15.11.08 – L’uomo di Mosca
“Giunto ai rapporti internazionali il premier italiano ha illustrato al presidente Lula gli sforzi compiuti dall’Italia per scongiurare una scontro tra Usa e Mosca. ‘Obama mi ha detto che incontrerà Medvedev al più presto’, ha rivelato in conferenza stampa Berlusconi, precisando che questo è stato il primo consiglio dato al nuovo presidente americano”. (Corriere della Sera, 12 novembre).
L’uomo di Mosca, dopo l’ultimo incontro con Putin (per il momento nella parte di primo ministro russo) e Medvedev (per il momento nel ruolo di presidente russo) ha adottato una linea stranamente chiara e netta per lui: “Right or wrong, my Russia” (in qualunque caso scegli la Russia).
La conversione, sia pure dopo un lungo periodo di festosa amicizia personale,è avvenuta con il lampo di una illuminazione, appena è scoppiato il conflitto Russo-Georgiano. Tutti sanno che ci sono ragioni, torti e delitti contro le popolazioni civili dell’uno e dell’altro, del gigante Russo e del nano Georgiano.
Berlusconi però non ha perso un istante. Prima di sapere, prima di essere informato e orientato dalla sua diplomazia, dal giudizio dell’Europa, dalle informazioni degli alleati, Berlusconi aveva già deciso: “Noi stiamo con la Russia”. “Noi” siamo tutti gli italiani, in gran parte imbarazzati dal clamoroso annuncio.
Ma non potete pretendere che questo primo ministro si preoccupi della gentarella (i cittadini) del suo Paese, inclusi deputati, senatori e ambasciatori. La “nostra” scelta è la Russia, proclama Berlusconi come un re che si converte a una nuova religione e si aspetta che tutti i cittadini abbraccino istantaneamente la stessa fede.
Qualche piccolo problema c’era. Era (è) ancora presidente George W. Bush, che si è giocato la faccia (dopo l’Iraq doveva avere una faccia di riserva) nel sostegno della Georgia, contro la Russia. Il Bush dello scudo spaziale.
Ma gli affari sono affari. Bush ha capito al volo. E del resto fra poco anche il ragazzo W. sarà più libero di cambiare criterio nello scegliere alleanze convenienti senza l’ingombro degli interessi americani.
Quanto al consiglio dato dallo chansonnier di Arcore al giurista di Harvard, è stato certamente un bell’esordio. Obama sa già che le ragioni di Berlusconi non riguardano l’Italia. E poiché in quello strambo mondo ci si candida per servire il paese e non per essere serviti, il nuovo presidente degli Stati Uniti ha avuto modo di formarsi una prima opinione sul businessman di governo di Arcore.
Sempre che la conversazione o questo delicato passaggio della conversazione fra i due statisti abbia mai avuto luogo.
Furio Colombo
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