3 agosto 2008 – Furio Colombo: Silvio Sircana, apologeta del dialogo impossibile

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di Furio Colombo

La frase del giorno/ 1: “Dire soltanto no, no, no alle idee avversarie non è politicamente corretto”.
Silvio Sircana, già in Prodi, 3 agosto. (Corriere della Sera)

La frase del giorno/2: “E’ assolutamente meglio che l’opposizione partecipi in maniera attiva a questa riforma, altrimenti la giustizia nel nostro Paese viene modificata a colpi di maggioranza e in modo che possa essere fortemente punitivo e lesivo della indipendenza della magistratura”.
Silvio Sircana, già in Prodi, 3 agosto (id).

Della prima frase va notato il “no, no, no” che non è “politicamente corretto”, benché suoni limpidamente evangelico (“Dite sempre sì, sì, no, no invece di complicare i vostri discorsi”). Evidentemente la scorrettezza sta nel dire a Berlusconi tre volte no, come nella formula del ripudio islamico. E dunque il politicamente corretto sta nel dire tre volte sì a Berlusconi in modo di legarsi mani e piedi alle sue decisioni che sono sempre legate ai suoi interessi. Non vi è infatti alcuna evidenza che esistano azioni, decisioni, iniziative o leggi berlusconiane separate (nessuno osa dire in contrasto con) dai suoi interessi.
Ma il fatto è che non esiste alcun precedente, anche marginale, in cui Berlusconi ha cambiato o ritoccato una sua interessata iniziativa di governo o di Parlamento a causa di un “lavoro comune” o di una “produttiva discussione in cui l’opposizione ha fatto valere le sue ragioni”.
Si conoscono, è vero, stop temporanei e rinunce. Ma solo di fronte a immense e non proprio amichevoli manifestazioni di piazza (Articolo 18), referendum stravinti per salvare la Costituzione, e rare ammonizioni del Capo dello Stato (Ciampi e Napolitano). Ma non esiste memoria ( e gli anni purtroppo sono tanti) di qualcosa di cui si posa dire: “Meno male che l’abbiamo fatto insieme”, oppure “Questa legge si deve al reciproco ascolto intelligente e alla accettazione da parte della maggioranza di alcune importanti proposte dell’opposizione”.
Forse la chiave politica del contributo di Sircana (che al tempo di Prodi era portavoce unico del governo e la rigorosamente taciuto per due anni) sta nella insolita frase “E’ assolutamente meglio che l’opposizione partecipi”. La persuasione comune, prima di Sircana, divideva il Pd in “E’ meglio oppure è peggio” partecipare. Ma non esisteva la categoria del “miglioristi assoluti”.
Mette fuori dalla lingua italiana, ma dentro il largo fiume di coloro che, distaccandosi dalla tradizione di inflessibilità di tutte le opposizioni democratiche ( o sei con Brown o sei con Cameron, o sei con Obama o sei con McCain, o sei con Zapatero o sei con i conservatori, prendere o lasciare) sono per il sì, sì, sì ad ogni starnuto della potente e padronale maggioranza di Berlusconi.
Però si dovrebbe riflettere su un dettaglio. Quando la potente e padronale maggioranza era solo opposizione, un sì che è un sì non lo hanno detto mai. Ad ogni invito, Schifani rispondeva per tutti: “Non pensate di socializzare le vostre azioni con il nostro voto”.
Segue: elezioni e trionfo.


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