22.05.09 – Il cappone di Palazzo Chigi
La parola è stata detta. Le assemblee elettive sono pletoriche e perfino controproducenti. Per ridurre il numero dei parlamentari ci vorrà una legge d’iniziativa popolare, perché deputati e senatori sono capponi e tacchini che non hanno alcuna voglia di anticipare il natale.
Così il presidente del consiglio all’assemblea nazionale di Confindustria, applaudito da una platea suggestionata dal carisma del falso in bilancio.
La battuta si presta a poche semplici considerazioni. E’, per ora, l’ultima conseguenza della convinzione che il parlamento serva a poco o nulla. Ciò semplicemente perché le Camere non eseguono con prontezza e sbattendo i tacchi la volontà del capo del governo. Noi sappiamo che ciò non è vero: nel primo anno di legislatura il parlamento è stato solo la macchina esecutiva della volontà legislativa del governo. Ma al sultano ciò non basta: vuole più fedeltà e più rapidità.
L’evocazione della legge d’iniziativa popolare illumina la concezione plebiscitaria del potere: annichilita l’autonomia parlamentare è fatale che il corto circuito tra capo e popolo produca una legge d’iniziativa popolare pensata e voluta dal capo invece che dal popolo.
Nessuno stupore ormai è possibile. L’uomo solo al comando non si pone limiti. Ma il lessico ha conseguenze insidiose anche per lui. Anche se tende a dimenticarlo, l’immune impunibile è parlamentare anche lui. Appartiene anche lui all’inutile specie dei volatili parlamentari. E chiunque è autorizzato, dalla sua stessa parola, a pensare che la sua stessa incontrollata ambizione metta a rischio l’elevazione al Quirinale del cappone di Palazzo Chigi.
Pancho Pardi
(22 maggio 2009)
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