14.05.09 – Il sultanato e l’industria del paura
Di fiducia in fiducia si sta andando dritti verso la sfiducia al Parlamento, verso la trasformazione della democrazia repubblicana in un sultanato, per usare il titolo dell’ultimo libro scritto da Giovanni Sartori.
In una sola giornata la camera dei deputati ha dovuto esprimere ben tre voti di fiducia sulle vergonose norme razziste racchiuse nella cosiddetta legge sulla sicurezza.
Un simile ricorso al voto di fiducia non si era mai visto, neppure quando le maggioranze erano tenute insieme con lo spago. Questi signori, per altro, hanno oltre 100 deputati in più, ma preferiscono non correre rischi, non cosentire ai loro parlamentari di poter discutere e magari, per una volta, decidere liberamente. La casa della libertà è ormai una casa di intolleranza.
Questi voti di fiducia sono ancora più odiosi perchè nel maxi emendamento sono state reintrodotte persino le norme già bocciate dalla Camera con il voto segreto, quali quelle relative alle ronde o alla sospensione dei diritti per quanti finiranno nei centri di identificazione. Norme odiose, fuori dai confini costituzionali,dallo sgradevole sapore razzista.
Dentro quell’aula si è consumata una delle peggiori giornate di questi ultimi anni, con la riduzione di una grande questione politica, etica, civile in uno dei tanti scambi di favori tra il sultano e i suoi califfi dei territori del nord.
Qualcosa di nuovo, tuttavia, sta accadendo fuori dal palazzo.
Dopo oltre un anno di liti e di reciproche insofferenze, fuori da Montecitorio, si sono ritrovati partiti, movimenti, sindacati, associazioni accomunati da un grande passione civile e dal desiderio di contrastare una linea che comincia a ripugnare anche quella parte del mondo cattolico che con Berlusconi aveva ed ha contratto un matrimonio di interessi.
Per una volta uniti si sono visti Franceshini e Ferrero, Sinistra e Libertà e le Acli, l’Arci e la federazione della stampa, le associazioni dei migranti e la Tavola della Pace, credenti e non credenti, rappresentanti del sindacato, amministratori locali.
Forse si comincia a capire che le differenze e le diffidenze non possono arrivare sino al punto di trasformarsi in omissioni, in una vera e propria resa che potrebbe avere conseguenze disastrose per il futuro della repubblica.
Ci rendiamo conto che le imminnenti elezioni europee rendono tutto più difficile, ma sarebbe davvero un bel segnale se quanti si sono ritrovati in queste ore attorno ad un comune impegno civile decidessero di promuovere una sola grande manifestazione nazionale contro ogni forma di razzismo, contro chi alimenta l’industria della paura e dello sfruttamento per lucrare le proprie fortune politiche ed economiche.
Sarebbe ancora più bello se tutti rinunciassimo a portare i simboli delle nostre identità e accettassimo di metterci in fila dietro i migranti, donne e uomini del mondo, le cui facce ricordano in modo impressionante quelle di milioni di italiani che, appena un secolo fa, preferivano rischiare di morire sulle carrette del mare piuttosto che andare incontro ad una morte sicura in patria.
Giuseppe Giulietti
(14 maggio 2009)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.