2 luglio 2008 – Furio Colombo: Le amnesie fasciste di Assunta Almirante
di Furio Colombo
LA FRASE DEL GIORNO
“Gli ebrei vietano che si intitoli una strada a Giorgio Almirante, NdR). Ma che, siamo dipendenti loro? Rispettiamo quello che hanno patito, chiediamo scusa, ma per quello che altri hanno fatto, non noi. Quelli però fanno affari e solo con noi fanno i puri? Ma a me i loro soldi non importano. Un piccolo gruppo non può dare lezioni a un grande popolo come quello italiano”.
Assunta Almirante, alla Casa d’Italia, edificio occupato da militanti di “Fiamma Tricolore”, alla festa per l’anniversario della occupazione, l’Unità 27 giugno
La signora Almirante ha le idee chiare come il marito. Come si permette “un piccolo gruppo” di impicciarsi delle decisioni di un grande popolo? La signora non è sfiorata dal fatto che “quel piccolo gruppo” è fatto di cittadini italiani e che era molto meno piccolo quando – con la partecipazione straordinaria del marito della signora, Giorgio Almirante – è cominciata la persecuzione. La persecuzione è avvenuta per legge italiana, le “leggi per la difesa della razza” approvate all’unanimità dalla Camera e dal Senato di allora al grido di “Viva il Duce” (ovvero il datore di lavoro del signor Almirante).
La signora Almirante mostra di non sapere che il 16 ottobre 1943, formazioni naziste munite di elenchi e indirizzi forniti dai camerati di suo marito, hanno catturato e mandato a morire tutti gli italiani ebrei che quella notte hanno trovato tra Via Arenula e il Portico D’Ottavia.
La signora Almirante ha le idee chiare come il Ministro Maroni: un “piccolo gruppo” può sempre essere perseguitato da un grande popolo. Ora tocca ai Rom e cominciamo dai bambini. Noi, grande popolo, facciamo quello che ci pare.
E che, siamo dipendenti loro?
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