22.09.08 – L’Alitalia è “strategica”, l’istruzione no?
Il volo è strategico, d’accordo. E quindi nella vicenda Alitalia più di un esperto di economia sarà pronto a spiegarci che di tutti i problemi che la questione presenta quello degli esuberi è il minore. Però non è del tutto da trascurare, per vari motivi. Gli aerei li fanno volare i piloti, e il pilota non può stare da solo sull’aereo, come l’autista dell’autobus. Abbiamo sentito voci liberiste strillare: chi se ne frega, li assumiamo all’estero! E a terra qualcuno deve saper fare manutenzione, eccetera (anche quelli li assumiamo all’estero, e gli troviamo casa a Fregene?).
Ci sono dunque fondati motivi per cui parecchi altri intenditori dell’argomento si preoccupano per gli esuberi. Difficile sapere il numero. Con Berlusconi prevarrà sempre il gioco delle tre carte. E poi per lui i numeri sono sempre una metafora mediatica: a San Giovanni aveva portato tre milioni di persone…
Dunque con Air France gli esuberi erano 2.000, con Cai da 5.000 a 7.000. Poi col gioco delle tre carte sono diventati 3.500, poi sempre meno. Arduo calcolare quale sarà la contrazione a Fiumicino con la riduzione dei voli. Ma al di là dei trucchi vale il principio di realtà: se i sindacati si preoccupano degli esuberi, vuol dire che esuberi ci saranno (magari era meno peggio se accettavano i 2.000 di Air France). Per il momento non sappiamo quanti. E non solo i sindacati se ne danno pensiero. Facciamo un’ipotesi di comodo: che con Fiumicino possano essere 8.700. Poi meglio se saranno meno, naturalmente.
Ebbene, col taglio di Tremonti e la supponenza di Gelmini, nella scuola gli esuberi dichiarati, senza gioco delle tre carte, saranno 87.000. Si troverà qualche commentatore equilibrato che si preoccupi, non dico dieci volte di più ma nella stessa misura che per Alitalia, degli insegnanti tagliati nella scuola? Il volo è strategico, la scuola no?
E l’università? Non tutti sanno che d’ora in poi per cinque professori che andranno in pensione ne sarà sostituito solo uno. Migliaia di giovani ricercatori, su cui si è investito per prepararli fino a dar loro l’opportunità di sostituire e magari far meglio di chi li aveva preceduti, non avranno più l’opportunità di mettersi alla prova e dimostrare ciò che valgono. E beati quelli che andranno all’estero perché lì avranno l’occasione di svolgere le ricerche per cui si erano preparati. Il volo è strategico, la ricerca no?
Il problema si intreccia, a modo suo, con la crisi finanziaria mondiale. In certo senso è divertente vedere folle di monetaristi fottuti, che ci hanno rotto le scatole per decenni con la bellezza del mercato, tornare al primo grave scossone col cappello in mano da Keynes. Altro che più mercato: più stato! Ora che il mercato gli ha fatto venire la strizza vogliono più stato! Ma siccome restano i teorici dell’egoismo (libertà, eguaglianza e Bentham! Diceva Marx, se ancora si può citarlo) vogliono dallo stato soldi per ripianare i debiti di banche e assicurazioni.
Provate a proporre loro di chiedere soldi allo stato per avere istruzione, ricerca, cura dell’ambiente… vi rivolgeranno il tipico sorriso di compatimento del monetarista…
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