nella seconda metà del Novecento. A parte le eccezioni si tratta di edifici costruiti con materiali scadenti: molta sabbia, poco cemento, poco ferro. Il caso dell’ospedale, inaugurato nel 2000, e lesionato per il 90%, fa testo. Costruttori, amministratori, soggetti incaricati dei controlli, tutti sono colpevoli di gravissime inadempienze. L’avidità, l’incuria, la complicità, il disprezzo della vita altrui li ha resi assassini.
La seconda riguarda il legislatore. Colpita nel corso della storia da innumerevoli terremoti, devastata da quello micidiale del 1703, L’Aquila è stata a lungo classificata tra le aree a rischio sismico massimo. Ciò doveva imporre misure di massima salvaguardia nella costruzione di tutti gli edifici. E’ inevitabile la conseguenza: maggior costo dei manufatti, minor valore dei terreni gravati dal rischio maggiore. Ebbene: da tempo l’area de L’Aquila è stata declassata alla categoria inferiore di rischio sismico. Il motivo non sta in una reale diminuzione del rischio ma nella volontà politica di innalzare il valore dei suoli e diminuire il costo degli edifici. La rendita fondiaria ha prodotto una legge a proprio vantaggio.
La terza riguarda la valutazione tecnica della potenza del sisma, in base alla quale l’autorità amministrativa e il legislatore possono poi formulare la regola cui attenersi. Senza entrare in dettagli tecnici, è necessario sapere che la superficie terrestre è composta da formazioni rocciose spesso ricoperte, anche per notevoli spessori, da detrito di varia natura: successivi depositi marini, lacustri, alluvionali o di versante. Questi spessori svolgono una funzione di moltiplicatori della potenza sismica. Una valutazione generica dell’urto sismico alla superficie nasconde la sua duplicità: l’urto arriva da sotto con una determinata potenza alle formazioni rocciose più superficiali ma viene poi moltiplicato dal materasso sedimentario elastico che vi sta sopra. Trascurare questa duplice natura del sisma produce una sottovalutazione della sua potenza distruttiva.
Rendere opaca la stima della potenza sismica, declassare l’area interessata a una categoria di minor pericolo, costruire male e con materiali scadenti per guadagnare di più: queste tre pratiche hanno sommato il loro effetto terribile e hanno prodotto le conseguenze che chiunque può osservare nella scena de L’Aquila devastata dal terremoto.
Nei prossimi giorni saranno indicati i siti in cui il lettore può trovare maggior precisione analitica e dettagli tecnici più raffinati.
Pancho Pardi
(8 aprile 2009)
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