23.01.09 – Rai, punizioni a senso unico
Non ci voleva una grande immaginazione a prevedere che la via disciplinare al giornalismo avrebbe ritrovato nuove vigore e si sarebbe indirizzata sempre e solo contro i soliti noti. Puntualmente l’autorità di garanzia delle comunicazioni e il consiglio di amministrazione della Rai si sono occupati di Santoro, di Travaglio, di Fabio Fazio.
L’autorità a maggioranza,con il voto contrario dei commissari Lauria, D’Angelo e Sortino, ha addirittura sanzionato Santoro e Fazio.
A nessuno è venuto in mente di discutere le trasmissioni omissive, quelle dove le domande si concordano prima, quelle dove si scambiano favori e marchette, quelle dove i punti di vista critici non trovano posto, quelle dove gli amici della loggia, gli inquisiti e i condannati si possono permettere di insultare, senza che nulla accada, il giudice Caselli o magari beatificare quel sant’uomo di Dell’Utri o l’amico Moggi.
Le nostre parole, ovviamente, saranno tacciate di estremismo, per questa ragione vogliamo proporvi le considerazioni rilasciate al sito di Articolo21 da Nicola D’Angelo, un pacatissimo magistrato, componente della autorità di garanzia.
Il Garante per le Comunicazioni ha multato la Rai per 50 mila euro. Sotto accusa c’erano Santoro ed Anno Zero per la puntata del maggio 2008 che aveva rilanciato le aspre accuse di Beppe Grillo contro il presidente Napolitano e Umberto Veronesi. Il Garante – scrive oggi Repubblica – ha deciso la multa a maggioranza. Contro la sanzione si sono espressi tre commissari, Sortino, Lauria e D’Angelo. A quest’ultimo abbiamo chiesto il perché del suo voto contrario. “Sono stato contrario all’adozione dei provvedimenti nei confronti di Fazio e Santoro – afferma Nicola D’Angelo – non solo per specifiche ragioni procedurali e di merito ma soprattutto per una considerazione di ordine generale. L’attività giornalistica e l’informazione sono questioni troppo importanti perché siano oggetto di verifiche e censure in sede amministrativa. Una delle conquiste principali della nostra Costituzione – afferma il consigliere – è stata la tutela della libertà di informazione, anche e forse soprattutto quando è scomoda e non condivisa. Se ci sono eccessi, l’ordinamento appresta strumenti quali il giudizio penale, la rettifica e l’intervento dell’ordine dei giornalisti. L’esercizio di un sindacato diverso, secondo parametri di ampia discrezionalità, è un precedente rischioso. È vero che l’Autorità ha un compito di vigilanza sulla RAI, ma questo compito deve essere necessariamente svolto nel più rigoroso rispetto dell’art. 21 della Costituzione. Quanto poi all’affermata violazione dei diritti della persona nei casi trattati, la tutela di questi diritti, secondo la legge, si riferisce non a soggetti individuali ma ad interessi di natura collettiva e soprattutto tende ad evitare che le trasmissioni possano indurre all’odio, alla violenza e al razzismo, concetti certamente non rinvenibili in questi casi”. “D’altra parte – conclude Nicola D’Angelo – mi sembra che nella televisione italiana ci siano ben altre trasmissioni che non mostrano particolare riguardo per la tutela della persona, per esempio nel poco rispetto per le donne, per i bambini, per le minoranze”
Meglio non si poteva dire.
Non mi stupirei che gli sciocchi e i faziosi tentassero di inserire anche D’Angelo e i suoi colleghi nel lungo elenco delle persone sgradite.
Quanto è accaduto è solo il preannuncio di quanto accadrà.
Sotto la scure non finiranno solo i Fazio, i Santoro, i Travaglio, ma chiunque per un qualsiasi motivo non risulterà gradito all’editore unico di riferimento.
Chiunque farà finta di non saperlo, partito, movimento, sindacato, non potrà dire di non essere stato avvertito e non potrà chiedere l’assoluzione postuma.
Giuseppe Giulietti
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