22.12.08 – L’asse Brunetta-Ichino-Vittoria Franco
Improvvisamente vieni a sapere che il ministro – meraviglia Brunetta, quello che riesce a stare nella notizia e in video tre o quattro volte al giorno con l’espediente di una corsa frenetica fra la caccia ai fannulloni e la punizione delle donne che lavorano, improvvisamente vieni a sapere che quello di Brunetta, pur così creativo e brillante, non è un “one man show”. Brunetta non naviga in solitario.
Se si tratta di fannulloni – causa né vinta né persa perché priva di senso comune – Brunetta si trova accanto Pietro Ichino, uno dei due esperti di lavoro del Pd. L’altro, come è noto, è Tiziano Treu, sempre un po’ scontento della mitezza della destra contro la CGIL, sempre stupito che persino la Marcegaglia riservi a Epifani un minimo di riguardo.
Ma c’è Pietro Ichino che, vista la questione dei fannulloni, con entusiasmo si associa. Si associa a che cosa? A un guazzabuglio impossibile da far diventare diritto in cui “Chi lavora bene viene premiato” e “Chi lavora male, lentamente, svogliatamente o per niente viene punito”. Con piglio coraggioso Ichino afferma, insieme a Brunetta, che “Se necessario si licenzia”.
Moralmente l’idea è identica alla proposta leghista del permesso di lavoro a punti. Una gang di vigili urbani debitamente motivati dal miglior Ku Klux Klan di una città leghista è capace di creare in un mese tanti scontri e incidenti da azzerare la carta a punti di un santo. Allo stesso modo una bene organizzata gang d’ufficio o di luogo di lavoro è in grado di isolare nel vuoto nel non lavoro qualsiasi vittima designata.
Direte: Ma c’è un capo. Giusto. E, se c’è un fannullone nel gruppo, è proprio lui, il capo, da punire. Nessuno può fare il fannullone da solo e di sua iniziativa, se non all’interno di una pessima organizzazione gestita, in buona o malafede, da un pessimo capo.
Non domandiamoci neppure come si arriva al premio (nel teatro parrocchiale, suppongo) di chi lavora bene. Nel Paese in cui stiamo ancora discutendo di un modo decente e civile per selezionare i migliori docenti universitari, l’ impiegato premiato sarà sempre l’uomo di… disposto a… e sempre gentile con…
Quanto alle donne, Brunetta è del parere che più tardi vanno in pensione è meglio è. Il Pd non lo lascerà solo. Infatti la senatrice Vittoria Franco, ministra ombra alle Pari Opportunità, si schiera subito al fianco del coraggioso ministro. D’accordo, c’è anche Emma Bonino, ma almeno la Bonino era arrivata molto prima, da sola, e lungo un percorso diverso.
Tutto avviene con una fretta e una superficialità stupefacenti. Scompare dalla scena la vita tipica di una donna italiana che lavora, con figli e genitori a carico, in un paese privo di servizi sociali e mentre la riforma della scuola ha appena abolito il tempo pieno nelle scuole elementari e medie.
Per fortuna c’è il quotidiano di An “Secolo d’Italia” e il suo direttore Flavia Perina. Ci pensa lei, da destra, dal lato in cui dovrebbe elogiare Brunetta, a far notare che la proposta è stramba, stonata, in contrasto con tempi, priva di legami con la realtà.
Incredibile ma vero. E un po’ triste.
Furio Colombo
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