21.11.08 – La farsa della Vigilanza

MicroMega

La questione della Commissione di Vigilanza dei sistemi radiotelevisivi (detta volgarmente Vigilanza Rai, perché Mediaset non deve e non può essere vigilata da un’autorità pubblica) assume i toni della commedia, forse addirittura della farsa.
Contro ogni consuetudine istituzionale, che vuole il presidente della Commissione espresso dall’opposizione, la maggioranza, dopo aver fatto mancare il numero legale per più di quaranta volte, si è decisa a garantirlo ma solo per eleggere con i suoi voti l’unico dei membri della minoranza che si è prestato ad accoglierli. Riccardo Villari ha infatti ricevuto dal suo schieramento solo il voto di due franchi tiratori.
Forte del sostegno del centrodestra, indifferente all’ostilità del centrosinistra, nelle cui file è stato eletto, Villari si abbarbica alla sua virtuale presidenza in nome di un superiore principio istituzionale. Non lo fa per sé, non lo fa contro il suo partito, non lo fa per il partito avversario che lo ha eletto: lo fa per le istituzioni.
Aveva detto: resto qui fino a che i due schieramenti non si mettono d’accordo su un candidato condiviso. Ora che questo è stato trovato nella persona di Sergio Zavoli, afferma che nessuno gli ha detto nulla di questo nuovo accordo. Lo sanno anche le pietre del Pantheon (a metà strada tra il Senato e Palazzo San Macuto, sede della Commissione) ma lui no. Perciò in nome delle istituzioni resta dov’è.
Il Partito Democratico lo ha espulso e ha annunciato l’assenza dei suoi membri in Commissione fino a che non si dimette, ma lui non cambia idea. Perfino De Gregorio, massimo esperto nel cambiare schieramento, vanta su di lui una superiorità: essere passato dalla maggioranza alla minoranza e non il contrario. Ma Villari resta dov’è. Perfino Berlusconi, capo dello schieramento che lo ha eletto, ha fatto il gesto formale di invitarlo a recedere: l’accordo su Zavoli pone fine alla sua meritorio sacrificio. Ma Villari è tutto d’un pezzo: resta dov’è.
E poiché il presidente della Vigilanza non può essere sfiduciato si profila il caso originale di una Commissione condannata a esistere in forma dimezzata perché il presidente resiste a ogni sollecitazione ad andarsene. E con la sua permanenza rende più difficile la definizione del Consiglio di Amministrazione Rai e delle nomine conseguenti.
La provvisorietà potrebbe prolungarsi. Ma le conseguenze non sono uguali per tutti. La Vigilanza ne esce a pezzi e priva di qualsiasi rilievo istituzionale: un’adunata di obbedienti la cui assoluta mancanza di autorità non fa che esaltare l’autorità del padrone unico. Non c’è in Italia alcun bisogno di Vigilanza dei sistemi radiotelevisivi, quando l’unica possibile viene esercitata da Arcore e Palazzo Chigi.
L’opposizione deve trarne la capacità di uno scatto d’energia. Nel passato recente i partiti che hanno dato vita al Partito Democratico sono stati troppo inerti di fronte all’anomalia italiana e alle sue conseguenze. La farsa della Vigilanza ricorda loro che le prossime elezioni saranno affrontate con tutti i cannoni televisivi nelle mani di un solo soggetto e che i già labili poteri di controllo sono annichiliti. E’ il momento non solo di resistere ma anche di prendere iniziative fantasiose per spiazzare un potere mediatico mostruoso. La fionda di Davide contro i cannoni di Golia.

Pancho Pardi



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