14 luglio 2008 – Pancho Pardi: Caro Nanni, per aver diritto di criticare bisogna fare
Pancho Pardi risponde agli attacchi di Nanni Moretti alla manifestazione di Piazza Navona. Il 10 luglio il regista aveva dichiarato: «Sono molto avvilito per quello che è successo in piazza Navona. Gli organizzatori sono stati degli irresponsabili. Mi dispiace che in questo disastro siano state coinvolte persone come Rita Borsellino, che ha fatto un bel discorso. Ma quando si organizzano queste cose bisogna distinguere. Mi dispiace che tutto sia stato sporcato, mi dispiace che con gli interventi di Grillo e della Guzzanti siano stati oscurati gli obiettivi della manifestazione e, forse, anche la stagione dei movimenti del 2002 che, se mi permettete, era un’altra cosa rispetto alla manifestazione di martedì. Sui girotondi e i movimenti al di fuori dei partiti, nati nel 2002, spesso è stata fatta una caricatura, non raccontando la verità. Purtroppo, ora quella caricatura è diventata realtà. Non bisogna trovare scuse o pretesti nella non tempestività con la quale in queste settimane si è mosso o non il Pd. È stato irresponsabile chiamare chiunque, uno come Grillo che ha insultato tutto e tutti nello stesso modo. Sono avvilito, frastornato» (ANSA).
di Pancho Pardi
Caro Nanni, intervengo su una polemica che avrei voluto evitare.
Sei passato di straforo a piazza Navona e, per tua ammissione, te ne sei andato appena ha cominciato a parlare Grillo. Quindi, senza aver sentito di persona né Grillo né Guzzanti, interrogato dai giornalisti hai dato un giudizio pesante sull’irresponsabilità degli organizzatori e hai sostenuto che la manifestazione aveva sporcato irrimediabilmente tutto un ciclo di mobilitazione popolare, danneggiando in modo retrospettivo perfino i girotondi iniziali.
Non so se tu abbia sentito i numerosi interventi precedenti. Non ne hai detto niente e può restare il dubbio che tu non li abbia sentiti oppure ritenga che anche quelli siano stati sporcati dalla prevalenza della satira.
Fatta salva la riserva sull’eventuale semplificazione giornalistica, penso che ti sarebbe giovato esprimere un parere più meditato. La partecipazione di massa alla manifestazione meritava almeno una considerazione positiva. Qualche giorno fa, tu stesso avevi espresso un’opinione del tutto pessimistica sulle possibilità di mobilitazione. Avevi parlato di assuefazione e di mutazione antropologica e addirittura genetica.
Al contrario una mobilitazione affrettata e artigianale, con tempo e mezzi assai scarsi, era stata sufficiente a convincere decine di migliaia di persone a giungere a Roma da tutta Italia per protestare contro le nuove leggi vergogna prodotte dall’anomalia italiana a proprio esclusivo vantaggio. E qui ricordo: leggi incostituzionali secondo cento tra i maggiori costituzionalisti del paese, tra cui alcuni ex presidenti della Consulta.
Si trattava di apprezzare una mobilitazione istantanea e corale del tutto sgombra dal moralismo che Galli della Loggia continua a rimproverarci. A riprova, nel mio intervento ho voluto mettere a verbale la nostra vocazione antimoralistica, ancorata saldamente alla salvaguardia dei principi costituzionali, cominciando con una frase che dovrebbe piacere al monotono editorialista: “Noi non siamo i buoni contro i cattivi, non rappresentiamo il bene contro il male…”
Quindi non siamo contro Berlusconi per motivi moralistici: ce ne sarebbero in abbondanza, e li trascuriamo volutamente, anche se dimenticare le sue amicizie con soggetti condannati per mafia è gentilezza davvero eccessiva. Siamo contro Berlusconi perché in nessun paese democratico il principale possessore dei mezzi di comunicazione avrebbe potuto in alcun modo giungere al vertice del potere politico e da quella posizione minare gli equilibri e i principi costituzionali. Né vale insistere sul fatto che è stato votato, perché non aveva alcun diritto di partecipare alla competizione elettorale e non poteva essere compatibile con l’esercizio del potere politico. Ed è evidente che il modo con cui lo usa non fa che aggravare i danni istituzionali prodotti dalla sua presenza in politica.
Dunque, caro Nanni, avresti potuto almeno apprezzare lo sforzo di decine di migliaia di persone che hanno dedicato un giorno lavorativo (non si può trascurare che era martedì e che parecchi devono aver preso un permesso eccezionale) per costruire la loro manifestazione. Dato che anche tu, insieme a noi, hai misurato più volte quali siano le difficoltà di organizzazione in casi come questi a maggior ragione avresti potuto cogliere il successo imprevedibile e clamoroso di una mobilitazione che molti, tu compreso, credevano impossibile.
C’è poi una tradizione rispettata nei movimenti: chi non fa si astenga dal trinciare giudizi sull’operato di quelli che fanno. Per aver diritto di criticare bisogna fare. Per esempio, se dopo la lettera di Colombo, Giulietti e mia diffusa da MicroMega, anche tu avessi voluto rispondervi avresti avuto la più ampia possibilità di dare il tuo parere sugli oratori da chiamare sul palco. Ma se si rinuncia all’impegno diretto non è detto che si guadagni il diritto al ruolo dell’occasionale osservatore corrucciato.
Non voglio annoiare con un esame pedante dei diritti della satira. L’ha fatto benissimo ieri Dario Fo a Bellaria, parlando ai giovani di Italia dei Valori. Mi limito all’essenziale. Grillo ha criticato Napolitano per la firma sul decreto vergogna. Anni fa, tu stesso guidasti con Flores una fiaccolata quasi fin sotto il Quirinale per chiedere, senza successo, a Ciampi di evitare una firma simile. Nessuno, nella concitazione di questi giorni, ha ricordato che Berlusconi qualche mese fa aveva indirizzato al Quirinale strane minacce rese ancora più allarmanti dalla loro oscurità. Sabina Guzzanti ha preso per vere le indiscrezioni, peraltro già pubblicate all’estero, ricavate dalle intercettazioni e se n’è assunta la piena responsabilità. L’obiezione meno infondata può essere rivolta alla sua tirata contro il Papa perché ha offeso la sensibilità di tanti cattolici progressisti fino a quel momento felicissimi di stare in piazza e da quel momento tentati o decisi ad andarsene.
Ci sono tanti modi per esprimere un disaccordo e anche la critica più severa. Ma è difficile capire perché tu, così esperto e raffinato nell’uso degli strumenti comunicativi, abbia voluto di fatto unire la tua voce a un’operazione di falsificazione dell’evento: i media hanno infatti cancellato le voci politiche e hanno dato rilievo solo a quelle della satira. Io ho lanciato una campagna d’opinione che ritengo essenziale per tutta la durata della legislatura contro la sola ipotesi di una ascesa di Berlusconi al Quirinale, ma la stampa si è ben guardata dal darne notizia e dal rivelare che la piazza l’ha approvata in modo corale. Insomma, la satira ha soppiantato la politica, ma ciò è avvenuto solo nei giornali. Leggiamo le migliaia di mail che circolano nei siti e avremo la precisa cognizione di ciò che la piazza riteneva sua espressione politica.
Si potrà al massimo controbattere: non siete dei novellini, dovevate prevederlo. Dovremmo allora ricavarne che si dovrà d’ora in poi praticare l’autocensura preventiva? Ma, passati pochi giorni, le proporzioni tra le cose si assestano. Piazza Navona guasta i rapporti tra PD e IDV? Rompe l’unità dell’opposizione? Ma si può davvero credere che il disegno di qualcuno di mollare IdV per associarsi all’Udc di Casini nasca solo per il finale satirico di piazza Navona? Al massimo avrà sentito l’occasione utile, ma il disegno, se disegno c’è, non nasce certo dall&
rsquo;occasione. E, poiché le alleanze si fanno in due, si può immaginare che Casini abbia bisogno dello scandalo in piazza per considerarne la possibilità?
Risentiamo insieme ciò che ha detto la politica in piazza Navona e sarà chiaro che la piazza non era contro il Presidente della Repubblica: Non era contro il Partito Democratico, i cui sostenitori erano almeno un terzo se non la metà dei partecipanti: Semmai voleva spronare il Partito Democratico a una maggiore decisione. Come si fa a discutere riforme istituzionali con chi fa solo leggi incostituzionali a proprio vantaggio? Perché si dovrebbe rafforzare il potere esecutivo quando chi lo detiene ora ne ha già troppo e lo usa per erodere gli equilibri tra i poteri costituzionali? Perché rafforzarlo prima di essersi garantiti che il nuovo potere rafforzato non cada di nuovo nelle stesse mani? Perché volere il dialogo con chi ha i mezzi personali atti a esercitare un eterno monologo?
Perché immaginare il futuro da soli quando ciò significa condannarsi a restare sotto il 40%? Perché non cercare nuove vie per ricostruire una nuova coalizione di forze capaci di salire sopra il 50%?
Caro Nanni, le manifestazioni di piazza possono essere poco eleganti, ma il dibattito sul loro stile serve solo a eludere domande come queste, cui i protagonisti principali non sanno dare risposta oppure, avendola, sono imbarazzati a renderla pubblica.
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