11.12.08 – Solidarietà all’americanista unico

MicroMega

Penso che, dopo i giorni di Obama, primo nero americano ad essere eletto Presidente degli Stati Uniti, e in preparazione del buon lavoro che comporterà il giuramento del nuovo Presidente (Washington, 20 gennaio), gli italiani, lettori, ascoltatori di radio e spettatori di televisione, debbano un pensiero di riconoscenza all’americanista unico che, da solo, in tutti i mezzi di comunicazione, regge il peso non lieve di rappresentare, narrare, spiegare, commentare, ipotizzare, evocare la storia, azzardare il futuro, offrire testimonianza, opinione, chiarimento, giudizio su e intorno e a proposito degli Stati Uniti d’America.

E’ un lavoro non da poco: 50 stati, 300 milioni di cittadini, massima potenza mondiale, immensa economia disastrata, due guerre in atto, il terrorismo in corso, il peggior presidente in uscita (un rampollo di establishment), il miglior presidente in entrata (ma nero, per la prima volta nella storia degli Usa e del mondo occidentale).

Fare tutto da solo, a tutti i microfoni, in tutte le redazioni, davanti a tutte le telecamere, non è facile. E’ addirittura al di là di ogni misura umana. Anche perché l’americanista unico deve provvedere, a seconda dei casi e dei luoghi (per esempio, le tavole rotonde e i “panel discussione”) alla messa in evidenza, di volta in volta, dei tratti di destra e di quelli di sinistra della vita e della politica americana.

Di buon mattino, quasi ogni giorno, si può ascoltare la lieve sospensione di voce della giornalista del GR3 che si chiede “Chi affiancherà il Presidente Obama nel nuovo governo american?” E subito aggiunge “Lo abbiamo chiesto al professor Massimo Teodori”.

Chiaro che sa, che è un ottimo esperto. Ma il peso di reggere da solo tutta l’America, è una grande responsabilità e una immensa fatica che meritano riconoscenza. Prima di ogni sera le radio e le tv che fanno la stessa domanda allo stessa persona, sono decine, e i commenti vanno un poco variati ogni volta.

Onore e solidarietà per un simile impegno quasi disumano. Resta la domanda:

Chi, che cosa, quando ha convinto tutte le fonte editoriali di un paese non piccolissimo ad affidare, sempre e solo a un’unica voce tutto ciò che riguarda vita e politica negli Usa? Gli intellettuali italiani, docenti, giornalisti, scrittori che vanno e vengono negli Usa sono migliaia e migliaia. I noti centinaia, i celebri decine.

Ma la mano ferma dei media italiani non si distrae. Torna a caricare il peso sulle spalle dell’americanista unico. Evidentemente è un marchio di garanzia. Non per gli Usa, ma per questa Italia. Non resta che rendergli l’onore che merita e ascoltarlo di nuovo.

Domattina.

Furio Colombo



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