10.11.08 – Berlusconi più pericoloso che ridicolo
Fin dai primi giorni del suo primo e del suo secondo governo i movimenti della cittadinanza attiva si sono chiesti se Berlusconi fosse più ridicolo o più pericoloso. A seconda del momento prevaleva la prima o la seconda risposta. Ora dopo le ultime prove siamo tutti costretti a riproporci la domanda.
Si deve considerare col massimo allarme che si possa indulgere verso la prima risposta. Il personaggio è ridicolo. L’atteggiamento persistente da gradasso, la fanfaronaggine da miles gloriosus, il linguaggio approssimativo, l’egotismo di rilievo clinico, la sfacciataggine delle smentite impossibili o delle riletture “carine” di crasse volgarità, le inverosimili gaffes internazionali collezionate a tutte le latitudini: tutto congiura a farne un personaggio irresistibilmente ridicolo.
Ma se si pensa che questo personaggio ridicolo è la personificazione di un‘anomalia istituzionale che nessuna democrazia al mondo oltre la nostra avrebbe mai accettato, ha il controllo sui mezzi di comunicazione più importanti e il comando indiscutibile sulla maggioranza parlamentare, si è fatto apprestare da essa provvedimenti che lo sciolgono dal vincolo delle leggi, vuole demolire lo stato sociale e sostituirlo con un sistema privatistico che avvantaggia solo i ricchi, è indifferente alla salvaguardia dell’ambiente e alla promozione della ricerca scientifica che non produca subito profitti, mira a ridurre il sistema parlamentare a una vuota parvenza dominata da un potere presidenziale privo di limiti e controlli e infine assegna a sé stesso questo ruolo di dominio senza confini, allora forse è il caso di ammettere che è in realtà più pericoloso che ridicolo.
L’indulgenza che lo riduce a macchietta è forse consolatoria per il popolo degli afflitti ma ha grosso modo la stessa funzione delle barzellette con cui gli italiani riducevano a dimensione vernacolare il fascismo di cui subivano la dittatura.
Meglio ridere di meno e lottare di più. O, se si vuole continuare a ridere, fare in modo che ciò non induca a prendere meno sul serio la lotta.
Pancho Pardi
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