20.09.08 – Processo Mills, Berlusconi cerca di sottrarsi alla giustizia

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Si può stare due giorni sulla stessa notizia? Forse sì. Ieri ho brevemente commentato l’assenza per “legittimo impedimento” dell’avvocato Longo dal processo Mills -in cui Berlusconi è imputato, ancora una volta, di corruzione in atti giudiziari- perché il senatore Longo doveva essere presente a un’audizione delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato. Audizione tenuta a tutti i costi, presenti pochissimi senatori della maggioranza e assenti i presidenti delle commissioni. Ma ignoravo che anche l’avvocato Ghedini era assente nella stessa udienza processuale perché il deputato Ghedini doveva intervenire nella Commissione Giustizia della Camera, pare sulle intercettazioni telefoniche. E anche qui si annunciano novità creative da seguire nel prossimo futuro.
Né sapevo che i due avvocati-parlamentari si erano fatti sostituire solo da un giovane di studio non ancora abilitato alla sostituzione: testimone muto della scena e privo della possibilità di intervenire. Il Tribunale ha dovuto quindi convocare tramite call center una giovane avvocatessa d’ufficio che ha potuto solo chiedere i termini a difesa, ovvero un rinvio. La vicenda si presta a facile ironia: con tutti gli studi legali che ha a disposizione, il monopolista televisivo al governo affronta il processo con l’avvocato d’ufficio. Ma non è esibizione di modestia. L’obbiettivo contingente era proprio il rinvio che con i signori della toga in aula non avrebbe potuto avere.
Infatti, mentre gli avvocati-parlamentari pretendono che il processo non abbia luogo nei confronti del presidente del consiglio perché sarebbe protetto, fin dal 26 luglio, dal cosiddetto Lodo Alfano (sospensione dei processi a carico delle massime cariche dello stato), il pubblico ministero De Pasquale vuole presentare eccezione di costituzionalità sul Lodo medesimo, ma ora dovrà attendere la prossima udienza. Presentata l’eccezione la questione torna alla Corte Costituzionale, che potrebbe bocciare la legge, come già fece con il quasi identico Lodo Schifani. In questo caso il presidente del consiglio resterebbe privo della protezione e sarebbe di nuovo processabile.
Ma gli avvocati-parlamentari hanno un altro motivo di preoccupazione che li induce a rinviare comunque il più possibile l’iter processuale. Se anche la posizione del loro difeso fosse stralciata in base al Lodo Alfano, il processo a Mills, accusato di aver testimoniato il falso a vantaggio del capo del governo in cambio di 600 mila dollari, continuerebbe e giungerebbe a sentenza forse entro due mesi. Se Mills fosse condannato come corrotto, Berlusconi sarebbe inevitabilmente riconosciuto come corruttore, anche se non processabile. Resterebbe un’ombra che proprio la non processabilità renderebbe incancellabile.
E’ anche vero che il soggetto non si fa troppo impressionare dalle ombre, uscito com’è da vari analoghi processi solo perché la sua maggioranza ha cambiato le leggi a proposito dei reati di cui era imputato. Ed è in grado di mobilitare la sua sterminata potenza mediatica per sostenere che è stato sempre assolto e far dimenticare le volte in cui è stato prescritto. Resta comunque inevitabile il confronto con altri casi ben noti sulla scena internazionale: il cancelliere Kohl in Germania e il presidente Olmert in Israele sono stati obbligati (non dai Parlamenti, non dalle opposizioni) ma dai loro stessi partiti a dimettersi a causa di motivi assai meno gravi. Ma si sa: in Italia può fare politica solo chi è ricattabile.
Intanto gli avvocati-parlamentari fanno il loro mestiere: annunciano un nuovo “legittimo impedimento” alla loro presenza anche nella prossima udienza. L’avvocato-deputato Ghedini avrà udienza a Rimini e preferisce l’Adriatico. Per l’avvocato-senatore Longo perfino un banale e forse noiosissimo convegno delle Camere penali è motivo sufficiente per disertare l’udienza. L’opposizione ha protestato e ha buone ragioni per continuare a protestare. Ma la classe dirigente di centrosinistra non si chiederà mai abbastanza perché ha mancato tutte le numerose occasioni per liberare la politica italiana dall’anomalia che la inquina ormai da quindici anni. Ma se l’è mai chiesto davvero?

Pancho Pardi



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