24.02.09 – Sua maestà e gli editorialisti moderati

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La prima osservazione potrebbe riguardare la reazione più evidente dei giornali italiani alla sconfitta del PD in Sardegna e alle conseguenti dimissioni di Veltroni. E’ stato quasi un coro: tutti a dire che c’è bisogno di una vera opposizione, non solo per gli elettori di centrosinistra ma soprattutto per il presidente del consiglio. La debolezza dell’opposizione infatti lo indebolisce. Come farà, poveretto, a governare senza la presenza di una vera opposizione? L’alternanza, per chi ha tutti gli strumenti per renderla sempre più asfittica, risiede dunque nella necessità del potere di avere di fronte un’opposizione che non appaia finta, ma che possibilmente lo sia.
Il Berlusconi trionfante non preoccupa i maestri del pensiero che vergano gli editoriali dei quotidiani moderati. Tutto sommato gli va bene così. Era una volta “sua emittenza”, ora è sempre più spesso “sua maestà”. Chi ci rimproverava la fissazione dell’antiberlusconismo accetta senza batter ciglio l’affermazione sempre più volgare e senza freni del berlusconismo. C’è una coerenza in questo. Chi si preoccupava per qualche minuscola mancanza di garbo del centrosinistra non mostra la minima necessità di critica verso le enormità del pubblicitario al potere. Basterebbe citare uno tra i tanti esempi minori. Solo problemi di stile: la cautela autocensoria con cui hanno evitato di commentare schifezze macabre come “Eluana ha le mestruazioni: potrebbe avere un figlio”. I Panebianco, i Galli della Loggia si sono posti il problema giornalistico di esprimere un’opinione in merito? Piuttosto si tagliano le falangi. Il loro problema è l’equidistanza. Ma è un’equidistanza tutta apparente. Non criticano il PD perché non fa abbastanza l’opposizione, lo criticano perché non è abbastanza colloquiale con la maggioranza. C’è una coerenza in questo (?).

Pancho Pardi



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