12.12.08 – Pd, suggerimenti a perdere

MicroMega

C’è una linea dominante tra coloro che si assumono il compito interessato di suggerire al Partito Democratico la via migliore per il suo futuro.
Si parte dall’accettazione incondizionata del risultato elettorale basato sulla legge Calderoli. Un milione e mezzo di cittadini non ha potuto esprimere la propria rappresentanza ma il risultato è positivo: la sinistra è stata fatta fuori. Non solo: si dà per scontato che la scomparsa sia data acquisita e permanente anche per il futuro. Qui menti avvedute dovrebbero porsi il problema di che cosa potrebbe fare il PD per attirare a sé quell’elettorato orfano. Ma siccome il PD non deve dire niente di sinistra, pena la perdita del proprio embrionale riformismo, probabilmente i suggeritori pensano che quei cittadini, anche senza essere toccati da alcun tentativo di seduzione, finiranno per votare il PD per mancanza di alternative. E’ curioso che non venga presa in considerazione l’ipotesi più ragionevole: che quei cittadini rifluiscano nella malinconica folla dell’astensionismo. Quindi voti persi, non guadagnati.
Ma il suggerimento più azzardato riguarda la rinuncia all’altro alleato, l’Italia dei Valori. Il ragionamento è elementare: insieme a IdV il PD non si può accreditare come forza modernamente riformista e quindi perderebbe l’occasione storica di costituire il lato progressista del bipolarismo. E’ la teoria della vocazione maggioritaria. Ma anche le teorie più creative hanno bisogno di numeri. I fautori della vocazione maggioritaria sembra invece che li trascurino.
Eppure hanno una loro terribile evidenza. Il PD ha raggiunto a fatica il 33 % e si consola con il consenso di un italiano su tre. Ha un alleato, l’Italia dei Valori, che ha preso il 4,6. Insieme non superano il 38 %. I sondaggi attuali, che non è detto dicano la verità, danno in media il PD al 28 % e la sua perdita sarebbe compensata dalla corrispondente risalita dell’IdV tra l’8 e il 10 %. Cambia il peso degli addendi ma il risultato non cambia. Ma se i sondaggi fossero veridici costringerebbero il PD a risalire non più dal 33 ma dal 28 %.
Su questa base che senso ha la vocazione maggioritaria se non quello di garantire un’immutabile condizione di minoranza? Quale lievito miracoloso potrebbe dilatare il PD fino a fargli superare da solo il lontano confine del 50 % ? I persuasori non si assumono l’onere della prova, si limitano a ripetere: soltanto nell’andare da solo con un suggestivo programma riformista il PD può trovare lo spunto per diventare partito di maggioranza.
Si trascura qui di proposito due riserve. Una concettuale: nell’accezione usata dai suggeritori, anche se non da tutti, programma riformista è in buona sostanza quello che piacerebbe anche agli elettori centristi del centrodestra, i quali dopo aver seguito per tre volte Berlusconi dovrebbero essere folgorati dal fascino del programma riformista. Una molto pratica: la difficoltà di illustrare il programma riformista in una situazione di pieno e crescente dominio mediatico esercitato dall’avversario.
Non sarà che il suggerimento "andate da soli" vada inteso come una forma elegante per dire "continuate a perdere"?

Pancho Pardi



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