27 luglio 2008 – Furio Colombo: La cortigianeria che offende Napolitano
di Furio Colombo
LA FRASE DEL GIORNO
“L’Unità va all’attacco di Napoletano. Gelo nel Pd”. (Corriere della Sera, 25 luglio)
Chi non avesse a disposizione una copia autentica de L’Unità, potrebbe ragionevolmente immaginare un titolo tipo “Napoletano devasta la Costituzione” oppure “Grave violazione del Quirinale” o anche “Il Colle complice di Berlusconi”.
Ma poiché Antonio Padellaro ha scritto un breve testo amichevole e sincero in cui dice “Caro Presidente, molti di noi proviamo disagio nel sapere che il lodo Alfano è legge della Repubblica” (Ovvero che solo l’Italia ha un Primo Ministro imputato e solo l’Italia ha un Primo Ministro che diventa immune da reati già commessi e da procedimenti in corso a causa di una sua legge) il non poterne parlare con una persona amica appare un curioso divieto.
Un simile divieto, che certo non c’è nella Costituzione e certo non viene dal Quirinale, isola il Presidente della Repubblica, assediato da un cattivo governo e lo separa dall’alleato naturale, l’opinione pubblica, lo separa da chi vuol discutere e dialogare non con Alfano o Gasparri o Maroni, e che con Berlusconi non ha molto da dire perché sta dalla parte delle sentenze, come in tutte le grande democrazie.
Leggete la Repubblica del 25 luglio. Intitola un articolo sulle voci democratiche che si rivolgono al Presidente della Repubblica: “L’ultimo insulto a Napolitano”. Come dire che in questo paese infestato da Bossi, Berlusconi, Maroni, Schifani (che intenta cause civili ai suoi critici per milioni di euro dopo essersi procurato l’immunità totale) il Presidente degli italiani è una statua sorda, muta e a cui è vietato rivolgersi. Questo sì, è un insulto. Taglia via tutta la vita da democratico di Giorgio Napolitano, pena il reato di insulto, come se fossimo in Birmania, dove la giunta non vede, non sente, ed è reato citarla.
Certo, in questa gara di cortigianeria che offende persone restate normali benché divenute “alte cariche” perché non sono né Schifani, né Fini, né Berlusconi, e non hanno un passato o un presente da farsi perdonare, aiuta, e molto, l’ultima intervento devastante di Beppe Grillo, (25 luglio). Il suo squilibrio si riversa sul faticoso tentativo di tenere vivo un filo di comunicazione democratica, di chiarezza e di rispetto. Grillo arriva di corsa, con impeto paurosamente incontrollato, e spacca una porta che alcuni avevano già aperto sfidando da soli le accuse di lesa interferenza. Con la sua scenata offre a Massimo Giannini de “La Repubblica “ e al suo articolo di tipo asiatico (mai mormorare il nome di un vertice della Repubblica, solo venerare in silenzio) l’unica occasione buona per dimostrare che il suo argomento è fondato ed è occidentale.
Il talento di Beppe Grillo è questo: permettere che si sentano solo le voci di Maroni e Schifani. E di tutta la banda dei fuori-legge di governo.
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