12 luglio 2008 – Pancho Pardi: 8 luglio, la stampa ha oscurato la voce della politica

MicroMega

di Pancho Pardi

La manifestazione dell’otto luglio a piazza Navona è stata prima sorprendente, poi perfetta fino alle otto di sera. Un amico giornalista di una radio importante, politicamente indipendente, mi ha detto poco prima di quell’ora: ero venuto convinto di dover testimoniare il mezzo fallimento di quattro gatti, in questo momento stiamo dando notizia di un successo clamoroso.
Nonostante il martedì, giorno lavorativo, erano arrivate decine di migliaia di persone da tutta Italia. Pressate nel caldo avevano ascoltato una decina di interventi, espressione di punti di vista diversi e rivolti a coprire l’arco dei problemi più incombenti. Ovviamente dominava al centro dell’attenzione il procedere a passo di carica delle nuove leggi vergogna in Parlamento, ultima e ripetitiva produzione dell’anomalia italiana a proprio esclusivo vantaggio, ultima prova nel suo costante uso privatistico dello stato.
Che cos’è accaduto dopo per trasformare un successo clamoroso in un’occasione di scandalo? Hanno parlato Beppe Grillo e Sabina Guzzanti. Iterazioni affabulatorie, insinuazioni maliziose, invettive sarcastiche, amplificazioni grottesche. Il linguaggio della pasquinata e della satira. Qualche esagerazione, ma che satira sarebbe se si attenesse al bon ton? Qualche cosa, parecchie cose su cui si poteva non essere d’accordo, ma quale ascoltatore è obbligato a essere d’accordo con la satira?
Per dire: la satira di Giovenale può essere considerata senza difficoltà francamente reazionaria ma ciò non impedisce anche ai progressisti più radicali di apprezzarla. Uno dei temi dominanti di Grillo è il Partito Unico che unisce PdL e PD, e se ne capisce la ragione: a Grillo nel ’94 piacque l’ingresso in politica di Berlusconi e non riesce -proprio non riesce- a criticarlo apertamente se nello stesso momento non mette sulla graticola D’Alema o Veltroni. L’idea del Partito Unico è priva di fondamento. Se così fosse perché dovremmo tutti recitare la pantomima della dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione? Per puro gusto teatrale? Ma ciò non impedisce di ridere, a chi vuole ridere, delle battute con cui Grillo ne parla. Ora tutti dicono che ha attaccato Napolitano, ma tutti si dimenticano, o vogliono dimenticare, che qualche mese fa Berlusconi l’aveva addirittura oscuramente minacciato.
Sabina Guzzanti non si è curata della verità non ancora accertata in merito alle intercettazioni telefoniche e ha trattato i rapporti tra Berlusconi e le sue ministre come se le indiscrezioni fossero già tutte confermate. Si è presa una libertà e se ne è assunta la responsabilità. La sua tirata grottesca sul Papa ha fatto più scandalo della icastica poesia incivile di Camilleri, che pure mordeva, ed ha –questo sì, perché ne ho avuto varie testimonianze- offeso la sensibilità di molti sinceri cattolici progressisti.
Insomma, le due voci della satira si sono esercitate come solisti incuranti delle intenzioni corali della piazza. Che non era lì per attaccare né il Presidente della Repubblica né il PD né il Papa. Era lì per dimostrare la presenza rinnovata del protagonismo civile: c’erano persone nuove, tanti giovani che non avevano partecipato al movimento del 2002-2003 e non sapevano neanche cosa fossero il Circo Massimo e Piazza San Giovanni. C’erano persone che non erano arrivate solo con i pullman dell’Italia dei Valori o dei gruppi eredi dei girotondi, Liberacittadinanza e tutti gli altri. Tutti volevano soprattutto riaprire l’iniziativa pubblica contro l’anomalia italiana e le sue conseguenze e in questo compito mescolavano senza difficoltà identità diverse.
Ma la stampa, che noi difendiamo con fermezza dalle volontà censorie del decreto sulle intercettazioni, ha in massima parte cancellato la voce della politica espressa dai primi dieci interventi e ha stabilito che la voce della piazza era solo quella della satira.
E’ un’autentica forzatura mediatica pretendere che quella piazza sia espressa solo dalle voci della satira. Gli applausi dimostrano poco: la satira si applaude se è efficace, non se si è d’accordo. In vari passaggi molti non hanno applaudito e per di più molti, a distanza critica dagli altoparlanti, non hanno sentito nulla e se ne sono anche lamentati. E poi la satira non è un manifesto politico da sottoscrivere.
La piazza era, è e sarà assai più rappresentata dalle voci che avevano parlato prima disegnando un corale manifesto di opposizione pieno di intenzioni positive. Le migliaia di mail che arrivano a tutti i siti interessati mostrano un’adesione convinta alle ragioni della manifestazione e registrano con incredulità le polemiche basate sulla prevalenza della satira sulla politica: i soggetti sociali attivi sono ben capaci di distinguere.
Nei giorni successivi il PD ha mosso una polemica diretta all’Italia dei Valori, identificata come la responsabile delle intemperanze della manifestazione. E’ anche questa una forzatura, dato che IdV aveva sì appoggiato con vigore e grande generosità ma non promosso la manifestazione.
Il PD dovrebbe piuttosto riflettere sul perché tanti dei suoi militanti erano in piazza Navona quel giorno. Non è un mistero per nessuno che il suo popolo è nettamente contrario alla nuova legge vergogna, il Dolo Alfano, in cui vede la realizzazione finale della mossa strumentale attivata con l’emendamento blocca-processi: l’immunità-impunità per la sola tra le massime cariche dello stato che ne ha veramente bisogno. Il popolo del PD è decisamente restio ad accettare la retorica corrente per cui occuparsi dei bassi salari e del lavoro precario è in alternativa alla lotta contro l’anomalia italiana.
Quasi tutte le grandi firme ripetono un ritornello: il PD deve fare la scelta coraggiosa di liberarsi degli alleati scomodi (leggi: IdV). L’aggettivo coraggioso dovrebbe essere sottoposto a una radicale revisione semantica: nessun editorialista si sogna di proporre al centrodestra la scelta coraggiosa di rinunciare alla difesa degli interessi dei ricchi e delle alleanze necessarie a difenderli; invece tutti non si stancano di suggerire al centrosinistra di prendere iniziative coraggiose per trascurare la difesa degli interessi più deboli e per indebolire le alleanze in grado di difenderli. Strana logica: il centrosinistra sarebbe coraggioso solo se rinunciasse a lottare per la propria parte.
Il PD dovrebbe anche chiedersi quali possibilità di successo si riserva se il suo cammino coraggioso lo porta a rinunciare via via al contributo di parti consistenti dell’opinione pubblica di centrosinistra. Nell’ultima prova elettorale ha rinunciato ai socialisti (sono scarsi ma in Europa formano la coalizione più ampia opposta al centrodestra europeo). E mentre il centrodestra italiano ha usato una legge elettorale iniqua e incostituzionale per fare quasi il pieno dei suoi voti (rinunciando solo a quelli della destra estrema) il PD ne ha dato un’interpretazione che ha contribuito a privare un milione e mezzo di elettori di sinistra della sua rappresentanza politica naturale, mentre la classe dirigente della sinistra faceva di tutto per annichilirsi da sola. Se pensa di compensare le perdite certe con l’acquisto di un alleato infido come l’Udc il PD andrà incontro a un destino di minoranza eterna: 33 più 5 fa 38 non 50,1.
In tutto questo pasticcio resta una ragione per sperare. Berlusconi, impegnato a procurarsi una legge apposta per continuare a fare il presidente del consiglio, ha mostrato al mondo intero che non potrà mai, senza una protezione analoga, fare il presidente della repubblica (
carica che riferita a lui va per forza in minuscolo).


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