2.02.2009 – Sbarramento, le ragioni del nostro no
Qualche giorno fa da questo blog abbiamo annunciato il nostro voto contrario alla legge elettorale che introdurrà uno sbarramento del 4% in occasione delle prossime elezioni europee.
Quasi tutte le forze politiche presenti nel Parlamento hanno già annunciato il loro voto favorevole, al massimo si asterrà l’Udc. Le ragioni del nostro no, illustrate in modo egregio da Federico Orlando, presidente di articolo 21, riguardano il contesto politico ancor più del testo.
Non vi è dubbio alcuno che in altri paese europei tale soglia esista, allo stesso modo è vero che altrove lo sbarramento abbia favorito l’accorpamento tra diverse formazioni, basti pensare all’esempio tedesco, tante volte richiamato proprio dalle forze politiche che fanno riferimento alla sinistra radicale, per usare una definizione giornalistica.
Per queste ragioni non pensiamo affatto che i deputati che voteranno tale legge possano essere definiti ”golpisti o eversori dell’ordine democratico”. Tra di loro si trovano donne e uomini che hanno sempre manifestato un grande attaccamento ai valori della legalità e della Costituzione. Persino quando la polemica si fa durissima, bisogna ritrovare maggiore sobrietà negli atti e soprattutto nel linguaggio.
Naturalmente questo principio deve valere per tutti. In questi ultimi giorni ci è capitato di leggere, in sede politica e giornalistica, le seguenti definizioni applicate a chi non voterà la soglia di sbarramento: vogliono distruggere il PD, sono d’accordo con D’Alema, è una trappola contro Di Pietro che vuole prendersi i voti della sinistra radicale, tirano la volata a Ferrero e ai comunisti, e subito dopo, magari nello stesso editoriale (senza senso del ridicolo…), sono gli amici di Vendola che non vuole stare con Ferrero. Non manca neppure il cretino che mette in guardia contro il rischio che, senza soglia, i fascisti possano entrare nel parlamento europeo…
Tra le tante ipotesi non sembra avere diritto di cittadinanza la più lineare e cioè che esistano parlamentari e cittadini che non siano rimasti convinti dai tempi e dai modi di questa decisione. Si può essere sinceri sostenitori del maggioritario e della semplificazione degli schieramenti senza per questo dover aderire ad una ipotesi di riforma maturata in tutta fretta e che, inevitabilmente, avrà lo spiacevole sapore di una decisione assunta dagli inclusi ai danni dei già esclusi. Questa scelta non favorirà l’accorpamento ma produrrà esasperazione, frantumazione e persino rischierà di sospingere sempre più in là le formazioni più estreme, a destra come a sinistra.
Speriamo di sbagliare ma potrebbe esserci una ripresa dell’astensionismo e un rafforzamento della sfiducia. Chi pensa di trarne un utile immediato potrebbe dover registrare amare sorprese.
Ci auguriamo che queste considerazioni possano essere prese in esame, e che si voglia almeno modificarne il testo, abbassando ulteriormente la soglia, senza dare l’impressione che i giochi siano già stati fatti e che qualsiasi ipotesi di modifica sia solo una gran rottura di scatole.
Questa riforma, che comunque avrà l’effetto di una ulteriore riduzione della dialettica politica e sociale, sarà approvata da una maggioranza di tipo bulgaro. Non abbiamo certo la pretesa di poter arrestare questa ondata, ci auguriamo solo e soltanto che, almeno al voto finale, si possano registrare voci dissonanti, capaci di segnalare che, anche su questo tema, esistono posizioni diverse e che tali resteranno, nonostante l’intollerabile campagna di predefinire chiunque non intenda rendere omaggio allo spirito dei tempi.
Naturalmente subito dopo il quasi unanime voto sulla legge elettorale per le europee, non mancherà un’analoga iniziativa per modificare immediatamente anche la legge elettorale per il parlamento italiano, simpaticamente definita una porcata da uno dei suoi genitori. O no?
Giuseppe Giulietti
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