18.12.08 – Da Allam a Vulpio, che sta accadendo al Corriere?

MicroMega

Resistere allo schifo è impresa sempre più ardua, e davvero defatigante. Come si può? Spegnendo radio e televisione, forse? Un buon rimedio, ma non risolutivo. Smettendo di aprire le gazzette del mattino, operazione che non è più quella hegeliana preghiera laica dell’uomo moderno, bensì qualcosa a metà fra gli esercizi di pazienza orientali e la volontà di soffrire di cui Leopold von Sacher-Masoch è nostro maestro sommo. E la rete? Come faremo a sottrarci all’Impero della Rete? Non rimane, allora, che ritirarsi nel cenobio, senza connessione internet, senza telefono, senza servizio postale (questo è facile che accade nell’Italia che aziendalizza i servizi essenziali per i cittadini)…
Ma, poi, poi come potremmo difenderci? Il silenzio della natura sarebbe un rifugio sufficiente? E come potremmo sfuggire al senso di colpa pensando ai milioni di esseri umani – e anche di altri animali – che soffrono ogni giorno per colpa non del fato crudele, non di un destino cinico e baro, non di inattese calamità naturali, ma solo ed esclusivamente di altri esseri umani, che li schiavizzano, li ingannano, li martorizzano, li reprimono, li costringono a tacere o, peggio, a parlare, dicendo il falso. E dunque, ci tocca soffrire. Ci tocca leggere, ascoltare, guardare: ci tocca, e dobbiamo imparare a farlo in modo severamente critico. E se siamo in grado di farlo, ciascuno di noi deve diventare maestro per qualcun altro: insegnare a chi non lo sa fare.
La scelta dello schifo quotidiano è ardua, in questo Paese, ma dilatando lo sguardo il panorama non diviene certo più incoraggiante. Anche se ci sono momenti di euforia, piccole gioie: in Italia la negata ricusazione del giudice al processo Berlusconi/Mills, fuori, le scarpe lanciate contro GWB a Baghdad. Esiste dunque la possibilità di credere ancora nella giustizia, e di sperare nella riscossa degli oppressi? Forse esiste, deve esistere. Eppure si tratta di brevi istanti, subito soffocati e spenti dalle montagne di fango che ci piovono addosso. Micromega sta facendo una campagna di denuncia e, insieme, di solidarietà per il giornalista del Corriere della Sera Carlo Vulpio, “stranamente” sollevato dall’incarico di cronista giudiziario che seguiva le inchieste del magistrato De Magistris. Ma, il tema che vorrei affrontare qui non è “l’avvicendamento” (di solito si premette l’aggettivo “normale”) di Vulpio, o il siluramento di De Magistris, e la connection politica/malaffare/magistratura corrotta, che cerca di sgominare la magistratura impegnata a fare semplicemente quello che la legge le impone di fare. No. Il problema che intendo porre è un altro. E il lettore lo capirà, procedendo con me, sinteticamente.
Dunque, pochi giorni fa un signore che qualche mese prima, tra squilli di trombe e rulli di tamburo, aveva “abbracciato il Cristo”, tanto da assumere un secondo prenome magari poco fantasioso ma sufficientemente mediatico, “Cristiano”, ha annunciato di aver fondato nientemeno un partito politico. Che cosa? Avete letto benissimo. Nell’Italia che, stando ai media di regime, invoca il maggioritario, in un sistema politico governato da due gentiluomini, Silvio e Walter, che si danno da fare per “elidere le estreme” (vogliono forse “elidere” semplicemente il dissenso?), procedendo a una “semplificazione del quadro elettorale”, nell’Italia dei “partiti e partitini”, il signor Magdi Allam – di lui, stiamo discorrendo – ne mette su un altro. E almeno una buona notizia ce l’ha fornita. Ossia, la sua fuoruscita dal quotidiano di via Solferino, dove addirittura, era “vicedirettore ad personam”. E da quelle pagine, trasformate in trampolino di lancio, prima e dopo la sua “conversione”, scenograficamente tradotta in evento televisivo nella notte di Pasqua, seguita da un instant book dal titolo che non saprei se definire più grottesco o comico: "Grazie, Gesù". Non escludo che l’autore ci comunichi presto che il dedicatario non si sia limitato a replicare con un Prego, Magdi, ma gli sia comparso in sogno ingiungendogli: tu fonderai un partito, e su di esso noi costruiremo un mondo che sappia "Vincere la paura" (così il titolo di altra mirabile opera del nostro). E, sempre nel racconto che presto, in campagna elettorale, Magdi Cristiano ci servirà, il buon Gesù, ricordandosi della propria origine semitica, inviterà il suo popolo a gridare in coro, due volte al giorno, insieme con le preghiere cattolicissime, antisemitismo incluso, riportate in auge da questo papa, Viva Israele (altro titolo alla-r-mistico).
Non mi soffermo sul poco originale programma di questo nuovo aspirante leader che in sintesi si riduce al solito trittico Dio/Patria/Famiglia, con una vera ossessione di sottofondo: sconfiggere l’Islam radicale, che per Allam, convertito-pentito, è tutto l’Islam, fatto di alcune centinaia di milioni di Bin Laden. L’ultimo, annunciato impegno di questo islamo-cristianizzato, è insegnare agli italiani ad amare il loro Paese, ma a modo suo (Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?, recita con improntitudine un altro titolo del nostro). Ma chissà chi gli ha detto che gli italiani aspettano di essere suoi alunni. Chissà chi gli ha lasciato credere che il terrorismo si sconfigge con le ricette che egli ci ha propinato per anni sul Corriere. Chissà quale autorità superna gli ha confidato che Cristianesimo ed Ebraismo sono buoni, e l’Islamismo è cattivo. E chissà, infine, chi lo ha consigliato nella decisione di dar via al suo partito: che si chiama, e non è uno scherzo, “Partito Protagonisti Per l’Europa Cristiana”. E qui la congiunzione con il prof. Pera (un altro dei peccati capitali dell’accademia itailana, accanto al prof. Brunetta), è evidente: entrambi sotto la paterna ala proteggitrice di Benedetto XVI, dalle cui mani di “Vicario di Cristo” Magdi si vanta, nel testo con cui ha annunciato il parto partitico, di aver ricevuto il battesimo. Ne consegue, manco a dirsi, che il partito è non soltanto “una scelta personale”, ma “un dono del Signore”.
Del resto, nella sua biografia autografa, Magdi-Cristiano racconta che sin dalla più tenera età, grazie “a un’opportunità” offertagli sempre “dalla Divina Provvidenza” (a quanto pare c’è una vera joint venture fra l’Allam e l’Altissimo, quale che sia il suo nome), egli frequentò scuole religiose cattoliche, pur essendo islamico, nel natio Egitto. E lì capì, precocemente, che la politica era il suo destino: e che il suo dovere era lottare contro il “mostro ideologico di odio, violenza e morte” che è in sostanza l’Islam. Poi, giunto, ahinoi, in Italia, nei primi anni Settanta, sperimentò un nuovo mostro, il “comunismo internazionalista e terzomondista”, che – attenzione! – “cominciò a picconare dall’interno i pilastri della civiltà cristiana”. Ma non basta: nell’apocalittica visione di Allam, lo “sgretolamento” della “civiltà giudaico-cristiana” sarebbe addirittura proseguita con “il dilagare in seno all’insieme della società laica e liberale, persino in seno alla società cattolica e alla stessa Chiesa, di una profonda crisi dei valori e dell’identità”.
Ecco, quando gli studiosi delle idee e de
lla mentalità, domani, vorrranno cercare un idealtipo di pensiero reazionario, autentica fucina di terrore, troveranno nell’opera di questo inquietante figuro materiale adattissimo. Egli non solo ha raccolto il testimone lasciato dall’ultima Oriana Fallaci, con le sue sguaiate invettive contro l’Occidente che non sapeva difendersi come avrebbe dovuto, sgominando i suoi “nemici”, ma è andato molto oltre. Per anni, il Magdi ha condotto, tra Corriere e il suo sito web, una campagna contro ogni voce intellettuale che proponga un pensiero critico, contro ogni forma di dissenso dal nuovo papismo, contro qualsivoglia contestazione, nei riguardi del nuovo pensiero dominante, emanando liste di proscrizione, spingendosi addirittura a invocare, sinistramente, “una bonifica della cultura”, cominciando dai “cattivi maestri” che operano nelle scuole e nelle università. E (questo è il monito che lanciava prima delle elezioni), chiedendo contro di loro sanzioni “non solo a carattere amministrativo”. Ancora una volta, risponderemo: eccoli, i cattivi maestri sono qui. E continueranno, fino a che le sanzioni invocate dai piccoli allam non saranno tradotte in atto. Che ci aspetta? L’ostracismo soddisferà il Grande Accusatore? O non sarà sufficiente. Aspettiamo a piè fermo.
Ma, per ora, la domanda finale, in attesa degli anatemi allamiani, è rivolta al Corriere. Come, un tale mediocrissimo scriba che intinge la penna nell’odio, i cui argomenti sono ingiurie criminalizzanti e banalità stupefacenti, all’insegna di un manicheismo penoso, ha potuto crearsi uno spazio simile di manovra? Nell’inconscienza della direzione? Nella sottovalutazione della direzione? Nell’indifferenza della direzione? O in un calcolo della direzione? Ma quale calcolo? Nessuno ci risponderà. E allora, tornando da Allam a Vulpio, mi si lasci fare un’ennesima domanda che non aspette risposte: Che sta accadendo in quel giornale?

Angelo d’Orsi



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