3 luglio 2008 – Furio Colombo: Un “pacchetto sicurezza” fuori dalla Costituzione
di Furio Colombo
Ci sono giorni in cui nei due rami del Parlamento oltre al meritevole servizio di pronto soccorso medico dovrebbe esserci un pronto soccorso giuridico.
Infatti deputati e senatori, spesso esperti, spesso giuristi, si trovano di fronte al muro di situazioni impenetrabili e incomprensibili. Per esempio se il CSM può o non può oppure deve o non deve dare giudizi sulla costituzionalità di qualcosa, legge, progetto, decreto, annuncio, comportamento di istituzioni?
Quando si dice, con tutta l’autorevolezza e la legittimità del caso, che il CSM può esprimere il suo parere (pareri, non sentenze, non giudizi vincolanti) su tutto ma non sulla costituzionalità di un atto (o possibile atto) parlamentare, qual è il senso del messaggio e dello ammonimento che quel messaggio esprime? Il fatto è che il CSM ha risposto con prudenza e intelligenza perché il messaggio era venuto dal Capo dello Stato e aveva una evidente intenzione emostatica: evitare sangue ma non interrompere il lavoro. E così il CSM ha sostituito con le parole “irrazionale” e “irragionevole” il giudizio sul cosiddetto “pacchetto sicurezza” che è ovviamente fuori della Costituzione. Ma questo lo dirà (lo dirà) la Corte Costituzionale.
Restano sequenze di eventi minacciosi. Per esempio, la visita improvvisa al Quirinale del presidente della Camera e del presidente del Senato, evidente e pesante fuori uscita dal percorso istituzionale. Infatti i due personaggi i sono andati al Quirinale travestiti da numero due e numero tre delle massime cariche dello Stato, ma in realtà, come è evidente, sono andati a fare una visita impropria e pesante da capi partito.
Urge il pronto soccorso giuridico, per decifrare in termini di comprensione comune segni e sintomi di un male che si aggrava.
LA FRASE DEL GIORNO
“In questa prospettiva, l’intervento sul CSM del Capo dello Stato, al di là della sua portata giuridica, ha, principalmente, un forte significato politico. E’ il tentativo di salvare il salvabile”. Carlo Federico Grosso (La Stampa, 2 luglio)
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