26 giugno 2008 – Furio Colombo: In piazza, subito, per la giustizia

MicroMega

di Furio Colombo

1) Stiamo chiamando a raccolta coloro che si ostinano a credere di essere responsabili della democrazia nel proprio Paese perché credono che la democrazia italiana sia di nuovo in pericolo. Berlusconi chiede, e pensa di ottenere, anche con qualche sostegno parziale della opposizione, leggi che sono contro tutti le leggi e fuori del dritto. Lo sottraggono ai suoi processi e bloccano un numero altissimo di altri procedimenti.

2) Ci ammoniscono: questa volta no. Questa volta Berlusconi è stato eletto con una maggioranza che impedisce qualunque de-legittimazione. Rispondiamo: Non siamo noi a delegittimare. E’ il premier che delegittima se stesso con le leggi “private” che intende imporre. In ogni caso la parola serve a introdurre un clima di zuffa e di golpe che oscura la questione. La questione è opposizione. L’opposizione a leggi che violano le leggi (prima di tutto la Costituzione) è un dovere.

3) La democrazia è una forma di governo basato sulle garanzie di chi governa ai cittadini, e sul consenso dei cittadini a chi governa. Richiede, come ogni meccanismo geniale e delicato, continua sorveglianza e continua manutenzione. E’ vero, Berlusconi ha avuto (non tanto lui, ma certo la sua coalizione-testugine) molti voti in più dei suoi avversari. Quei voti gli aprono legittimamente la porta. Ma non approvano, o autenticano o dichiarano giusto e vero tutto ciò che il beneficiario di tutti quei voti farà, una volta varcata la soglia delle elezioni. Ogni atto successivo, se nel frattempo permangono condizioni di libertà, è soggetto al giudizio di chi si oppone. Tutto ciò non è automatico e per “partito preso”. Neppure i più aspri detrattori di Berlusconi si aspettavano che, per prima cosa, l’uomo di Arcore celebrasse il suo ritorno con leggi ancora peggiori di quelle per cui era già diventato celebre non solo in Italia.

4) Se il diritto al giudizio sugli atti di chi governa finisse nel giorno e nell’ora in cui viene eletto (è ciò che ti dicono i berlusconiani: “ Con tutti quei voti come osate criticarlo?) allora finirebbe la democrazia. E invece della democrazia ci sarebbe un consenso controllato.

5) Berlusconi è un primo ministro legittimo esattamente nella misura in cui l’ormai celebre primario della clinica Santa Rita di Milano è un chirurgo legittimo. Berlusconi ha avuto i suoi “pieni voti”, e così il chirurgo che asportava pezzi di corpo umano a piacere. Anche lui era arrivato al tavolo operatorio a pieni voti. Il giudizio – sul primo ministro e sul chirurgo (che in entrambi i casi si chiama “giustizia” e “difesa dei cittadini”) non contesta i “pieni voti”. Riguarda ciò che il titolare di quei voti fa nell’esercizio di un potere di cui, ad ogni istante, è chiamato a rendere conto.

6) E’ antidemocratico sostenere che il voto sospende il giudizio. Anche la pena di morte (in alcuni paesi tra cui gli Stati Uniti) è davvero democratica nel senso che più del 50 percento dei cittadini è a favore. Chi è contrario alla pena di morte però continua a battersi e non smette di chiedersi se ce la farà. Il consenso cambia, se c’è lotta e opposizione decisa. Questo è il tratto distintivo della democrazia, e il dovere democratico dei cittadini che non vogliono arrendersi. Questi cittadini non hanno voglia o interesse di sostenere che sono più bravi – o coraggiosi o democratici – di altri o che fanno una opposizione che altrimenti non si fa. Questo giudizio, a tempo debito, lo daranno col voto. Ma la questione urgente e grave è qui, adesso. E noi non vogliamo chiamarci fuori. Intendiamo esserci.

7) Esserci non vuol dire fare teatro, vuol dire fare politica. Poiché la grande stampa e tutte (tutte) le televisioni sotto controllo dirottano il discorso altrove o raccontano di un consenso che non c’è o di un premier e di un governo che esistono in dibattiti finti, commenti di esaltazione e “retroscena” concordati, noi ci rendiamo conto che la presenza fisica è indispensabile.
E’ ciò che ci resta come spazio di contatto con i cittadini.
Noi abbiamo orrore del silenzio, quelli di noi che hanno vissuto altre epoche difficili, come il fascismo. Sappiamo quanto rapidamente si passa dal silenzio al silenzio-assenso. Vuol dire, nei fatti, fine della libertà anche quando la libertà resta teoricamente nelle leggi.

8) Ci dicono: sarete in pochi. E’ possibile. Nella storia succede. Si va facilmente da un milione a duemila partecipanti. E ritorno. Ecco, noi contiamo sul ritorno. Sappiamo che avviene solo se non ci si sottomette alla “loro” regole del gioco. Solo se non si tace. Solo se non si finge di vivere in tempi di legale normalità.


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