20.10.08 – Contro Orlando un nuovo “fattore K”

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Se e quando Pecorella si ritirerà dalla corsa per la corte costituzionale si dovrà ritirare anche Orlando dalla commissione di vigilanza. Un giovane e brillante giornalista ha provato a spiegarmi il nesso tra le due candidature, ma non sono riuscito a capire. Sicuramente la colpa è la mia, ma proverò a spiegare il perché. Orlando non ha pendenze di alcun genere. Orlando è sempre stato votato in modo compatto da tutte le opposizioni, Pecorella non lo stanno votando i suoi amici. Molti di loro lo stanno pugnalando nel segreto delle urne. Avranno i loro buoni o cattivi motivi.
In ogni caso la commissione di vigilanza rientra in un’altra sfera istituzionale la sua modalità di elezione è regolata da una intesa politica che nell’ultimo decennio ha sempre consentito alle opposizioni di esprimere alla presidenza il suo candidato senza trattativa alcuna.
Mario Landolfi fu nominato mentre Berlusconi urlava al colpo di stato, accusava Prodi di ogni nefandezza, promuoveva manifestazioni di piazza contro il regime. Landolfi fu eletto perché così prevedeva l’intesa, benedetta dalle più alte cariche istituzionali. Nei confronti di Orlando si invoca un moderno fattore K. Lui, il suo partito, e chiunque non piaccia al re Sole non potrà e non dovrà ricoprire incarichi istituzionali. Accettare questo principio significa ledere l’autonomia politica non di un partito, ma di tutta l’opposizione; quella di oggi o nel futuro, quella di segno diverso che potrà esserci nel futuro. Pensate un po’ se si dovesse applicare questo principio a tutti quegli esponenti della destra che hanno fatto, del loro credo l’urlo, l’insulto, l’aggressione un modo di essere.
Gli sciocchi e gli opportunisti che oggi ridono o tramano, scopriranno, prima o poi, che la sub cultura della lista di proscrizione non conosce confini.
Siamo sicuri che nessun parlamentare dell’opposizioni accetterà mai di colpire Orlando alle spalle e di farsi giudicare gradito da Cicchitto e compagnia urlante.
Nel frattempo esprimiamo la nostra solidarietà a Marco Travaglio,quelli che oggi cercano di linciarlo, non si sono mai difesi nei processi, ma dai processi. Travaglio non ha insultato il suo giudice naturale, non ha chiesto la ricusazione. Travaglio ha annunciato che farà ricorso in appello.
Davvero un tipo strano, ma non poteva sollecitare un bel lodo e magari infilare il suo avvocato alla corte costituzionale.

Giuseppe Giulietti



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