11.04.09 – Se l’Abruzzo diventa teatrino della politica

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E che silenzio sia, ma lo sia davvero e per tutti! Da tante parti si sta levando l’appello ad una maggiore sobrietà della politica e dei media nelle zone terremotate. Condividiamo queste esigenza, ma deve essere condivisa da tutti a cominciare dal presidente del consiglio e dai suoi ministri che non sempre, in questi giorni hanno saputo trattenere la ben nota bulimia mediatica concedendosi persino le solite battute di dubbio gusto che in Italia sono orami considerate normali e che all’estero, per fortuna, suscitano una sana indignazione.

Abbiamo così assistito a dichiarazioni inutili, a finte conferenze stampa nelle quali il presidente si è sostituito al sottosegretario Bertolaso e ai tecnici, leggendo, per altro male, le relazioni da altri preparate. Gli amministratori locali sono stati spesso oscurati, soprattutto quando hanno tentato di segnalare ombre, responsabilità, ritardi, dando voce alle ansie di tanti cittadini.

Condividiamo la necessità di unire le forze per ricostruire, ma questo sforzo deve essere davvero collettivo e non può limitarsi a generici appelli verbali.

Da domani, per esempio, scatterà il periodo protetto dalla par condicio in vista della prossima competizione elettorale europea. Ci auguriamo che a nessuno venga in mente di trasformare il teatro dove si stanno svolgendo le operazioni di emergenza in un teatrino della politica. Purtroppo non mancano segnali inquietanti, come ha opportunamente denunciato la coraggiosa presidente della provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane.

Per evitare questo rischio sarà necessario che le autorità di garanzia tengano, almeno per una volta, gli occhi spalancati, ma anche che i direttori di tutti i tg decidano di dedicare tempi e spazi alle voci e ai volti di chi davvero sta operando per ricostruire, per portare solidarietà, per raccogliere tutto quello che potrà servire. Per una volta i riflettori e i microfoni siano messi al servizio di chi ha davvero qualcosa da dire. Per una volta si potrebbe abolire il cosiddetto pastone politico con le conseguenti dichiarazioni di giornata e utilizzare il tempo per illuminare le tante oscurità che pesano sul futuro di chi ha perso quasi tutto.

A noi che partecipiamo alla vita politica spetta il compito di auto praticare la sobrietà mediatica, ma anche di sollecitare gesti semplici e immediatamente percepibili. Tra questi quello di continuare a chiedere al governo di accorpare la data delle amministrative e dei referendum. Ci sarebbe un risparmio di mezzo miliardo di euro che potrebbe essere destinato ai primi soccorsi. Ci dicono che Bossi non sarebbe d’accordo, speriamo che cambi idea, comunque non è un buon motivo per rinunciare, sarebbe ora e tempo di smetterla di pagare cambiali alla Lega.

Ai tanti difensori dell’articolo 21 della Costituzione che ancora lavorano nelle redazioni ci permettiamo infine di chiedere di farci capire meglio cosa è successo, perché siano cadute case nuove, perché sia crollato un ospedale, perché siano state ignorate alcune denunce che pure venivano dagli amministratori locali.

Questo è il tempo della concordia e della coesione nazionale, guai se diventasse anche il tempo del silenzio, della omissione, della rimozione delle cause, della autocensura.

L’impegno alla ricostruzione, se davvero si vogliono onorare i morti come ha giurati di fare Silvio Berlusconi, dovrà essere accompagnato anche dall’impegno alla ricerca della verità e della giustizia costi quel che costi, per una volta senza guardare in faccia a nessuno.

Giuseppe Giulietti



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