11.11.08 – Proposte indecenti

MicroMega

Occorre dialogare. Ma non si può dialogare. Bisogna farlo insieme. Ma sono solo “suggestioni”. “Noi siamo pronti”. Ma, nel migliore dei casi, nessuno risponde.

Nelle situazioni normali rispondo a insulti.

Sto parlando di una delle due manie che tormentano come una persecuzione la vita pubblica italiana. La prima è che “BISOGNA FARLO INSIEME”. Fare che cosa? Beh, le riforme, le leggi, qualunque cosa che alla Camera e al Senato richiede un voto. “Insieme” è considerato il piano nobile e il solo capace di legittimare una legge o una riforma.

La seconda mania è “NON DOBBIAMO DIRE SOLO NO, MA PRESENTARE PROPOSTE”.

Tra i fondamenti giuridici che risalgono ai diritto romano, uno è allo stesso tempo cruciale e ovvio. Stabilisce che, in ogni dato contratto, nessuno è tenuto a una prestazione impossibile. E’ un principio che si applica al presunto contratto della prestazione di fare opposizione. Non si può fare “insieme” perché Berlusconi e i suoi sudditi non vogliono, respingono, disprezzono. Questo fatto dovrebbe bastare. La prestazione è impossibile.

Ma questo fatto, chiarissimo, non esclude dal dovere di avere un giudizio. Mentono, ingannano, perseguono fini ignobili come la persecuzione agli immigrati, fini crudeli come cercare i “fannuloni”, cioè l’anello debole di qualunque struttura organizzativa (invece di stanare i capi), fini cattivi come spostare sul settore militare ingenti somme che vengono tolti alle scuole. Riempiono il Circo Massimo di carri armati e finte rampe di missili per fare festa. Ma è un segno di disprezzo per l’articolo 11 della Costituzione.

Perché dovremmo correre dietro la loro carrozza? E’ necessario che si veda bene che Berlusconi e solo Berlusconi è il responsabile del disastro. Quando gli italiani si sveglieranno, è bene che “insieme” a Berlusconi non trovino complici.

Quanto al “non dire solo no”, qualcuno dovrà spiegare perché, infatti, come dicono regole e prassi di tutte le democrazie che funzionano, compito dell’opposizione non è collaborare ma impedire. Naturalmente può accadere, e accade, fuori dal favoloso mondo di Berlusconi, che un governo venga a chiedere aiuto e collaborazione all’opposizione spiegando perché, e mostrando le ragioni di un interesse comune.

Altrove accade. Ma qui, in questa Italia, perché dovremmo accalcarci e supplicare ai piedi della rocca, sperando di avere una particina in una legge con cui non abbiamo niente a che fare e che non è buona perché rappresenta un mondo a cui siamo doverosamente estranei?

Ma anche: se accanto a un “no” devi depositare anche una proposta, vuol dire che accetti la loro agenda, il loro percorso, le loro priorità. Una opposizione tenace ha il suo percorso, i suoi momenti per parlare, le sue proposte che non c’entrano niente con i percorsi balzani, incattiviti o dannosi che i berlusconiani scelgono di volta in volta.

Ma in tutto il mondo civile da Aung San Suu Kyi fino a Ted Kennedy, il modo normale di fare opposizione è una barriera di no.

Furio Colombo



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