28 ottobre – Questo movimento andrà lontano
Con questo articolo Angelo d’Orsi, professore di Storia del pensiero politico all’Università di Torino, inaugura "Cattivi maestri", uno spazio quotidiano di riflessione e resistenza contro l’attacco all’istruzione pubblica.
Lascio la manifestazione odierna, prima che sia finita. Non per la pioggia, che non ci ha scoraggiato. E intanto penso all’editoriale di uno dei fogli di famiglia del Cavaliere (o uno dei fogli dei famigli del Cavaliere, che è praticamente lo stesso), che ieri o ieri l’altro sentenziava che le piogge erano in arrivo. E avrebbero fatto squagliare il movimento. A quanto pare non è così. Anzi. Senza enfasi, credo che questo movimento andrà lontano. Perché ha in sé la critica e la proposta, mostra capacità di analisi e di azione, rompe i recinti, supera gli steccati, unifica le componenti del mondo accademico: studenti, professori, nelle loro diverse “fasce”, personale amministrativo, e, forse i veri iniziatori della protesta, i tanti e variegati “precari”, divenuti ormai il vero tessuto connettivo del mondo universitario, e il prezioso collante fra studenti e docenti.
Rifletto, mentre sfilo tra questi ragazzi e ragazze, con contorno di ex giovani, con cartelle e zaini, molti senza ombrello, in allegria. Rifletto all’aria di serenità che spira tra gli slogan, gli striscioni, i frammenti di conversazione: non c’è paura, non c’è tensione, non c’è rabbia. C’è prima di tutto la tranquilla coscienza della forza. La consapevolezza che si può fare, che si può vincere; che la lotta è ritornata sovrana. Del resto non è Torino la città dove tutta una tradizione di pensiero – da Luigi Einaudi a Piero Gobetti, da Antonio Gramsci a Raniero Panzieri – ha teorizzato la “bellezza della lotta”?. Si percepisce insomma che nessuno vuole smobilitare, anche se dopodomani il decreto 137 dovesse essere approvato in un Senato fatto di tanti servi e di troppe anime morte: sì, c’è stato qualche segno di risveglio dal coma di una fetta cospicua della cosiddetta “opposizione”, ma tardivo e ancora assai poco incisivo, per ora (ma non mettiamo limiti alla Provvidenza).
Questo movimento, come lo vedo stasera, come l’ho visto nelle assemblee, nelle riunioni, nelle lezioni all’aperto, non ha alcuna intenzione di rinunciare se la signora Gelmini (una delle tante resistibili ascese dei signor Nessuno – al femminile, nella fattispecie – nella “Seconda Repubblica”…) dovesse incassare la sua “vittoria”. Ritornando a casa rifletto sul “movimento”, e ripercorro le ultime bestialità che il dibattito pubblico ci ha regalato, straordinaria collana di perle da conservare a futura memoria: Cossiga che straparla, e ci illumina sui suoi metodi di ministro di polizia, e fa praticamente l’invito alla provocazione, al pestaggio, e chissà all’omicidio (Giorgiana Masi: do you remember?); «Libero» che dà il meglio di sè coniugando la più bassa delle volgarità con la più becera superficialità; persino l’ineffabile Pansa, ormai divenuto un fenomeno rappresentativo di questo paese allo sbando, si consente un affondo contro studenti e soprattutto professori (la solita solfa; i secondi usano i primi per difendere le loro baronie…); mentre il raffinato e ragionevole Giavazzi continua a dettare la linea “riformista” – possiamo dire morbidamente reazionaria? – al governo, dalle inclite colonne del “Corriere della Sera”.. E la new entry Quagliariello – “storico”, ahimè, asceso inopinatamente e repentinamente ai massimi livelli del forzitaliotismo –, con l’encomiabile zelo del nuovo assunto nella villa padronale, e un fare molto pacato spara cazzate (quanno ce vo’ ce vo’!); intanto gli orridi Gasparri e Cicchitto aprono bocca, ogni 24 minuti, per ribadire i sempiterni e luminosi concetti faticosamente appresi dal “capo”: i contestatori sono una minoranza, la maggioranza è di bravi ragazzi che vogliono studiare, e gli altri si lasciano strumentalizzare da agitatori di sinistra, per scopi politici, e in ogni caso noi abbiamo vinto le elezioni. Intanto Brunetta-la-macchietta – che sarebbe la nostra vita senza Brunetta? – minaccia di “togliere aria” ai professori, che già da tempo, peraltro, Magdi “Cristiano” Allam (nei giorni pari teologo, nei dispari ideologo), ha additato alla pubblica ignominia, predicando la cacciata dal tempio dei cattivi maestri”. Quanto a Brunetta, ci vuole impedire di respirare, Brunetta. Che mi risulta sia pure professore. In congedo parlamentare. Occupatissimo a tornellizzare l’Italia. E a insudiciare la scuola pubblica. La sua dichiarazione in un consesso internazionale secondo cui la scuola italiana “è se non la peggiore del mondo, tra le peggiori del mondo” – che avrebbe dovuto far rovesciare i banchi parlamentari da parte di un’opposizione vera – ha segnato il punto più alto, ossia più basso, di una generale opera di denigrazione della scuola da parte di politici e di opinionisti, cominciata per tempo. Finché non è arrivata la signora Gelmini, che ha detto: oplà, la “vera” scuola è servita. Ecco la mia scuola. Sana. Buona. Prendetene e mangiatene tutti.
Ma qui, sotto la Mole, stasera, come ieri, e ieri l’altro, nessuno ha fame: alla ministra toccherà rimangiare la sua minestra. E se non lo farà, il piatto rimarrà a freddarsi sul tavolo. E se vorranno chiuderci le scuole e le università, l’Onda porterà fuori delle mura dei palazzi il sapere. E si spezzerà il pane della scienza nelle pubbliche vie. Nei giardini. Sulle panchine dei parchi pubblici. Sugli autobus. Nei caffè. Negli spazi aperti delle mille città d’Italia.
Questo mi dico tornando verso casa, mentre nuovi pensieri mi si affacciano. Ma ve ne parlerò domani, se qualcuno sarà interessato a conoscerli.
Angelo d’Orsi
(29 ottobre 2008)
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