15 marzo, i giovani in piazza per il clima: “Siamo dalla parte giusta della storia”

Giacomo Russo Spena

Federica Gasbarro, una delle portavoci di Fridays for Future, ci spiega lo sciopero di domani: “Ci aspettiamo moltissime persone, la gente sta capendo la gravità del problema”. E sulla politica: “In passato sono state fatte scelte sbagliate e ora siamo noi giovani a pagarne le conseguenze. Adesso però vedo grande interesse dei politici verso di noi. Ma sono necessari cambiamenti senza precedenti verso un nuovo modello di sviluppo compatibile con l’ecosistema”.

intervista a Federica Gasbarro

“Non voglio dover dire ai miei figli di essere rimasta in silenzio quando ancora si poteva fare qualcosa. In passato hanno sbagliato ed io, così come altre migliaia di ragazzi in tutto il pianeta, vogliamo che questo non accada più”. La 24enne Federica Gasbarro non ha mai avuto tessere di partito né di associazioni. Studia Scienze Biologiche all’Università di Roma Tor Vergata e si è sempre interessata all’ambiente e alla natura: in attesa di poter dare il suo contributo in laboratorio, divulga – tramite il suo seguito profilo Instagram – pillole sul clima creando contenuti visivi, creativi e d’impatto. Il suo attivismo inizia oggi col movimento Fridays For Future di cui è una delle portavoci. Domani si appresta a scendere in piazza, a Roma, per il Global Climate Strike, una protesta che coinvolgerà 500 città e 40 Paesi internazionali nata in Svezia da Greta Thunberg, studentessa sedicenne, che sta ispirando un movimento internazionale di studenti, scioperando dalla scuola ogni venerdì davanti al Parlamento svedese per sensibilizzare i suoi compagni sui cambiamenti climatici e le loro drammatiche conseguenze.

La mobilitazione si sta allargando di ora in ora: quante persone vi aspettate domani?

Molte, l’interesse verso questa tematica è sentito. Tante persone hanno compreso l’entità del problema e della crisi che stiamo attraversando. Siamo tutti coscienti che non possiamo permetterci di perdere questa battaglia o sarà la fine.

E come vi state coordinando con gli attivisti degli altri Paesi?

Tra gli altri Paesi e l’Italia intercorrono ottimi rapporti. In queste ore c’è una nostra delegazione in Europa. Non c’è un coordinamento vero e proprio quanto più uno scambio di idee e progetti.

Il dato generazionale è centrale nel vostro ragionamento: i “vecchi”, con le loro politiche, hanno la responsabilità della distruzione del pianeta, per questo i giovani chiedono una rottura radicale col passato e nuovi modelli da adottare. È così?

Esattamente. In passato sono stati fatti molti errori a volte a causa della disinformazione altre per esigenze materiali ed economiche o per semplice pigrizia. Ora siamo noi giovani a pagarne le conseguenze. Abbiamo diritto ad un futuro in cui poter godere dei litorali italiani, di Venezia, delle passeggiate all’aria aperta senza paura di ammalarci. Abbiamo diritto ad un futuro in cui la Terra, nostra casa, sarà in grado di ospitarci. Servono dei cambiamenti rapidi e lungimiranti. Possiamo ancora scegliere di stare dalla parte giusta della storia, facciamolo! Scegliere significa essere liberi e tra qualche tempo questo non si potrà più fare.

Il vostro è un grido per denunciare un’emergenza planetaria. Vi sentite totalmente abbandonati dalla politica?

Sarò sincera, probabilmente tutti si aspettano una risposta affermativa e probabilmente fino a poco tempo fa avrei risposto così. Ad oggi sento che le cose, almeno in Italia, stanno cambiando. Ho seguito molte interviste di grandi leader appartenenti al panorama politico italiano e sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che credono in noi giovani, sono d’accordo con le nostre iniziative e desiderano cambiare rotta concretamente. Ci sono moltissime cose che possono essere fatte o migliorate e loro sono aperti al confronto. Quindi, personalmente, non mi sento e non voglio sentirmi abbandonata, credo che questo valga anche per tutti gli altri ragazzi che sotto pioggia, vento e vicende politiche varie continuano ogni venerdì a manifestare. Il sentimento dell’abbandono porta inevitabilmente ad uno stato di frustrazione che a sua volta sfocia nell’inazione e nella sfiducia verso qualsiasi azione volta alla lotta per i propri principi. E questo, sarebbe solo l’inizio della fine.

In effetti, tutti sembrano salire sul carro e sostengono la giornata di venerdì. Ma parlare di emergenza climatica, non significa pensare ad un nuovo modello di sviluppo compatibile con l’ecosistema e andare contro le lobby del petrolio?

Beh… le lobby dell’energia indubbiamente vanno combattute. Sono aziende che incidono negativamente sulla politica energetica degli stati e contribuiscono a non trovare soluzioni legislative per fermare il problema del riscaldamento globale. Molti dei membri più influenti della lobby dell’energia sono tra i principali inquinatori degli Stati Uniti. Sicuramente sono necessari cambiamenti senza precedenti verso un nuovo modello di sviluppo compatibile con l’ecosistema.

Oltre alla formale adesione, pensi veramente che le attuali forze politiche attivino proposte concrete?

Sicuramente è una grande sfida e come abbiamo già visto in passato purtroppo gli interessi economici, per molti, vengono prima di quelli ecologici. Basti guardare agli Stati Uniti e alla loro posizione nei confronti degli accordi di Parigi. Personalmente amo definirmi visionaria e non sognatrice. Forse credere che le forze politiche mondiali si attiveranno concretamente è da visionari. Però, se tutti avessero ragionato secondo le logiche comuni, nessuno sarebbe mai andato sulla luna.

Ma, nel concreto, cosa chiedete alla politica tradizionale?

Chiediamo di decarbonizzare l’economia cambiando il modo di produrre energia, le modalità di trasporto di persone e cose, limitando al minimo la deforestazione e innovando i sistemi di cattura e riuso di CO2. Questo al fine di limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi centigradi. Oltre tale soglia infatti l’IPCC ha calcolato che scatterebbero meccanismi pericolosi e irreversibili di innalzamento delle temperature. Come disse il presidente degli Usa Obama: “Siamo la prima generazione che sta provando i cambiamenti climatici e l’ultima generazione che può fare qualcosa”.

Ancora più nel concreto, mi fai qualche esempio di cose tangibili che potrebbe fare un amministratore già da domani?

Basterebbe creare una rete di piste ciclabili che permetta di raggiungere scuole, università e posti di lavoro senza rischiare la vita ad ogni pedalata oppure convertire il trasporto pubblico in modo da renderlo ad impatto zero, incentivare il riciclo della plastica o la differenziata. La volontà da parte del singolo c’è… il problema, nel quotidiano, risiede nel fatto che troppo spesso le cose inizialmente vengono gestite bene e poi non procedono a dovere. Ovvio che poi nessuno continua ad impegnarsi.

Dopo la giornata di domani, come continuerà la vostra protesta?

Le dinamiche del movimento sono particolari e per ora ci siamo concentrati tutti al 100% sullo sciopero di domani, venerdì, che ricordo essere a Piazza Madonna di Loreto a partire dalle 11.00. Non sarà un corteo ma un presidio e sono tutti invitati.

Pensate di darvi in prospettiva una struttura maggiore?

Sicuramente abbiamo bisogno di strutturarci meglio, l’idea di formare un’associazione è lontana dalla maggior parte di noi. Vorremmo che restasse un movimento spontaneo. In ogni caso dal 15 marzo in poi affronteremo questa tematica sia a livello locale che nazionale.

Avete contatti con altri movimenti/associazioni?

Già ci relazioniamo con altri movimenti e associazioni, infatti venerdì ce ne saranno diversi. Ovviamente ognuno partecipa come singolo individuo e non come membro della propria organizzazione.

Quali sono i vostri punti di riferimento internazionali?

Beh, direi che a livello internazionale il nostro punto di riferimento unico e indiscusso sia per tutti Greta.

Ti senti un po’ la Greta Thunberg italiana?

(ride) Questa domanda ancora non me l’aveva posta nessuno! Credo che un pizzico della folle e combattente anima di Greta sia presente in tutti noi che scendiamo in piazza ogni venerdì in tutto il mondo. Quindi ci sentiamo tutti un po’ Greta, compresa me.

(14 marzo 2019)


intervista a Carlo Petrini Il fondatore di Slow Food aderisce allo sciopero per il clima lanciato dai giovani di Fridays for Future: “Non stiamo parlando di un nuovo movimento ecologista: questa è la politica del futuro rispetto al genere umano”. E ritiene che i partiti, tutti, non siano in grado di recepire questo messaggio di cambiamento radicale: “Questi ragazzi reclamano un nuovo paradigma rispetto al modello economico-finanziario incentrato su un tipo di sviluppo che distrugge il pianeta”.






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