12.03.09 – Se re Silvio sale sul cavallo Rai
Silvio Berlusconi ha proposto di liberare l’Italia da quella anticaglia costituita dal voto dei parlamentari e di delegare questo diritto soltanto ai capi gruppo. Tutto sarebbe più semplice, le riunioni si potrebbero svolgere nel tinello di Arcore, gli eventuali dissidenti potrebbero scrivere una garbata lettera di dissenso al proprio capo gruppo, senza rompere le scatole nelle aule. In questo modo si potrebbe realizzare un risparmio di tempo e di soldi. Come al solito, purtroppo, il presidente Fini ha voluto farsi notare e si è permesso di ricordare che esiste ancora la Costituzione.
Un Berlusconi furioso ha replicato che almeno si cambino i regolamenti e si consenta al governo di non avere più rotture di scatole.
Lasciamo ora da parte ogni ironia per rilevare come questo sia il vero obiettivo del presidente del consiglio. Per l’ennesima volta re Silvio sta usando la tattica consueta, spara alto, propone l’improponibile, suscita la giusta indignazione, e puntualmente vira sul vero oggetto del desiderio: svuotare la democrazia parlamentare, umiliare i poteri di controlli, espellere i soggetti sindacali sgraditi dalla contrattazione nazionale, realizzare definitivamente un polo unico Raiset sottoposto al diretto controllo del presidente editore. Non pochi esponenti del centro sinistra hanno definito “di non primaria importanza la questione Rai”. Non vi è dubbio che i cittadini siano più preoccupati della crisi economica che non delle sorti del cavallo di viale Mazzini.
Se e quando, tuttavia, dovesse realizzarsi il polo unico con la conseguente espulsione dei temi e dei soggetti sociali e politici sgraditi, le conseguenze sarebbero pagate da tutti, l’Articolo21 sarebbe posto sotto sequestro, persino il libero esercizio del diritto di voto sarebbe alterato.
Che piaccia o no le questioni legate alla costituzione, alla legalità alla libertà e alla dignità delle persone sono davvero questioni di prima grandezza.
Non sappiamo chi sarà il presidente della Rai, ma dovrebbe essere una donna o un uomo capace di potersi rivolgere con autorevolezza a tutta la pubblica opinione, quando la cultura e la pratica della intolleranza si manifesteranno in modo brutale.
In quel momento la storia, la biografia, l’amore per la costituzione del futuro presidente della Rai non saranno cosa di poco conto, anzi faranno la differenza.
Per queste ragioni non ci interessa affatto sapere se il presidente sarà uno dei nostri, ma ci interessa molto di più sapere se starà con l’interesse generale o starà con il partito del conflitto di interesse.
Per queste ragioni, anche a costo di far arrabbiare qualche amico compagno, non avremmo esitazioni nel sostenere donne e uomini, tanto per fare un esempio, come lo scrittore e giornalista Massimo Fini, uno studioso come Franco Cardini che, qualche anno fa, fu indicato da Alleanza Nazionale in un precedente consiglio di amministrazione della Rai, oppure una sindacalista come Renata Polverini, o ancora una personalità quale quella di Navarro Vals, per tanti anni collaboratore del precedente Pontefice.
Molte cose ci separano da loro e semmai diventassero presidenti della Rai non mancherebbero le quotidiane occasioni di scontro e di dura polemica, ma non vi è dubbio che si tratti di persone libere, capaci di gesti gratuiti, orgogliose della loro biografia e dunque non disponibili a piegare il capo e la schiena di fronte al sovrano, fosse anche re Silvio.
Meglio, molto meglio loro di un qualsiasi berlusconiano travestito da oppositore di sua maestà, tanto per restare in tema…
Giuseppe Giulietti
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