12.02.09 – Non lasciamo sola la CGIL
Ci auguriamo che tutti quelli che parteciperanno alle iniziative convocate per la difesa della Costituzione vogliano esserci anche alla manifestazione convocata dalla CGIL per domani a Roma. Scenderanno in piazza le lavoratrici e i lavoratori della funzione pubblica e del settore metalmeccanico. Lo faranno non solo per chiedere un dignitoso rinnovo dei loro contratti, e non sarebbe comunque poca cosa, ma lo faranno anche per protestare contro l’accordo separato che il governo ha voluto siglare anche senza la firma del più grande sindacato italiano. Non occorre essere un iscritto della CGIL e neppure condividere tutte le posizioni assunte dal sindacato guidato da Guglielmo Epifani per comprendere come questa vicenda si inserisca a pieno diritto nell’assalto alla carta costituzionale condotto con inaudita violenza dal governo. L’aggressione alla presidenza della repubblica, lo svuotamento del Parlamento, il tentativo di mettere sotto contro tutte le piazze mediatiche, il provvedimento sulle intercettazioni, le norme che inducono al razzismo e alla xenofobia, sono altrettanti tasselli di un disegno che punta alla riduzione dei poteri di controllo e allo svuotamento delle opposizioni politiche e sociali.
In questo contesto l’assalto alla CGIL è una lucida scelta che punta a escludere e a ridurre il ruolo e la presenza di una grande organizzazione che rappresenta molti di coloro che saranno colpiti in modo pesante dalla crisi economica e sociale.
Questo governo, per la sua composizione e per i patti stipulati, non potrà affrontare in modo efficace i grandi temi legati alla emergenza sociale, alla occupazione, alla tutela dei salari, alla estensione degli ammortizzatori a milioni di precari e futuri disoccupati. Di fronte ad un quadro così complesso e carico di tensioni, il governo ha deciso di giocare la carta della furia ideologica, della divisione delle parti sociali, dello stravolgimento delle regole, del controllo dei conflitti attraverso la loro cancellazione dalla rappresentazione mediatica o, peggio, attraverso la riduzione del conflitto ad un problema di ordine pubblico. Non a caso si sono registrati i primi casi di scontri tra lavoratori esasperati e impoveriti e forze di polizia. Chiunque abbia un minimo di senso politico sa perfettamente che lungo questa strada si produrranno solo divisioni, fratture sociali, tensioni diffuse e un progressivo impoverimento collettivo. Al contrario il presidente del consiglio è convinto che da questa situazione possa trarne un vantaggio, alimentando un clima di paura e cercando adesioni al disegno di realizzare una repubblica presidenziale a reti unificate. Questo disegno non è pericoloso solo per gli iscritti alla CGIL, ma per qualsiasi cittadino, anche il più moderato, che abbia ancora a cuore le sorti dello stato di diritto e non voglia perdere lo status di cittadino per assumere quello di dipendente di una azienda che vorrebbe sostituirsi allo stato.
Non abbiamo dubbio alcuno che tantissimi iscritti della CISL e della UIL e anche della UGL condividano questo obiettivo, anzi ci auguriamo che la frattura sindacale possa essere ricomposta in tempi brevissimi. Nell’attesa e nella speranza che questo auspicio possa diventare realtà, sarà comunque il caso di non lascare sola la CGIL, perché le iniziative dei prossimi giorni non sono e non saranno affatto altra cosa dalle grandi iniziative per salvaguardare i valori racchiusi nella carta costituzionale.
Giuseppe Giulietti
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