30 agosto 2008 – Pancho Pardi: Di tasca nostra. Alitalia, Berlusconi e il capitalismo di rapina dei “capitani coraggiosi”

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di Pancho Pardi

Socializzazione delle perdite, privatizzazione degli utili. Formula ormai classica continua a essere la più efficace per illustrare la natura intima del capitalismo italiano. La fregatura Alitalia ne è un esempio perfetto, con l’aggiunta di aspetti grotteschi che dipendono dall’anomalia italiana.
Alitalia dopo aver accumulato per anni debiti giganteschi finalmente stava per essere acquistata da Air France dopo che altre trattative internazionali erano andate fallite.
L’allora capo dell’opposizione, con un atto del tutto irrituale, mise bocca nella faccenda: il patriottismo d’accatto mescolato con l’esplicita volontà di danneggiare il governo ha funzionato. La trattativa con Air France è fallita, con la complicità oggettiva dei sindacati che su Alitalia hanno sempre dato nei decenni il peggio di sé, contando sulla copertura statale dei suoi insostenibili debiti.
Il governo di centrosinistra ha dovuto fare, come negli scacchi, una mossa obbligata: dopo le elezioni ha sottratto fondi a tutti i settori possibili, tra cui la ricerca scientifica, per buttarli in un “prestito” che desse ad Alitalia il fiato per arrivare alla soluzione patriottica voluta dal vincitore delle elezioni.
La soluzione basata sulla cordata nazionale è vantaggiosa per i pochi che, forse, ci guadagneranno e disastrosa per i cittadini. I sindacati che avevano rifiutato Air France perché prevedeva un esubero di 2.000 lavoratori ora saranno costretti a ingoiarne uno di 5-7.000. I debiti che la compagnia francese si sarebbe accollata saranno invece stivati nella cosiddetta "bad company": un sacco che conterrà tutto il peggio di Alitalia. Graverà sulle tasche dei cittadini e prenderà la forma di una Tassa Alitalia che, invisibile e difficilmente documentabile, non sarà per questo meno reale e incisiva.
Chi guadagnerà e come? In un ottimo articolo su Repubblica di oggi, 30 agosto, Alberto Statera ribadisce apertamente ciò che anche altri esperti avevano cominciato a dire. Intanto non si sa quanti soldi i "capitani coraggiosi" metteranno di tasca propria nell’avventura. Saranno prudenti. Non si sa se qualche banca, sensibile alle sollecitazioni governative, anticiperà qualcosa. Gli uomini d’affari comunque i soldi li prendono in banca.
Ma il guadagno vero per loro non sarà la partecipazione in un’Alitalia ridimensionata ma l’ingresso nell’Expo milanese. Come tutte le operazioni di urbanistica d’occasione, l’unica effettivamente praticata in Italia, sarà un banchetto di denaro pubblico per i pochi privati ammessi al tavolo.
Un banchetto così invitante che si capisce perché i capitani coraggiosi hanno accettato di mettere la faccia (la faccia più dei soldi) nel “Pittoresco Capitalistico”, come lo chiama Statera, dell’Operazione Fenice. Che del resto, secondo il poeta, “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Fare soldi privati con i soldi pubblici dissipando lo spazio pubblico. Una specialità italiana perfezionata con l’incoraggiamento del monopolista al governo.


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