21 giugno 2008 – Giuseppe Giulietti: il Montanelli che la destra non ricorda
di Giuseppe Giulietti
Un grazie a Federico Orlando, il Presidente di Articolo 21. I miei amici della Piazza del dissenso mi perdoneranno se oggi cederò a lui il mio spazio. Io ringrazio Federico per il suo amore per la libertà contro ogni conformismo e contro ogni setta. Nei giorni scorsi, presso la Fnsi, sulla base di una sua idea abbiamo ricordato Indro Montanelli. Il giorno successivo Mario Cervi dalle pagine de Il Giornale ha cannoneggiato contro alcuni comunisti come il sottoscritto che a suo avviso volevano annettersi Montanelli. Federico Orlando da par sua ha scritto una replica a Cervi in modi e forme che ci fa piacere pubblicare sulla Piazza del dissenso poiché fa capire che cosa significa essere un grande maestro del giornalismo e un grande liberale.
di Federico Orlando – da "Europa"
"Cara Europa, leggo l’articolo di fondo che Mario Cervi ha dedicato sul Giornale al convegno di Articolo21 su Montanelli. Ho letto anche la nitida e sostanziosa cronaca che ne ha fatto Paolo Bricco sul Sole 24 Ore. Quale differenza. Mi chiedo come mai l’ex amico di Montanelli, che Indro valutava “mai sopra il 6 e mai sotto il 6”, e che sostanzialmente lo piantò per ottenere il pennacchio dall’editore, si senta autorizzato a definire “strumentali” le iniziative di Orlando e Giulietti, citati come estremisti." Ermano Caporilli, Milano
Caro Caporilli, Cervi premette di scrivere su una notizia di agenzia: e questo avvalorerebbe la valutazione “scolastica” di Montanelli, che lei ricorda. Lamenta di non essere stato invitato, e ho l’obbligo di dirgli che abbiamo dovuto accontentarci di ciò che offre Roma, che non è propriamente Quarto Oggiaro, non potendo permetterci di rimborsare spese di viaggio o d’altro. Quanto al “giù le mani da Indro”, che ci intima, non è proprio colpa nostra se la giornata di studio sul Montanelli “giornalista politico” (tesi sostenuta da Galli della Loggia al primo convegno montanelliano di Palazzo Vecchio a Firenze, 2002), e da me ripresa per la relazione base, sia caduta nel momento in cui gli animi sono esacerbati per le minacce di bavagli e galera a giudici e giornalisti da parte del governo.
Nonostante questa concomitanza, la giornata montanelliana è proceduta sui binari della più assoluta serenità, sui quali l’avevamo posta scegliendo – fra l’altro – relatori di tutte le opinioni politiche: alla mia relazione di vecchio liberale (Né reazionario né fiancheggiatore dei Ds, come mi descrive Cervi) sono seguite quelle di: Enrico Mentana (Fininvest), Marco Travaglio (“dipietrista”?), Giancarlo Mazzuca (deputato del Pdl), Nicola Tranfaglia, storico, ex Pdci dal quale è uscito, Sergio Lepri, per 40 anni direttore generale dell’Ansa, Marco Giudici, direttore di Rai Sat e curatore di una sintesi dell’intervista (con la quale abbiamo aperto la giornata) che Ferruccio de Bortoli fece a Indro Montanelli nel dicembre 1999 e che aveva per tema “Il Novecento” (e non Berlusconi o altri aspetti minori del secolo). Se Mario Cervi avesse letto e saputo tutto questo, avrebbe evitato di commentare cose che forse non sapeva e che non sono accadute.
Quanto al “comunista” Giulietti (ma è proprio vero che i Ds amino Giulietti e la sua libertà di esprimersi senza remore?) e al mio “fiancheggiamento Ds” (fiancheggerei solo il Partito Liberale: montanelliano, gobettiano, laico, riformista, se esistesse), Cervi mi costringe a ricordargli che se qualcuno ha “fiancheggiato” è lui: che ci seguì alla Voce per amicizia con Montanelli, poi si riavvicinò al Giornale dove Berlusconi, liquidato nel frattempo Feltri e chiamato il cingolato Belpietro, voleva un giornalista-pennacchio di origini montanelliane che salvasse le apparenze, ma non dirigesse, fingesse solo di fare il direttore responsabile. Bettiza lo mandò al diavolo, Cervi accettò. Montanelli scrisse che “i limiti chiesti a Bettiza, a Cervi non furono chiesti, perché se li pone da solo”). Ma rimase amareggiato quando, per la campagna elettorale del 2001, ripreso il generale cannoneggiamento dei media berlusconiani contro Montanelli, il Giornale di Belpietro, di cui Cervi aveva smesso da poco il pennacchio e conservato il commento quotidiano, non solo non lo difese ma lo attaccò: “Da lui – disse Montanelli a Pietro Cheli per Il Diario, supplemento del 30 marzo – non mi aspettavo che sfoderasse il bando per difendermi, ma perlomeno che tacesse”. Capisco che Articolo 21 rompa le scatole se ricorda queste cose, ma ne farebbe a meno se imbavagliamento dei giudici e dei giornalisti non fossero tic incorreggibili della destra.
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