25.09.08 – Quel che il Giornale non dice su Gomorra
Sembra l’argomento del giorno. Vari giornali vi insistono. Pochi giorni dopo la strage di Castelvolturno, il film Gomorra, tratto dall’omonima opera di Saviano, viene candidato a rappresentare l’Italia nella competizione per il premio Oscar.
Il Giornale della famiglia Berlusconi (eufemismo) decide di percorrere il cammino opposto a quello pudico dell’adagio democristiano di una volta: laviamo i panni sporchi in famiglia. Al contrario il Giornale esplode: "Non c’è trucco: vivere in Campania è davvero uno schifo".
Potrebbe sembrare una prova di totale sincerità. Invece c’è il trucco. Intanto c’è il richiamo subliminale all’opera del grande pulitore: "Non è una città metafisica. Ma una realtà da spazzare via come la monnezza". Capite l’antifona? Lui che ha spazzato via la monnezza, spazzerà via anche Gomorra.
Intanto bisognerebbe essere sicuri che la monnezza non sia stata accumulata sotto il tappeto di svariate discariche pronte a diventare temibili emergenze. Poi bisogna intendersi su che cosa sia per intero la monnezza di Gomorra.
Viene il dubbio che per il Giornale sia solo l’aspetto più conclamato della criminalità di strada: dai ragazzi col mitra fino all’impresario che seppellisce veleni nelle cave.
C’è invece una realtà dove il Giornale non vuole andare a guardare: la materia indagata dall’inchiesta dell’Espresso, in cui compare anche il sottosegretario Cosentino. Se il fatto fosse avvenuto a parti rovesciate e il sottosegretario fosse stato del centrosinistra, c’è da scommettere che il Giornale, non da solo, avrebbe fatto fuoco e fiamme.
Invece no. Il quotidiano di famiglia è pronto all’estremismo controllato: "Delenda Gomorra. Che venga distrutta e poi si butti il sale". Ma per carità non si tocchi il sottosegretario. E possibilmente non se ne parli.
Pancho Pardi
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