17.03.09 – No all’equiparazione tra fascisti e partigiani
“Papà Cervi andrò a trovarlo appena possibile…”, chi può dimenticare l’irresistibile uscita televisiva di Silvio Berlusconi, quando rispondendo a Fausto Bertinotti, manifestò il suo profondo dolore per la disgrazia capitata a questo povero papà Cervi annunciano la sua disponibilità ad andarlo a trovare quanto prima.
Peccato che il povero papà Cervi fosse morto da tempo e che il suo nome e quello dei suoi eroici figli siano annoverati trai padri fondatori della nuova Italia.
Non vi era aria di scherno nelle parole di re Silvio, più semplicemente quel mondo gli era e gli è estraneo, appartiene ad un altro universo etico, culturale, politico.
Per le stesse ragioni, per anni e anni, il medesimo ha ritenuto di non partecipare alle iniziative del 25 aprile: il giorno della liberazione non è il giorno della sua festa, o quanto meno non gli interessa.
Per comprendere il cinismo e la strumentalità con le quali il presidente re affronta questi temi, basterà pensare alle diverse modalità con le quali lui e Fini si rivolsero al congresso dei giovani di Alleanza nazionale. Fini sfruttò l’occasione per riaffermare i valori dell’antifascismo e gli orrori delle leggi razziali, esponendosi così persino ai rischi della impopolarità, ma non piegandosi alle ragioni del facile e immediato consenso. Berlusconi, al contrario, manifestò il suo entusiasmo per le tante buone cose fatte da… Balbo, eroe fascista, anzi fascistissimo. In questo modo guadagnò l’applauso, tirò una coltellata a Fini e sferrò una picconata ai valori costituzionali e allo spirito antifascista della Costituzione. Non a caso, qualche settimana dopo, definì la Costituzione una sorta di residuato della cultura sovietica.
La cancellazione della memoria, il ribaltamento dei valori, la negazione di ogni distinzione tra le vittime e i boia si applicano, di volta in volta, alla resistenza, a tangentopoli, alla mafia, con la sublime e indimenticabile riabilitazione del pluricondannato Mangano, meglio noto come lo stalliere di Arcore.
In questo filone si inserisce anche una proposta di legge presentata alla camera dei deputati e già assegnata alla commissione difesa nella quale si prevede una completa parificazione, anche sotto il profilo del riconoscimento economico, tra i partigiani e quanti aderirono alla repubblica di Salò.
Non servono molte parole per comprendere che si tratta di un tassello di una campagna che punta ad annullare le differenze, indebolendo ulteriormente quelle radici antifasciste che hanno contribuito a generare la nuova Italia. Contro questa ipotesi si sono subito mossi i parlamentari delle opposizioni, le associazioni partigiane, tanti cittadini che hanno ancora a cuore lo stato di diritto e la Costituzione.
Tra le tante lettere che sono arrivate alla redazione di Articolo21 ci ha particolarmente colpito quella di Marco Cavallarin, persona dotata di una straordinaria passione civile, che ha promosso un appello che qui riportiamo:
APPELLO
No all’equiparazione tra partigiani della Resistenza e miliziani della Repubblica di Salò
A giugno dello scorso anno è stata presentata alla Commissione Difesa della Camera la proposta di legge n. 1360 che equipara chi faceva i rastrellamenti per conto dei nazisti a chi è stato internato nei campi di concentramento e a chi ha fatto la Resistenza, tramite l’istituzione di una onorificenza: Cavaliere dell’”Ordine del Tricolore”.
Aderisci all’appello per fermare l’iter di approvazione di questa legge! Raggiunto un numero congruo di adesioni, invieremo il testo della Petizione e le firme raccolte al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Presidente della Camera dei Deputati, On. Gianfranco Fini, al Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, On. Edmondo Cirielli, ai membri del Parlamento Italiano e, p.c., ai Deputati del Parlamento Europeo.
Leggi l’appello
Leggi il testo della proposta di legge
Chiunque sia interessato a firmare o a proporre nuove iniziative potrà farlo utilizzando questo blog oppure il sito di Articolo21.
Non si tratta, solo e soltanto, e non sarebbe poca cosa, di difendere la memoria di chi ha riconquistato le nostre libertà collettive, ma anche di impedire che i pozzi del futuro siano definitivamente inquinati.
Giuseppe Giulietti
(17 marzo 2009)
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