16 settembre 2008 – Furio Colombo: Pane e fascismo
di Furio Colombo
Attenzione a una lettera su “L’Unità” del 12 settembre. E’ firmata dal pensionato Renzo Bonfiglio. Comincia così: “Tutta una vita di militanza e di antifascismo per accorgermi oggi che la “classe lavoratrice” non vota più per noi. Questo sarebbe il meno se avessero un’idea migliore. Niente di tutto questo ma convenienze personali, razzismo mascherato e tentativi di restaurazione fascista…”. E conclude così: “Permettetemi di darvi un consiglio: oggi molta gente con il cuore a sinistra, sufficientemente informata per rendersi conto delle cazzate che state facendo potrebbe pensare: Ma se non ve ne frega niente a voi che comandate, e nemmeno coloro che sono poveri e hanno bisogno sono in grado di capire per chi bisognerebbe votare, perché dovrei preoccuparmene io”?
Un apparente scatto di rabbia è invece una accurata e acuta analisi politica. Per capirlo occorre andare a pagina 7, sezione “Politica interna” dell’Unità dello stesso giorno. La pagina è dedicata a Veltroni, che ha presentato il “Pacchetto famiglia”, una proposta di legge Pd per aiutare chi non ce lo fa e soprattutto le famiglie in affanno. Naturalmente non sarà approvato perché il Pd alla Camera e al Senato non ha i numeri. Ma l’intervento di Veltroni ha preso giustamente lo spunto dalle penose e ridicole parole pronunciate da Berlusconi a Londra per rispondere alle severe critiche della stampa finanziaria inglese.
Berlusconi aveva vantato, tra l’altro, per l’Italia, di possedere il 72 per cento delle opere d’arte del mondo, e, per se, di possedere il Milan. Sono dichiarazioni che, se non avete il controllo di tutte le tv e di tutti i giornali, stroncano politicamente, (ma anche come persona umanamente rispettabile, per sempre). Infatti Veltroni si chiede giustamente “In che Paese siamo?” e ha buon gioco nel dire (così titola L’Unità) “Le famiglie pensano al pane, non al Milan”.
Ma tra il meritevole titolo dell’Unità a pagina 7 e la lettera del pensionato Renzo Bonfiglio c’è uno spazio vuoto. In quello spazio c’è la domanda che segue: E se le famiglie, certe famiglie e magari non poche, mentre si rendono conto della nuova povertà, capiscono anche che si esalta la Repubblica di Salò, che esponenti noti e di spicco del Pd hanno passato l’estate ad annunciare di presiedere o di partecipare a commissioni di lavoro di sindaci post (non tanto post) fascisti e di ministri xenofobi, benché avvertiti appassionatamente di ciò che sarebbe accaduto in tale compagnia, che le chiusure delle moschee sono indecenti come lo erano stati gli assalti alle sinagoghe, se quelle famiglie non ci stanno a veder buttare nella spazzatura (meglio: nel cesso di Bossi e nei cimiteri di Salò) tutto ciò in cui si erano identificate dalla Liberazione in avanti, non c’è il rischio che quelle famiglie, povere e indignate, se vadano via, non votino più? Anche perché sanno fin d’ora che il “Pacchetto famiglia” resterà per forza lettera morta?
Chi dirà loro che non è stato tutto uno scherzo?
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