20 settembre, il Vaticano riconquista Porta Pia?

Maria Mantello



Per il 140° anniversario della Breccia di Porta Pia sembrerebbero profilarsi celebrazioni istituzionali con la partecipazione e supervisione del Vaticano.

Strano modo per ricordare (o giusto modo per far dimenticare) il 20 settembre 1870, quando «l’Italia rientrò in Roma» e il giovane Stato liberale dichiarava decaduto il potere temporale della Chiesa e proclamava Roma capitale.

Da un dettagliato articolo di Orazio La Rocca (La Repubblica, 27 luglio 2010) abbiamo appreso che da molti mesi il Sindaco di Roma e la Curia vaticana stanno lavorando per «celebrare i 140 anni della presa di Porta Pia con un programma di eventi senza venature anticlericali e antivaticane, e senza elementi polemici non graditi Oltretevere». Il giornalista aggiunge anche che «secondo quanto filtra dai Palazzi vaticani sarebbe stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano -sarà presente alla giornata clou davanti a Porta Pia – a “suggerire” al Campidoglio di arrivare a una commemorazione “condivisa” con la Santa Sede».

Altro che revisionismo! Se le cose andranno come si prevede, dal prossimo 20 settembre Porta Pia diverrà il simbolo della vaticana reconquista.

Che nel nostro paese ci sia in atto una breccia all’incontrario, e sia sempre più il Vaticano a penetrare in Roma, lo vediamo da tempo. Si pensi ad esempio ai finanziamenti alle scuole cattoliche e ai tagli alla scuola statale. Oppure ai tentativi per impedire ad ognuno di essere proprietario della propria vita: facendo fallire qualsiasi legalizzazione delle coppie di fatto, rimettendo in discussione l’autodeterminazione delle donne, o cercando di tenere meccanicamente in vita, anche contro la sua volontà, chi si trova in stato vegetativo irreversibile.

La Chiesa curiale oggi sta godendo, forse ben oltre le sue stesse aspettative, di un grande rilancio a livello di accordi politici che le consentono di contrastare l’irreversibile processo di secolarizzazione e laicizzazione della società. Non starò qui a elencare i dati sull’aumento dei matrimoni con rito civile, o quelli sull’incremento delle convivenze, oppure gli altri sul calo dell’ora di religione a scuola… Mi limiterò ad invitare ognuno a notare come anche tra i fedeli praticanti i precetti catechistici non sono seguiti. E anche nel devozionale stuolo di chi si affida ai vari Padrepio la fiducia nel miracolo non ha certo la meglio sulla concreta richiesta di cure scientifiche.

Chi ha orecchie e occhi per intendere e vedere…!

La gerarchia cattolica li ha. Vede bene come va il mondo. Ma poiché al controllo del mondo non vuole rinunciare, per gestire al meglio “ le anime” chiede allo Stato leggi-precetto. E spesso le ottiene! Anzi capita a volte che siano proprio i politici a giocare d’anticipo. Sono magari lontanissimi nel loro modo di vivere dalla morale cattolica, ma sanno che all’ombra del Cupolone le vie per carriere e consensi possono diventare infinite.

E quale migliore immagine per l’alleanza trono altare, se perfino la Breccia di Porta Pia è riconquistata alla Chiesa curiale?

Ecco allora che il prossimo 20 settembre, accanto al Presidente della Repubblica e al Sindaco di Roma, ci sarà la seconda carica vaticana dopo il papa: il cardinale Bertone, che non solo mantiene fermissima la linea del Tevere, ma che non disdegna utili straripamenti per allargarla. E neppure le cene profane (simoniache?), come quella dello scorso 8 luglio, offerta dall’occhiuto Bruno Vespa sulla terrazza della sua dimora romana a Trinità dei Monti. Tra i convenuti anche Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, Gianni Letta, Mario Draghi, Cesare Geronzi. La ragione dichiarata del convito: i 50 anni di giornalismo del padrone di casa. Lo scopo reale, per chi di frequenze e frequentazioni giuste se ne intende, quello di allargare l’appoggio a Berlusconi dopo la spaccatura con i finiani, che per altro hanno spesso indebolito le fila del fronte clericale difendendo la laicità dello Stato. Tutti ricorderanno, ad esempio, la rivendicazione da parte di Fini del principio di autodeterminazione sul testamento biologico. E le sue parole di rispetto per la scelta dolorosa della famiglia Englaro, che dopo 17 anni riusciva a far rispettate la volontà di Eluana. E questo mentre, in nome di Dio (cattolico apostolico romano) si scatenavano feroci campagne denigratorie contro Beppino Englaro. Il padre coraggio, «eroe civile», come lo ha definito Stefano Rodotà, e come lo sentivano la maggioranza degli italiani.

La Chiesa premeva perché il Parlamento sfornasse quanto prima una legge sul testamento biologico che impedisse di considerare sempre e comunque idratazione e alimentazione forzate trattamenti terapeutici. Questo per aggirare la Costituzione che vieta trattamenti medici senza il consenso del paziente. Ecco allora che il 12 marzo 2009 si svolgeva sempre in casa Vespa un’altra cena, dove Silvio Berlusconi rassicurava il cardinale Bertone sul testamento biologico.

Ma lasciamo i vespai e torniamo al 20 settembre.

Di fronte a tanta festa di intrecci tra Stato e Chiesa che si profila per il 140° anniversario della Breccia di Porta Pia, sarà bene ricordare che questa data è un baluardo storico e simbolico della laicità dello Stato. Ed è bene avere memoria storica anche che il nostro Risorgimento e l’Unità d’Italia ci sono stati nonostante i clericali non li volessero. E forse proprio a Porta Pia, sarebbe il caso di ricordare il “Libera Chiesa in Libero Stato” di Cavour, le battaglie e i discorsi di Mazzini e di Cattaneo contro il potere temporale dei papi…. E qualche accenno non guasterebbe, per onestà intellettuale e storica, al convinto anticlericalismo di Garibaldi che esortava gli italiani a liberarsi dalla tirannia dei preti, e che aveva in tale avversione il pontefice regnante da chiamare Pionono il suo asino.

Il 20 settembre del 1870 il papa-re era quel Pio IX che di fronte ai processi di emancipazione politica, sociale e culturale proclamava il dogma dell’Immacolata concezione (1854); riaffermava con il Sillabo (1864) la centralità del potere papale e della Chiesa cattolica e lanciava i suoi anatemi contro libertà di pensiero, coscienza, insegnamento….; e che proprio qualche mese prima della famosa breccia ribadiva l’infallibilità del pontefice romano con la costituzione Pastor Aeternus (18 luglio 1870). Pio IX, che non riconosceva lo Stato italiano e ne aveva scomunicato re, parlamento e governo, si era opposto ad ogni tentativo diplomatico per l’annessione di Roma e aveva voluto che la “Questione Romana” si risolvesse militarmente….

Era l’alba del 20 settembre del 1870, quando, al comando del generale Cadorna, l’artiglieria dell’esercito italiano entrava in azione per aprire un varco nella cinta muraria romana. Dopo 5 ore di cannoneggiamenti il muro cedeva nel tratto tra Porta Pia e Porta Salaria. Alle 9.45 i bersaglieri della XII e XIV divisione entravano in Roma. Dopo di loro, al grido “avanti Savoia” la carica della fanteria. Roma era liberata. E si compiva un processo storico che veniva da lontano. Che aveva radici nei grandi movimenti antipapisti del medioevo, che a Roma avevano visto nascere il Comune di Arnaldo da Brescia, la Repubblica di Cola di Rienzo. Successi insperati, ma che erano stati possibili grazie a quel piccolo fiume carsico di artigiani e lavoratori, di cui le strade di Roma conservano ancora memoria (Via dei funari, dei falegnami, dei chiavari, ecc.).

C’era un’altra Roma che si opponeva allo strapotere di quella della rendita: nobile e papalina.

Una
Roma che avrebbe ripreso il filo rosso della storia con la nascita della Repubblica giacobina nel 1798, e ancora nel fervore del Risorgimento con quella mazziniana del 1849. Repubbliche, dove si proclama l’emancipazione umana nell’uguaglianza e nella libertà.

Nel 1895, 25° anniversario della presa di Roma, il 20 settembre diventava festa nazionale, e sul luogo della Breccia era posta l’alta colonna sormontata da una Nike che stringe con una mano la palma della vittoria e con l’altra i fasci dell’unità nazionale.

In occasione dei Patti lateranensi del 1929 questa festa veniva soppressa. E mai più ripristinata.

Ora non vorremmo che dopo le istituzionali celebrazioni del prossimo 20 settembre, la scritta sul basamento della colonna della vittoria: «l’Italia rientrò in Roma», debba essere sostituita con un’altra: «Il Vaticano rientrò in Roma».

(31 agosto 2010)

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