18.03.09 – Presidenza Rai, l’offensiva del Cavaliere
La politica italiana ci riserva tante incertezze e non poche improvvisazioni, tra le poche certezze indistruttibili resta e resterà la devozione con la quale Berlusconi coltiva e alimenta il suo conflitto di interessi. In queste ore il proprietario di Mediaset non ha esitato a intervenire e a interferire pubblicamente nella composizione del consiglio di amministrazione della Rai e nella scelta dello stesso presidente di garanzia. Uno dopo l’altro sono stati bruciati candidati prestigiosi e assolutamente diversi tra loro per esperienza professionale e persino per i rispettivi percorsi politici.
Claudio Petruccioli era stato eletto presidente con il consenso pieno del centro destra. Fummo proprio noi di articolo 21, quasi da soli, ad esprimere dubbi sul metodo seguito.
Subimmo le ironie e il disprezzo di quanti ora nel centro destra hanno contribuito ad affossare questa candidatura. A mezza bocca sussurammo che Petruccioli e Cappon avrebbero mancato di rispetto a persone influenti nel mondo degli incappucciati e che costoro se la sarebbero legata al dito e meglio al grembiule.
Il no è arrivato anche su Fabiano Fabiani perché ”conosce troppo bene l’azienda e darebbe fastidio al nuovo direttore generale”.
La stessa sorte è stata riservata ad Angelo Gugliemi perché “quello è stato il papà di Rai Tre e non ci consentirà mai di buttar fuori i suoi amici…”.
Berlusconi avrà mille difetti, ma in questo caso il suo messaggio è inequivocabile: "Voglio tutto, voglio un presidente che mi garantisca e non mi rompa le scatole, meglio se posso trovarlo tra quanti dichiarano di aver votato per le opposizioni". Esattamente come era già accaduto durante la prima fase della vicenda della commissione di vigilanza, la destra non intende accettare un candidato scelto dalle opposizioni, ma intende eterodirigere il centro sinistra, indirizzando e determinando la scelta di una personalità che dovrebbe garantire in primo luogo i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione
Chi si fregava le mani per la bocciatura di Leoluca Orlando avrà ora compreso che Berlusconi non fa distinzioni: se un candidato ha manifestato una qualsiasi autonomia e non ha introiettato la cultura del conflitto di interessi non avrà mai il suo gradimento, alto o basso che sia, moderato o radicale, di destra o di sinistra, credente o non credente…
Il segretario del pd Franceschini ha annunciato che non farà altri nomi. Siamo d’accordo con lui. Sarebbe umiliante e offensivo proseguire in un gioco al massacro che ha come posta in gioco non il nome di un presidente, ma il controllo integrale delle piazze mediatiche, lo svuotamento della Rai e il superamento dell’articolo 21 della Costituzione.
Quanto sta accadendo è parte non secondaria della riscrittura materiale della carta costituzionale.
Molti, troppi, fanno finta di non vedere, di non sapere, oppure urlano genericamente contro la politica. No! Quello che sta accadendo è il figlio legittimo del conflitto d’interessi ed è la premessa per realizzare una repubblica presidenziale a reti unificate, con la conseguente alterazione dello stesso libero esercizio del voto. Non ci sembra poca cosa, forse sarebbe il caso di concordare una azione comune capace di coinvolgere le opposizioni tutte, dentro e fuori il Parlamento, associazioni del settore, i sindacati, le cittadine e i cittadini che vogliono continuare a guardare in tv Santoro e il tg3, Blob e la Gabanelli, Iacona e Lucarelli, Travaglio e Serena Dandini, per fare solo qualche esempio, insomma vorrebbero conservare la libertà di poter scegliere…
Ci piacerebbe che le opposizioni tutte magari chiedessero a Roberto Saviano, un giovane, un autore sensibile, un cittadino che ama la legalità, se volesse diventare il candidato presidente.
Forse dirà di no, quasi sicuramente direbbe no Berlusconi, ma servirebbe a far capire a milioni di persone la differenza che passa tra chi vuole un garante per sé e chi vorrebbe un uomo libero garante di tutti e soprattutto della costituzione.
Giuseppe Giulietti
(18 marzo 2009)
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