19 giugno 2008 – Furio Colombo: “Imparare a fare opposizione”

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di Furio Colombo

“Eppure dovremmo dire anche dei sì”. Apre così oggi (18 giugno) il fondo del giornale di opposizione “Europa”. Attenzione, non apre con la parola “purtroppo”, per dire che ci può anche essere il comma di una legge da approvare, pur sapendo che il merito di un raro, decente provvedimento segna comunque punti per un governo immerso in un mare di indecenza. No, il fondo (firmato Linda Lanzilotta) dice “eppure” come per persuaderci che sarebbe in se immorale dire sempre no. Eppure loro lo hanno fatto, per esempio al Senato in ciascun giorno dei venti mesi del governo Prodi di cui la firmataria del fondo era ministro. Loro, An e Fi (allora non era ancora nato dal predellino di Piazza San Babila il Popolo della libertà). Hanno votato persino contro il rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan. E hanno attaccato in modo violento e teppistico i Senatori a vita che in quella circostanza (e in ogni altra circostanza) hanno votato sì per proposte del governo Prodi.
Delle due l’una. O intendiamo dire che tutto ciò che proponeva Prodi era ignobile e meritava il no, secco, semplice, assoluto (più insulti ad ogni sì). Oppure sarà bene imparare a fare opposizione, seguendo almeno la esortazione dell’“Economist” (12 giugno).

“Ore 18 Calvario – seguirà cena di gala”. C’è scritto così nell’invito rivolto a tutti i deputati per un “pellegrinaggio in Terra Santa”. A quanto pare è un evento che, fra i deputati e i senatori, ha già raccolto in passato un grande successo. Forse perché: 1 – Non si nomina mai Israele. La Terra Santa è Terra Santa e sta presso se stessa oltre che nella fede cristiana, non nello Stato di Israele. Proprio mentre quello Stato compie 60 anni. Non una parola sulla sua esistenza (vedessi mai che vieni coinvolto nel problema della continuazione di esistere di Israele). 2 – Nonostante l’ingombrante sovrapposizione di vecchio e nuovo testamento, non un cenno, o una visita di un minuto, a luoghi biblici. 3 – C’è un accenno, che non si poteva evitare, a Yad Vashem ma senza dire che è il museo della Shoah, senza una riga o una parola di orientamento.
Per fortuna c’è la cena di gala prepagata subito dopo il Calvario. Da non mancare. Poi felice ritorno.

“Siamo quelli che vogliono risposte serie alla domanda di sicurezza, e non comode fughe dal problema strillando alla improbabile militarizzazione del Paese”. ("Europa", corsivo autorevole e non firmato, 18 giugno). Si raccomandano all’attenzione dell’inclito pubblico le “comode fughe”,(come è noto, dire male di Berlusconi provoca una catena di premi giornalistici. Personalmente sono stato informato di essere il vincitore del Premio Ischia direttamente da Biagio Agnes, presidente della giuria di quel premio; questo avveniva subito prima che iniziassi la direzione dell’“Unità”; subito dopo quel prestigioso premio è stato cancellato) e lo “strillare” di “improbabili militarizzazioni”. E’ quasi certo che l’impetuoso ministro La Russa, che ha già aumentato il corpo di spedizione militare per le sconvolte strade italiane, vorrà lavare l’offesa col sangue. Loro almeno fanno sul serio, minacciando la democrazia e si danno da fare per mantenere l’impegno. E che nessuno li disturberà strillando.
Prendere esempio dai siciliani. Stanno zitti, stanno a casa, e ad andare a votare, senza un strillo, non ci pensano proprio.


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