08.10.08 – Informazione e giustizia, Berlusconi stringe il bavaglio

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Allora le cose stanno così. Berlusconi dice che alla presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza sulle telecomunicazioni (ricordiamo: deve vigilare non solo su Rai ma anche su Mediaset) non ci vuole Leoluca Orlando. Incurante dell’inammissibilità di ciò che dice si premura perfino di spiegare: non lo stima perché è giustizialista. Per la verità Orlando ha appena ricevuto in Germania il premio Adenauer che non è esattamente un premio per assatanati.
Ma non basta. Aggiunge: datemi una rosa, basta che non ci sia incluso Beppe Giulietti. Allora ecco una rosa possibile: Gasparri, Buonaiuti, Romani. Faccia lui, la scelta sarà sempre la migliore. In nome del dialogo può chiedere all’opposizione di approvarla.

Non sia motivo di stupore la sua pretesa di stabilire il candidato dell’opposizione. Da quando ha scoperto che la sinistra non è all’altezza delle sue aspirazioni e dei suoi meriti (non della sinistra, di lui stesso), ritiene di farsi carico anche di rappresentare la sinistra, convinto di essere meglio anche lì. Sarà per questo motivo che taglia i finanziamenti alla stampa meno ricca di risorse. Non è per ostilità che pone le condizioni per la chiusura del Manifesto e di Liberazione, ma per magnanima aspirazione a dare degna espressione a chi non sa garantirsela. Se i poveri non ce la fanno ci penserà il ricco. Se poi ci vanno di mezzo alcuni giornali di centrodestra, poco male: quel lato è già tutto coperto da lui in persona.

Stona in questo quadro di armonie prestabilite l’inchiesta de L’Espresso a partire dalle confessioni di Gaetano Vassallo. Il camorrista pentito rivela di aver appestato la sua regione anche con la complicità dei poteri locali e fa i nomi di Landolfi e Cosentino. Il primo, esponente di An in Vigilanza Telecomunicazioni nella legislatura precedente si difende in modo toccante: mi sono sporcato le mani ma non l’anima. Il secondo, nel governo attuale sottosegretario a Economia e Finanze (l’uomo giusto al posto giusto), sta zitto. Ma lo conforterà sapere che ai giornalisti dell’Espresso sono stati perquisite case, auto e scooter, e requisiti gli hard disk dei computer. Perquisita anche la redazione del settimanale. I giornalisti, accusati anche di aver favorito la camorra casalese, devono pur misurarsi con le difficoltà delle inchieste. Così si tempra la professionalità.
A questo proposito riporterò qui domani sentenze della Corte di Strasburgo su perquisizioni e libertà di stampa.

Ma sarebbe troppo semplice se tutto si fermasse alla presa sull’informazione. Regge sempre il principio essenziale che il bavaglio all’informazione deve essere completato col bavaglio alla giustizia. Così si prepara il divieto all’uso delle intercettazioni (vada per mafia e terrorismo ma mai per corruzione).
E siccome alla fine, dall’alto, su tutto veglia la Corte Costituzionale, si deve mettere la mani sulla Consulta. Un giudice manca da tempo, e per questo Pannella fa lo sciopero della sete, ma tra poco ne scadrà un altro che andrà rinnovato. Candidati Pecorella e Violante. Da quel giorno la Consulta potrebbe non essere più la stessa.

Pancho Pardi



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