3 settembre 2008 – Pancho Pardi: Pierluigi Battista e il dialogo a senso unico

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di Pancho Pardi

La diga s’è rotta, scrive tutto contento Pierluigi Battista. Contento perché il PD sarebbe pronto a discutere la riforma della giustizia proposta dal centrodestra.
Lo schema retorico è semplice. Il PD rinuncia alla politica del no e finalmente accede al dialogo. Si allontana dal giustizialismo di IdV (“la politica come inquisizione”) e dall’estremismo girotondino. Finalmente l’opposizione può “distinguere tra temi su cui esercitare con intransigenza un contrasto anche aspro e riforme su cui in nessuna democrazia occidentale si mena scandalo se si ottiene una convergenza” tra forze opposte.
Sarebbe interessante sapere da Battista su quali temi sia lecito esercitare l’aspro contrasto, visto che su tutti i temi critici, ovvero quelli prodotti dall’anomalia italiana, non si stanca di raccomandare la convergenza.
Equidistanza imparziale appare l’invito inesausto alla convergenza tra le parti opposte. Chi lo esercita si mostra disinteressato alle beghe partigiane e sincero sostenitore del bene comune.
Sarebbe facile rilevare come l’ultima legge approvata in tema di giustizia insieme dalle due parti sia stata una discreta schifezza: buona a evitare il carcere (anche a futura memoria) a una schiera di corruttori, concussori e falsificatori di bilanci, nonché ai membri delle forze dell’ordine che si distinsero nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto a Genova 2001. Del tutto inutile invece a risolvere i problemi annosi dei processi infiniti e delle carceri strapiene. Non ha sortito neanche il piccolo beneficio bipartisan di essere difesa dai due schieramenti, entrambi imbarazzati, anche se in modo diverso (dipendente dal diverso grado di sfacciataggine).
Sarebbe invece difficile trovare una misura egualitaria negli inviti alla concordia che Battista invia ai contendenti. E’ sempre il centrosinistra invitato a rinunciare all’estremismo. Mai il centrodestra. Nei suoi passaggi governativi ha legalizzato l’illegalità (almeno quella del suo padrone), attaccato la magistratura, sottomesso l’informazione, stravolto l’equilibrio dei poteri costituzionali, assoggettato il potere legislativo del Parlamento alla volontà del governo, in più di un caso ha proferito minacce oscure anche verso il Quirinale, ha sistematicamente annichilito l’interesse pubblico a vantaggio di pochi interessi privati. Ma da Battista non si è mai levato neanche un flebile gemito di critica. Basta che un potere si dica moderato per apparire tale ai suoi occhi.
Se, per esempio, a parti rovesciate, Prodi si fosse permesso di sabotare dall’opposizione e alla vigilia delle elezioni il salvataggio Alitalia da parte di Air France promosso dal governo avverso (pura ipotesi naturalmente: il centrodestra non avrebbe mai fatto una cosa così ragionevole), nessuno avrebbe potuto risparmiargli le critiche sinceramente dolenti che Battista propina a chi rovina l’armonia del dialogo tra le parti avverse.


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