09.04.09 – Abruzzo, vigilare sulla ricostruzione

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Nella ho introdotto senza volere un’informazione errata. Il territorio de L’Aquila non è stato declassato dalla prima alla seconda categoria del rischio sismico: è sempre stato in seconda categoria. Ma continua a essere ragionevole ciò che sostenevo ieri: il motivo più robusto per tenere la città e il suo territorio in seconda categoria non era il grado minore del rischio. Tutto il territorio in questione ha un’impressionante tradizione sismica che a tutti gli effetti giustificherebbe la sua classificazione in prima categoria. E a partire dal 1984, o almeno dalle più recenti normative antisismiche, si sarebbe dovuto prendere quella decisione. Ma la volontà di attribuire e confermare la seconda è certo stata rafforzata da considerazioni a vantaggio della rendita fondiaria: l’attribuzione del rischio maggiore innalza i costi di edificazione e abbassa il valore dei suoli. Così la prudenza a favore della rendita fondiaria ha annullato la prudenza a favore degli abitanti. Dietro il calore dei lamenti e delle espressioni di cordoglio per le vite perdute, si intravede la freddezza di chi ha trascurato il prevedibile disastro perché interessato solo al guadagno immediato. E non si può escludere che il guadagno futuro possa ipotecare con la sua logica la ricostruzione.
Ciò significa che la cittadinanza vigile dovrà la prossima volta esercitare controlli sui criteri della ricostruzione molto più stringenti di quelli adottati in passato. Cominciamo a stilare un elenco preciso delle imprese che hanno costruito gli edifici moderni ora gravemente lesionati o distrutti. Facciamo in modo che non ricevano nuovi incarichi. Facciamo in modo che gli amministratori abituati ad approvare permessi facili non ricadano nello stesso costume. E i soggetti incaricati dei controlli sui lavori facciano il loro dovere.

Pancho Pardi



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