30 giugno 2008 – Pancho Pardi: Casson ha perso la bussola
di Pancho Pardi
La disponibilità mostrata da Felice Casson, senatore del PD, verso un’ipotetica legge costituzionale per proteggere dalla giustizia le alte cariche istituzionali spinge ad alcune considerazioni critiche.
La prima. E’ l’accettazione volenterosa di una evidente ipocrisia: una sola è la carica che ne ha bisogno. Sarebbe troppo crudo ribattere: proteggiamo solo quella? Del resto i residenti della repubblica, del consiglio dei ministri e delle due camere sono troppo diversi per modalità di elezione e per funzioni per poter essere accomunati da un unico dispositivo.
La seconda. La modifica costituzionale non può avere un movente occasionale. Per essere seria deve nascere come principio non forzato dall’esistenza di un caso per di più ben poco pregevole.
La terza. Il centrodestra in ogni caso non vuole una legge costituzionale ma un disegno di legge, e considera ciò già un ripiego perché aveva prospettato addirittura un decreto legge, la cui ragione di necessità e urgenza è solo il bisogno del presidente del consiglio di non essere condannato nel processo Mills. Quindi la disponibilità di Casson è destinata a cadere nel vuoto perché la maggioranza si rifiuta di accedere allo strumento della legge costituzionale.
La quarta. Non si può dimenticare che il soggetto per salvare il quale si dovrebbe addirittura intervenire con una modifica costituzionale ha già imposto leggi, oltrettutto incostituzionali, per evitare alcuni suoi processi precedenti e per raggiungere prescrizioni o assoluzioni solo in virtù delle leggi imposte che intervenivano sulla natura dei reati di cui era imputato.
La quinta. Quale sarebbe il fine? Modificare la Costituzione per sistemare i problemi giudiziari di Berlusconi per avere poi la soddisfazione di discutere con lui nuove riforme costituzionali. Non è farsesco?
La sesta. Attenzione infine al fatto che il salvacondotto non costituisca poi il trucco per replicarlo al fine di permettergli di scalare il Quirinale. Non possiamo correre il rischio della protezione a vita. Già è pazzesco che abbia bisogno di essere protetto per fare il capo del governo, ma è ancora più inammissibile che debba essere protetto per fare il capo dello stato. Questa prospettiva deve essere apertamente e preventivamen te dichiarata impossibile. Se il PD dovesse cedere su questo punto sarà condannato a un’eterna subordinazione.
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