15 domande “scomode” ai candidati dei Giovani Democratici
Il 7 e l’8 novembre si svolgeranno le primarie per la segreteria dei Giovani Democratici. MicroMega ha sottoposto un questionario ai quattro candidati: Giulia Innocenzi, Fausto Raciti, Salvatore Bruno e Dario Marini.
1. Quali sono le ragioni, le spinte ideali che ti hanno portato ad avvicinarti alla militanza politica e quali sono le tue esperienze precedenti? Di quali organizzazioni hai fatto parte (politiche e non), a quali esperienze di movimento hai partecipato?
GIULIA INNOCENZI – Considero la politica come un vero e proprio servizio al cittadino, e “fare politica” è il sogno che mi porto dietro sin da bambina. A 16 anni mi sono iscritta ad Alleanza Nazionale, abbandonata dopo un mese. All’università sono stata eletta rappresentante di Scienze Politiche e mi sono avvicinata piano piano ai radicali, fino a che non ho messo piede all’Associazione Luca Coscioni con uno stage… E da quel momento non l’ho più abbandonata!
FAUSTO RACITI – Ho conosciuto la politica in famiglia, venendo da una famiglia di militanti della sinistra. Ma l’amore scoppia a scuola, un liceo di Acireale, poco più di 50.000 anime in provincia di Catania, dove inizio a guidare il movimento degli studenti negli anni del Ministro Moratti. Poi segretario di un circolo della Sinistra giovanile. Nel 2004 vengo eletto portavoce di Studenti di Sinistra, un’associazione studentesca nazionale e di lì, nel 2007, a 22 anni, segretario della Sinistra giovanile. In sintesi, vengo dal movimento degli studenti!
SALVATORE BRUNO – Ho cominciato a fare politica a 23 anni. Per due anni consecutivi sono stato rappresentante della “Consulta degli studenti”. Mi sono iscritto ai DS nel novembre 2005; con altri ragazzi, ho fondato nel mio comune il Circolo della sinistra giovanile “J. Palach” con lo scopo dichiarato di avvicinare i nostri coetanei alla politica. Sono Consigliere comunale del Comune di Carmignano, in provincia di Prato, dal maggio 2006 e mi occupo prevalentemente di politiche giovanili. Ho partecipato attivamente alle primarie del 14 ottobre 2007 e sono stato eletto costituente nazionale del Pd nella lista “Democratici, davvero.”. Mi sono avvicinato alla politica perché ritengo che non si può liquidare tutto con un “Vaffa…”, ma come diceva Don Milani “Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale”. E’ questa la spinta ideale che mi ha portato ad appassionarmi alla politica.
DARIO MARINI – I giovani possono svolgere un ruolo da protagonisti nello scenario politico Italiano. La militanza politica è passione, umiltà e tanta voglia di cambiamento. Questi sono i motivi che mi hanno spinto ad avvicinarmi alla politica. Tanta politica nelle università e tra il 2004 e il 2006 ho svolto il ruolo di assistente parlamentare per un Senatore dell’Ulivo. Oggi sono vice coordinatore del circolo del PD del mio paese e faccio parte della direzione provinciale del PD Bresciano.
2. Quanta distanza c’è tra il Partito Democratico “ideale” e quello “reale”? Se ritieni che distanza ci sia, quali sono i principali elementi che la determinano?
GIULIA INNOCENZI – Mi sono candidata proprio per ravvicinare le due facce del Pd all’insegna del motto pannelliano: “Per il Partito Democratico. Per un partito democratico”. Un partito, quello di oggi, chiuso nelle sue vecchie correnti, senza un filo conduttore con le istanze reali dei cittadini, con una giovanile priva di autonomia. Le regole, la trasparenza e la promozione della libertà di associazione possono aiutare lo sviluppo democratico del PD.
FAUSTO RACITI – La distanza è ancora tanta, tantissima. Il Partito democratico non ha ancora trovato il proprio equilibrio e la sintonia con l’Italia. A volte sembra un partito stordito da quello che gli succede attorno. Il rinnovamento della sua classe politica è avvenuto solo in parte ed i “caminetti” sono lì a dimostrarlo. Ma quella è colpa dei più giovani, non di chi c’è già… Le culture presenti nel PD stentano a far sintesi ed a confrontarsi in maniera esplicita, se non sugli organigrammi.
SALVATORE BRUNO – Ritengo che ci sia una distanza tra il partito nazionale e i territori, si parla di partito federale ma si pratica il centralismo. E la giovanile credo che ne sia l’esempio più lampante.
DARIO MARINI – Un partito si misura per quello che fa, per le sue proposte di legge,per la sua forza e per la qualità delle sua proposta politica. Esiste pertanto solo un partito democratico, cioè quello reale. Quando penso al Partito non immagino riunioni infinite tra funzionari e dirigenti delle sedi romane, ma immagino i circoli in attività, le feste, i network, gli incontri al bar, le assemblee nelle scuole e nelle università. E’ questa la forza e la vitalità del PD. Non esiste un partito ideale, esistono idee con cui dobbiamo far vivere il nostro partito ed il suo movimento giovanile.
3. Che giudizio dai dell’opposizione condotta fino ad ora dal Partito Democratico?
GIULIA INNOCENZI – Un’opposizione senza un progetto comune, quindi senza una visione alternativa da proporre all’elettorato. Un esempio per tutti: la Sinistra non può dirsi laica, in quanto al suo interno vi sono i “teo-dem”, che sui temi etici sono allineati più con la destra conservatrice e reazionaria piuttosto che una sinistra progressista e riformatrice, di tipo europeo. Come fare ad avere una posizione comune su testamento biologico, fecondazione assistita e ricerca scientifica?
FAUSTO RACITI – Responsabile verso l’Italia, attenta ai temi sociali ed alle riforme; sarebbe bene che in Italia la sinistra imparasse a mettere un po’ più sotto processo l’avversario ed un po’ meno se stessa. Ora l’opposizione deve uscire dal Parlamento e diventare il sentire degli Italiani, a partire dai più giovani, colpiti su scuola, università, welfare.
SALVATORE BRUNO – Mi piace l’opposizione molto ferma e rigorosa che il Partito Democratico ha attuato dalla Festa Nazionale del PD di Firenze in poi. Prima di allora un semplice “no comment”.
DARIO MARINI – Per essere un partito appena nato e che sta muovendo i suoi primi passi, mi sembra che il PD abbia dimostrato capacità di incidere, dialogare, criticare e senso di responsabilità. Ma dobbiamo ritornare al discorso di Walter del Lingotto; grandi prospettive e grande coraggio di cambiare il paese.
4. Eri presente (o avresti voluto esserci) alla manifestazione dell’8 luglio di Piazza Navona contro le leggi vergogna del governo Berlusconi? Se si/no perché?
GIULIA INNOCENZI – Sono contraria alle leggi personalistiche, le cosiddette “ad personam”, talvolta varate dal governo Berlusconi. Proprio per questo, non credo che la risposta necessaria sia la piazza e la campagna contro la persona, piuttosto una politica costruttiva da attivare in Parlamento.
FAUSTO RACITI – Non ero presente e per scelta. Non mi ha convinto il sottointeso di quella manifestazione: la superiorità morale di una parte sull’altra. Il problema è che gli italiani continuano a stare dall’altra e non credo che per questo siano stupidi o in malafede.
SALVATORE BRUNO – No, non c’ero. L’idea iniziale, ovvero la contestazioni alle leggi vergogna del governo Berlusconi, era ed è condivisibile. Le volgarità gratuite non lo sono. Sono con la piazza non con gli organizzatori.
DARIO MARINI – Ormai quella manifestazione rappresenta il passato e di quella manifestazione è rimasto solo il brutto ricordo degli eccessi e delle polemiche. Io sono per manifestazioni serene, dure nei contenuti ma rispettose degli avversari: delle vere feste democratiche. Penso piuttosto che sarò presente alla manifestazione del 25 Ottobre, uno strumento utile per rilanciare la politica riformista del nostro Partito.
5. Firmerai il referendum proposto da Di Pietro per l’abrogazione del lodo Alfano? Se si/no perché?
GIULIA INNOCENZI – Sì, perché la Corte Costituzionale si era già espressa in merito sancendo l’incostituzionalità del lodo Maccanico.
FAUSTO RACITI – No, non firmerò. Sono contrario al Lodo Alfano e lo giudico ad personam. Mi sembra tanto mobilitare il Parlamento in favore del Presidente del Consiglio, troppo mobilitare per questo anche l’opposizione, soprattutto mentre le tasche degli italiani si svuotano ed ai più giovani rubano il futuro.
SALVATORE BRUNO – Sì. So che è difficile raggiungere il quorum. Ma è una sfida che vale la pena di essere affrontata. Poi contemporaneamente dovrebbe esserci il referendum sulla legge elettorale che potrebbe fare da traino.
DARIO MARINI – Ritengo il lodo Alfano una legge sbagliata ed ingiusta, non credo che firmerò. Il lodo Alfano preferisco archiviarlo come un errore del Governo, un errore che il Governo pagherà.
6. Qual è il tuo giudizio sull’operato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? Secondo te ha fatto bene a firmare la promulgazione del lodo Alfano?
GIULIA INNOCENZI – Il Presidente della Repubblica può rimandare una legge alle Camere soltanto se vi siano errori patenti e casi gravi di incostituzionalità, che non lascino alcuna possibilità di arbitrio. Non è il caso del lodo Alfano, pertanto ha fatto bene.
FAUSTO RACITI – Ha fatto il suo dovere. E’stato approvato dal Parlamento e non è incostituzionale. Non vedo cosa altro dovesse fare.
SALVATORE BRUNO – Si, non poteva fare altrimenti.
DARIO MARINI – Il presidente non ha ravvisato un profilo di incostituzionalità della legge e ha quindi firmato la legge, come prevede la Costituzione. Secondo me, ripeto, Governo e maggioranza hanno promulgato una legge sbagliata ed ingiusta.
7. La classe dirigente del Pd è la stessa di quella dei soggetti politici costituenti ed è la stessa da circa 20 anni, nonostante i risultati non brillantissimi (per usare un eufemismo) che può vantare al proprio attivo. Saresti favorevole ad un “vero ricambio”? Vero ricambio significa che Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Franco Marini, Anna Finocchiaro, ecc. dopo decenni di Parlamento lascino spazio ad altri. Saresti pronto a sostenere una battaglia politica interna per favorire questo cambiamento?
GIULIA INNOCENZI – Non sono per un ricambio forzato, perché il problema non è anagrafico, bensì di metodo e di merito. Ad oggi la classe politica in Italia è scelta per cooptazione, lasciando poco spazio ai talenti, che non sono disposti a prestare servigi per ottenere un incarico. La preoccupazione di molti politici è di come mantenere il posto (e chi lo lascia più!). Solo grazie alla trasparenza e all’informazione – l’Anagrafe pubblica degli eletti – la palla può tornare in mano agli elettori, in grado di decidere liberamente i propri rappresentanti.
FAUSTO RACITI – Per la verità non aspetto che altri facciano la battaglia. La battaglia, se ne si ha voglia, si fa con la propria faccia e con le proprie forze. Certo, non basta sostituire se non si risponde alla domanda “con cosa e per cosa?”. Ed è una domanda che necessita di una riflessione e di una risposta collettiva. Credo che i giovani democratici debbano preparare proprio questo.
SALVATORE BRUNO – La mia candidatura parte dal presupposto che per cambiare bisogna muoversi, darsi una svegliata. Noi giovani per anni abbiamo dormito e giocato al “volemose bene” ripiegati su questo o su quel leader, del quale si può sposare la spinta ideale, le motivazioni politiche e le passioni ma non diventarne lo zerbino.
DARIO MARINI – Il ricambio è necessario e sacrosanto in ogni democrazia: non vorrei tuttavia portare avanti una battaglia generazionale basata solo su questioni anagrafiche e di età. Vorrei impostarla, piuttosto sul tema del merito. I giovani devono devono prendersi gli spazi necessari, con la forza delle loro idee e la qualità del proprio lavoro, creando una proposta politica piu’ innovativa ed accattivante rispetto a quanto è stato prodotto ora.
8. Il ministro ombra del Pd allo Sviluppo economico – ovvero colui che avrebbe dovuto criticare la scandalosa gestione del caso Alitalia da parte del governo – è Matteo Colaninno (figlio del capocordata Cai Roberto Colaninno). Pensi che si dovrebbe dimettere?
GIULIA INNOCENZI – Il conflitto d’interessi si risolve con regole certe che valgano per tutti, e non con interventi ad hoc. Non penso che in questo caso Colaninno si sarebbe dovuto dimettere, piuttosto quello che si può desumere è che casi del genere, in Italia, succedono spesso.
FAUSTO RACITI – No. Di chi sia parente o amico non mi riguarda e non mi interessa.
SALVATORE BRUNO – Dopo il conflitto d’interessi di Berlusconi questo è un “bruscolino”. Io mi sarei messo da parte ma per fortuna non siamo tutti uguali.
DARIO MARINI – Le colpe dei padri non ricadono sui figli. A dire la verità penso che molti esponenti del Governo Ombra dovrebbero prendere molto piu’ sul serio il proprio ruolo e garantire una produzione culturale e politica maggiore. Pensano forse di potersela cavare con una uscita di agenzia al giorno?
9. Uno dei problemi più gravi per i giovani italiani è la “precarietà” delle condizioni di lavoro. Le forze del futuro Pd durante il governo Prodi hanno fortemente avversato la battaglia della sinistra radicale sul Pacchetto Welfare per l’applicazione di un tetto di tre anni per i contratti a termine senza alcuna deroga. Hai condiviso quella linea? Sei favorevole all’abrogazione della legge Biagi? Ritieni soddisfacente le misure sul lavoro precario contenute nel programma presentato dal Pd?
GIULIA INNOCENZI – Il mercato del lavoro non va irregimentato dentro regole troppo rigide, che vanno a detrimento del lavoratore stesso, quindi ero contraria ai tre anni per il contratto a termine. Sono per il completamento della legge Biagi, mentre per quanto riguarda il programma del Pd, sono più per il modello della “flexycurity” danese, che unisce le esigenze di flessibilità con il diritto alla sicurezza del lavoratore, anziché per norme calate dall’alto. Mi rifaccio al filone del “Welfare to Work”.
FAUSTO RACITI – Lo strumento contro la precarietà era il pacchetto welfare che la sinistra radicale ha avversato; ma per cambiare il nostro mercato del lavoro non basterà qualche buona legge. In Italia la competitività si basa sulla riduzione dei costi del lavoro e sull’inventiva di qualche piccolo e medio imprenditore. Se non si fa “sistema” con il mondo della ricerca, con le forze sociali e non si torna a guardare all’estero, non migliorano nemmeno le condizioni di lavoro. La precarietà del lavoro diventa precarietà della vita. Il pacchetto welfare inseriva per la prima volta strumenti per consentire di avere copertura previdenziale e di reddito nei periodi di passaggio tra un lavoro e l’altro. Ripartirei da lì, vorrei che fosse uno dei punti di forza del programma del Pd.
SALVATORE BRUNO – Credo che da almeno 15 anni si continua a confondere flessibilità con precarietà. La prima è una scelta, un’opportunità
o un’occasione mentre la seconda è una condanna sociale, una lesione della dignità dell’individuo e di molti giovani per questo modificherei la legge Biagi.
Il governo Prodi ha fatto il possibile ma con quella maggioranza al Senato era davvero impossibile governare e fare politica su questioni sociali così importanti. Alla fine sul Pacchetto Welfare tutti erano d’accordo, non ho visto “dimissioni rifondarole” su questo punto..
Condivido il Programma del Pd soprattutto nei punti in cui si parla di sostegno alle retribuzioni più basse, di garantire un compenso minimo e sulla questione dei contratti "atipici" la necessità che devono costare di più per gli imprenditori che li utilizzano. Vorrei un punto più chiaro sulla liberalizzazione delle “libere professioni”, per le quali io proporrei l’abolizione degli albi professionali.
DARIO MARINI – Non è possibile riassumere con semplicità la profonda difficoltà su alcune tematiche che c’e’ stata tra ala riformista e i conservatori di sinistra della coalizione guidata da Romano Prodi. Per occuparsi delle questioni della precarietà non bisogna guardare la propria tessere di partito o ispirarsi alle ideologie: serve solo un po’ di buon senso, virtu’ che spesso la politica smarrisce. Non sono favorevole all’abolizione della Biagi ma sono per una sua revisione, in particolare tramite un rafforzamento dal punto di vista delle garanzie e dei diritti per il lavoratore. Sono anche per maggiore severità e controllo dell’utilizzo delle tipologie contrattuali previste.
10. Si parla molto dopo il crack finanziario statunitense di fine del ciclo neoliberista. Pensi che il Partito democratico dovrebbero fare autocritica sulla sua (e dei partiti fondatori) subalternità culturale al “pensiero unico” neoliberista?
GIULIA INNOCENZI – La crisi finanziaria di oggi non deve farci dimenticare che il mercato, per produrre ricchezza a beneficio di tutti, va lasciato libero nel suo incontro fra domanda e offerta e regolamentato nelle sue esternalità. E’ solo grazie alle regole e il rispetto delle stesse che è possibile controllare le bolle speculative e direzionare la ricchezza a un’economia produttiva.
FAUSTO RACITI – Intanto la dovrebbe fare la destra. La finanziarizzazione dell’economia, le banche che scaricano i rischi sul mercato azionario, il sistema dei controlli che non funziona li dobbiamo a loro. La sinistra farebbe bene a tornare a sfidare la destra su questo, ricordandosi che il mercato non basta e che la politica deve tornare ad intervenire nelle vicende economiche. L’Europa è lo strumento. Sbornie neoliberiste non mi sembra che ne abbiamo avute, semmai siamo stati, negli ultimi 15 anni, incerti, quasi convinti anche noi dell’ideologia della fine delle ideologie, ma in campo economico a me la barra pare dritta.
SALVATORE BRUNO – Perché le politiche economiche proposte dal Partito Democratico ti sembrano liberiste o neoliberiste? A me no, quindi non temo la subalternità culturale al “pensiero unico” neoliberista del mio partito.
DARIO MARINI – Il PD non è mai stato subalterno al liberismo, semmai ci siamo sempre mossi alla ricerca di quella terza via che è altro sia rispetto al capitalismo selvaggio sia allo statalismo. Proprio in questo momento in cui emergono in tutta la loro drammaticità le mancate promesse della deregulation dobbiamo promuovere un nuovo progetto economico e sociale che sulla solidarietà, sulla libera iniziativa e sulla giustizia sociale trovi tre pilastri fondamentali.
11. Sei favorevole al finanziamento pubblico alle scuole private?
GIULIA INNOCENZI – No.
FAUSTO RACITI – No, è incostituzionale. Ma la parità scolastica è un’altra cosa. Credo nel diritto allo studio per i meno abbienti, nella scuola dell’obbligo e anche dopo.
SALVATORE BRUNO – Credo nel valore della scuola pubblica.
DARIO MARINI – Non sono favorevole, anche se con una eccezione: il finanziamento ai servizi dell’infanzia e dei servizi educativi prescolari.
12. Sei favorevole ad una legge sul testamento biologico e per la regolamentazione dell’eutanasia?
GIULIA INNOCENZI – Sono per una legge sul testamento biologico, ma non come quella che sembra delinearsi in questi giorni. Infatti, secondo tale progetto di legge, non sarà possibile rinunciare alla nutrizione e all’idratazione artificiale e le dichiarazioni anticipate di trattamento non saranno considerate vincolanti per i medici. La libertà di scelta dei cittadini, sul proprio corpo e sulla propria salute, si ridurrà ad una semplice enunciazione formale. Sono favorevole all’eutanasia.
FAUSTO RACITI – Sono assolutamente favorevole ad entrambe. Mi sembra un fatto di civiltà, di umanità, di rispetto del diritto di ciascuno di autodeterminarsi.
SALVATORE BRUNO – Penso che una legge sul testamento biologico supererebbe la necessità di una regolamentazione dell’eutanasia.
DARIO MARINI – Sono assolutamente favorevole ad una legge sul testamento biologico, tema già presente nel Programma del PD per le Politiche 2008, e per la regolamentazione dell’eutanasia.
13. Sei favorevole ad una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto?
GIULIA INNOCENZI – Certamente.
FAUSTO RACITI – Si, lo erano anche molti parlamentari laici e cattolici. Lo sono anche gli italiani: questo tipo di legge non si è mai fatto solo per problemi di posizionamento politico interno agli schieramenti, ed è stata una tristezza.
SALVATORE BRUNO – Si.
DARIO MARINI – Sono assolutamente favorevole ad una legge per il riconoscimento delle unioni civili. Il giorno in cui l’Italia avrà una legge in tal senso sarà una vittoria di civiltà e di umanità per tutti. E’ unicamente un problema della classe dirigente.
14. Sei favorevole al matrimonio fra persone dello stesso sesso e alla possibilità che possano adottare bambini?
GIULIA INNOCENZI – Sì. Sono per la riforma del diritto di famiglia, scritto in epoca fascista, e per diverse forme di matrimonio, e non di una sola, imposta dallo Stato. Sono per l’adozione da parte dei gay.
FAUSTO RACITI – Su questo ho molti dubbi in più, legati al fatto che nel nostro ordinamento il matrimonio è un istituto costituzionale. Ma credo che il tema meriti una riflessione laica, cioè senza preconcetti. Dico però onestamente che in un paese che non riesce ad avere i dico non mi sembra la strada più utile per il riconoscimento dei diritti.
SALVATORE BRUNO – Credo che i DICO erano un’ottima soluzione anche per le coppie di fatto dello stesso sesso. Per quel che riguarda l’adozione tendenzialmente no, anche se è doveroso notare che la sensibilità di molte coppie omosessuali è superiore a certi genitori.
DARIO MARINI – E’ bene distinguere fra effetti civili del matrimonio e matrimonio in senso proprio, la cui dimensione non è, come sappiamo bene, limitata al solo ambito civile. Sono state approvate, in molti Paesi europei, leggi che prevedono forme di unioni i cui effetti civili si distanziano poco o nulla da quelli che oggigiorno derivano dalla contrazione di
un matrimonio civile in Italia. Queste che ho appena citato sono le forme di unioni che io sostengo, e certamente mi riferisco anche alle coppie dello stesso sesso. Per quanto riguarda l’adozione di bambini da parte delle coppie composte da persone dello stesso sesso, mi rendo conto che l’argomento non può essere liquidato facilmente. Personalmente, non sono pregiudizialmente contrario, anche se a condizioni chiare che garantiscano i diritti del bambino più e meglio che negli altri casi.
15. Credi che in Italia ci sia un “rischio di fascismo” come alcune autorevoli personalità del mondo della cultura e della politica hanno recentemente denunciato?
GIULIA INNOCENZI – L’Italia è una “non democrazia”: non vi è una netta separazione dei poteri, non vi è l’informazione libera, il cittadino subisce i pubblici poteri e l’amministrazione. Un regime che deve essere sconfitto, partendo proprio dalla legalità e dalla certezza del diritto. Quello che ho cercato di portare avanti, nel mio piccolo, da quando mi sono candidata a Segretario dei Giovani PD.
FAUSTO RACITI – No. Credo che siamo una democrazia squalificata, questo sì. Che il Parlamento sia ormai svuotato delle proprie funzioni e che siamo in un presidenzialismo di fatto. E non mi sta bene. Ma non vedo Mussolini alle porte, vedo un presidente che ha conquistato il consenso della maggioranza degli italiani. Questo dovrebbe bastare a toglierci il sonno.
SALVATORE BRUNO – Temo che in Italia ci sia un “rischio indifferenza” e perciò come diceva A. Gramsci: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia… ".
DARIO MARINI – Che la democrazia in Italia sia costantemente minacciata non c’è dubbio. L’Italia è un grande Paese che, purtroppo, presenta un livello di senso civico e di rispetto della legalità sempre inferiore a quel che si meriterebbe. Il PD ed i suoi giovani hanno il dovere di porsi come la Casa di tutti coloro che hanno a cuore i meno fortunati, i diritti di tutti, la legalità, l’empatia verso i bisogni della comunità. “I CARE”, per me, rappresenta ancora la sintesi più pura dell’idea democratica. Ritengo tuttavia che in Italia non vi sia un “rischio di fascismo”. Siamo nel bel mezzo di un cammino riformatore che porterà al ripensamento del significato delle Istituzioni, della nostra vita quotidiana, dei partiti e del rapporto fra Stato e cittadino. Mi rendo conto che ciò dia fastidio a molti, tanto a destra quanto a sinistra.
(14 ottobre 2008)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.