12.10.08 – Piazza bella piazza
C’erano due manifestazioni ieri a Roma e sono andate bene tutte e due. Fa piacere. Io ho visto solo quella a piazza Navona, promossa da Italia dei Valori e dal protagonismo civile, dove si è cominciato a raccogliere le firme per il referendum contro il Lodo Alfano, ovvero il Diktat Berlusconi sull’immunità per le alte cariche dello stato (in realtà solo per la sua). La raccolta, a Roma e in tutta Italia, è cominciata bene e si può sperare che continui meglio. Così potremo seppellire una legge che contraddice l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Non ho visto il corteo promosso dai vari soggetti della sinistra ma molti, arrivati in piazza Navona per firmare, hanno raccontato di una manifestazione molto vasta e riuscita.
Il presidente del consiglio, aiutato dai suoi potenti mezzi extraistituzionali, aveva costruito, quando era all’opposizione, alcune manifestazioni, naturalmente oceaniche, contro la maggioranza di centrosinistra senza fare mistero della sua intenzione di assestare una spallata al governo (e ormai sappiamo dalle intercettazioni che manovrava per pagare con mezzi impropri l’appoggio di qualche senatore). Oggi proclama che con chi va in piazza lui non parla. Concepisce solo interlocutori in ginocchio.
Potremmo trascurare ciò che dice oggi se le conseguenze fossero solo l’eco trascurabile di sciocchezze verbali. Ma la crisi finanziaria è come un’enorme matita rossa che le sottolinea e ingigantisce.
Nello stesso momento in cui nega i mezzi alla formazione e strozza scuola, università e ricerca, chiudendo l’avvenire a generazioni di studenti, il suo governo regala centoquaranta milioni di euro a Catania, amministrata fino a poco tempo fa da un dottore che ha il solo merito di aver sostenuto la virtuale immortalità del presidente del consiglio. Non immaginavamo che fare profezie impossibili rendesse così tanto. Ma la mortalità è con ogni evidenza un suo problema se ha ripetuto non si sa più quante volte negli ultimi giorni che vede con favore le ricerche di un istituto che cerca di prolungare la vita media da ottanta a centoventi anni. Trascinarsi da lì a là: sai che palle.
Ma la matita rossa fa una bella riga sotto alle incongruenze finanziarie. Comincia dicendo: tranquilli, con me nessuno perderà un euro. Va avanti dicendo: comprate azioni sottovalutate, Eni, Enel (e qualcuno crede di capire: magari anche Mediaset). Continua dicendo, senza rendersi conto dell’enormità di ciò che dice: riscriviamo le regole mondiali e chiudiamo le borse fino a che non abbiamo finito. Gli fanno osservare che la battuta potrebbe innescare un panico inarrestabile e allora si salva, come certi studenti scemi, dicendo: lo dicevano tutti, ho fatto solo un esempio.
Ora, a testimonianza di quanto siamo caduti in basso, sta un ragionamento zigzagante nel centrosinistra: l’opposizione sia solidale con la maggioranza di fronte all’emergenza.
Una cosa sola si può accettare: che l’opposizione non dia un suo specifico contributo al dilagare del panico. Che non incoraggi con parole altrettanto incaute la corsa agli sportelli bancari.
Ma non ci vengano a dire che dobbiamo essere d’accordo con chi ha sistematicamente ingannato, anche con i falsi in bilancio, i risparmiatori. Con chi li ha tosati con le vendite in borsa al ribasso. Con coloro si sono concessi stipendi incompatibili con i finti profitti delle loro imprese fantasma. Con chi ha fatto affari con la socializzazione delle perdite e la privatizzazione degli utili. Con la nuova specie dei roditori privati che si ingrasseranno sulla vendita a prezzo di realizzo delle risorse pubbliche.
Non c’è nulla di oggettivo in queste pretese leggi dell’economia. C’è solo la pretesa di una sedicente aristocrazia di grassatori privati di ingrassarsi a danno dell’interesse pubblico.
L’anomalia italiana si poteva interrompere fin dall’inizio, si poteva fermare prima che facesse danni irrimediabili, si poteva impedire che tornasse trionfante al governo per la terza volta. Non vorremmo che il senso di responsabilità della classe dirigente di centrosinistra si spingesse al punto di persuadere il popolo che dobbiamo alla stessa anomalia il salvataggio della moneta e del reddito. E che il merito della classe dirigente di centrosinistra è stato solo quello di accodarsi.
Pancho Pardi
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