16.12.08 – Iraq. Bush si è scusato. E Berlusconi?

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Sergio Lepri è stato ed è uno dei più prestigiosi i e autorevoli giornalisti italiani. Per tanti anni ha diretto la più grande agenzia di stampa italiana l’Ansa. A lui si debbono non pochi libri dedicati alla deontologia, al corretto uso delle fonti, al linguaggio giornalistico. Generazioni di giornalisti si sono formate leggendo i suoi testi e ammirandolo per le non comuni doti di equilibrio e di correttezza.
Nei suoi articoli, nei suoi libri non vi è mai traccia di faziosità o di spirito di parte. Per queste ragioni ci ha particolarmente colpito una riflessione che ha voluto dedicare al diverso atteggiamento tenuto da Bush e da Berlusconi sulla guerra in Iraq e riportata dal sito della associazione articolo 21.
Ci permettiamo di riproporla
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Iraq. Bush si è scusato. E Berlusconi?
di Sergio Lepri

Cari amici, come sapete, sono da molto tempo fuori dal giro, leggo soltanto tre o quattro giornali ed è quindi possibile che qualche notizia mi sfugga. Sulla "Repubblica" ho letto un’intervista ad "Abc News" del presidente uscente degli Stati Uniti. Dice Bush: "Il più grande rimpianto di tutta la mia presidenza è certamente il fallimento dell’Intelligence sull’Iraq. Molta gente si è giocata la reputazione dicendo che le armi di distruzione di massa erano un motivo valido per rimuovere Saddam Hussein. Non solo gente della mia Amministrazione. Membri del Congresso e leader stranieri".

Noi vecchi, come è noto, ci dimentichiamo di cose di cinque minuti fa, ma ci ricordiamo di cose lontane nel tempo. Io ho dei ricordi che sono andato a confermare nell’archivio elettronico dell’Ansa. Ecco:

– Ansa del 30 gennaio 2003, ore 18.31: "«Il mondo ha diritto di sapere dove sono finite le armi di distruzione di massa dell’Iraq di Saddam Hussein». Lo ha detto il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi incontrando nello studio ovale della Casa Bianca il presidente americano George W. Bush".

– Ansa dello stesso giorno, ore 18.42: "«Sono qui per dare una mano al presidente Bush, per convincere tutti che questo è interesse di tutti»; lo ha detto il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi, incontrando oggi nello Studio ovale della Casa Bianca il presidente americano George W. Bush. «Soltanto se tutti saremo uniti, Saddam Hussein capirà che non ha altra scelta che rinunciare alle armi di distruzione di massa» ha aggiunto Berlusconi".

– Ansa dello stesso giorno, ore 23.58: "Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha attribuito oggi a una carenza di informazioni l’«assoluto contrasto» dell’opinione pubblica europea ad una guerra contro l’Iraq. «Abbiamo un’opinione pubblica che, per l’attivismo dei pacifisti e in Europa di una certa sinistra, è schierata oggi su posizioni di assoluto contrasto rispetto alla guerra» ha detto Berlusconi in una conferenza stampa seguita all’incontro col presidente americano George Bush. «Ci dobbiamo impegnare, noi leader europei, per spiegare ai cittadini qual è il rischio che corrono per l’esistenza e per la destinazione di queste armi per la distruzione di massa in mani irachene. Credo che una volta che avremo dato queste spiegazioni l’opinione pubblica cambierà radicalmente»".

Di aver creduto (o finto di credere?) a queste false informazioni e di averle sostenute fino a scatenare una guerra che ha causato decine di migliaia di morti il presidente Bush si è pentito e si è scusato, rammaricandosi che molti si siano giocata la reputazione. Non mi risulta che il presidente Berlusconi si sia pentito e si sia scusato; e neppure che si sia preoccupato della propria reputazione giocata così malamente.

Forse mi è sfuggita la notizia? Grazie.

In Italia si è parlato molto e legittimamente del lancio delle scarpe contro Bush, ma assai minore è stata l’attenzione riservata al silenzio di Berlusconi sul fallimento dell’avventura militare e sulla entusiastica adesione della Italia di allora alle bugie mediatiche che accompagnarono l’entrata in guerra e che furono diffuse a reti semiunificate anche nel nostro paese.
Sergio Lepri non si rassegna e continua a rivolgere la domanda più ovvia” ma Berlusconi quando chiederà scusa?”: vogliamo sperare che almeno uno tra i tanti giornalisti che hanno letto e apprezzato i suoi testi decidano di raccogliere pubblicamente l’appello di Lepri e provare a girare la domanda al presidente in tuta mimetica.

Giuseppe Giulietti

(16 dicembre 2008)



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