1 settembre 2008 – Pancho Pardi: Paura e ottimismo, i due inganni del centrodestra
di Pancho Pardi
Molti hanno detto che il centrodestra ha vinto usando la paura. Si potrebbe essere più precisi: il centrodestra ha fatto di tutto per costruire paura. Paura del diverso, dell’immigrato extracomunitario e anche del comunitario, il rumeno, e poi del rom o del sinti, anche quando sono cittadini italiani.
Il numero impressionante di violenze alle donne dentro il nucleo familiare italiano, i fatti di sangue all’interno di quel paradiso che è la famiglia, con scannamenti reciproci tra genitori e figli, tra promessi sposi e tra sposi realizzati, non sono stati sufficienti a persuadere i cittadini abbeverati dalla comunicazione monopolistica che c’era in Italia qualcosa di più preoccupante dei delitti compiuti dagli immigrati. La paura dell’immigrato delinquente si estende poi a tutti gli immigrati lavoratori individuati come ladri del lavoro dei nostri giovani: mito tanto diffuso quanto falso, che mille analisi economiche possono smentire con cataste di cifre.
Poi il massimo pensatore del centrodestra ha rinunciato al suo liberismo originario, ha piegato al suo interesse la logica del Social Forum per criticare il mercatismo del mondo globalizzato e propagandare un nuovo protezionismo a vantaggio della piccola economia italiana messa in pericolo da Cina e India. Un capolavoro di confusione che quasi tutti hanno preso come exploit di cristallino illuminismo. La Paura e la Speranza: la paura che i nuovi colossi ci facciano il culo, la speranza che non ci riescano.
Ma il centrodestra ha potuto freddamente costruire la paura perché aveva i mezzi per farlo. Anche quando era all’opposizione aveva quattro telegiornali contro due (ma il primo di questi giocava a fare l’equidistante). E aveva un poderoso apparato di stampa per sorreggere, motivare, commentare la campagna dei quattro telegiornali. Aveva i mezzi per sostenere col massimo della potenza che la potenza di quei mezzi non contava. Per documentare che anche se il fatto non c’è conta la percezione del fatto, che se percepito evidentemente c’è. Aveva i mezzi per fermarsi al punto giusto: quando avrebbe dovuto spiegare perché mai una cosa che non c’è possa essere percepita e ammettere che il cittadino ingenuo chiedesse se per caso c’era qualcuno che gli faceva percepire qualcosa che non c’è.
Il centrodestra ha costruito la paura e su quella ha costruito il suo successo. E’ proprio per questo motivo che è ottimista, e più ottimista di tutti è il suo capo. Era ottimista quando la sua impresa crollava sotto i debiti ed era costretto a entrare in politica per farseli abbonare. Era capace di rivendersi come imprenditore di successo proprio mentre stava per sprofondare nel fallimento. Figurarsi se non deve essere ancora più ottimista oggi. La paura dei cittadini alimenta il suo ottimismo. Quanta più paura c’è in giro tanto più ha ragione di essere ottimista.
La paura alimenta la delega al capo. Quanta più paura, tanta più delega. E per giustificare la delega non è importante l’effettiva capacità di risolvere i problemi. E’ importante che quella capacità sia percepita come effettiva. A questo scopo la balla spaziale funziona. Ci fu qualche giornalista importante che di fronte allo scenario di cartapesta di Pratica di Mare, dove Berlusconi aveva riunito i potenti all’inizio della legislatura 2001-2006, ebbe il coraggio di parlare di capolavoro. Del capolavoro di Pratica di Mare non resta neanche il più pallido ricordo (resta solo il buco nel bilancio della Protezione Civile incaricata, chissà perché, della messa in scena) ma non importa. Importava che funzionasse allora, e se qualche giornalista di rilievo ebbe la percezione del capolavoro vuol dire che il capolavoro c’era.
Importante è far passare i cittadini spettatori di meraviglia in meraviglia. Se si scoprirà che la spazzatura tolta al centro di Napoli ha inquinato da un’altra parte i telegiornali potranno non parlarne. Se la questione Alitalia si rivelerà, come è sicuro, una gigantesca fregatura del cittadino contribuente, importante è che il poveretto non possa percepire quanto delle imposte che pagherà dipenderà dall’inganno che nel frattempo avrà arricchito i capitani così coraggiosi da collaborare col potere politico nei futuri affari immobiliari dell’Expo milanese. Se vari governi, compresi quelli di centrosinistra, hanno costruito nel tempo la soluzione del contenzioso con la Libia, importante è che il capo del governo attuale possa andare da solo a recitare la scena del trionfo: la statua restituita, le foto dei familiari scambiate (mai rinunciare alla retorica della famiglia). Una telefonata all’amico Putin e tanti altri problemi saranno risolti.
E naturalmente: non è importante che l’ottimismo sia reale. E’ importante che sia esibito. Che sia percepito. La paura, che a forza di pericoli percepiti diventa reale, giustifica e alimenta l’ottimismo del capo. Purché sia percepito.
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