30.01.09 – Editto bulgaro contro i lavoratori

MicroMega

Ogni giorno ci capita di ricevere proposte di appelli e richieste, di aderire a questa o a quella raccolta di firme. Lo facciamo spesso e volentieri perché spesso si tratta di cause giuste oppure di illuminare un tema oscurato o rimosso dal sistema mediatico nazionale. Non ci è ancora capitato di ricevere un appello per solidarizzare con la Cgil, il più grande sindacato italiano senza il quale si è firmato un accordo per riformare salari e contratti.

Questo silenzio rappresenta bene la rimozione della questione sociale dal dibattito politico nazionale. Quello che è accaduto è un vero e proprio attentato alla libera dialettica sociale, un’aggressione pianificata ed eseguita contro chi ha manifestato una opposizione nel metodo e nel merito. Nel merito la Cgil si è rifiutata di sottoscrivere una intesa che, stando ai loro dati, produrrà un danno salariale e penalizzerà ulteriormente i lavoratori delle realtà più deboli. Questi dati si possono accettare o contestare, ma bisogna farlo con altri dati. Nei confronti della Cgil è invece partita una velenosa campagna con l’obiettivo dichiarato di eliminare una realtà scomoda e di cancellare l’idea stessa del conflitto sociale. Proviamo a immaginare cosa mai sarebbe accaduto se il governo Prodi avesse solo pensato di suggellare, sugli stessi temi una intesa senza la Confindustria o senza gli altri sindacati.

“Colpo di mano liberticida”, ”Grave ferita alla legalità”, ”Prodi ostaggio degli estremisti”, questi sarebbero stati i titoli dei principali quotidiani. Invece no! Per lor signori, come avrebbe scritto Fortebraccio, tutto è normale, contro la Cgil ci voleva una bella lezione, le regole della democrazia si possono pure sospendere per qualche settimana.

L’accordo separato sembra essere stato digerito. I grandi media nazionali, salvo qualche eccezione, non hanno fatto inchiesta sulla ”ggente”, non hanno portato i microfoni davanti alle aziende, non hanno fatto esprimere gli umori e le incazzature. La gente può e deve urlare solo quando viene interpellata sugli extracomunitari, sui furti in villa o sul delitto di Perugia.

Sui temi sociali vige la regola del silenzio, da quando re Silvio ha fatto sapere che la rappresentazione del malessere sociale e delle povertà gli fa venire ansia.

Per non disturbare il manovratore si è deciso di non consentire ai lavoratori, anche ai non iscritti, di poter almeno partecipare ad un referendum per giudicare le intese. Guglielmo Epifani lo aveva proposto dichiarando la disponibilità e l’impegno della Cgil a siglare l’accordo qualora avesse ricevuto la metà più uno dei consensi. Nessuno gli ha risposto, anche questa proposta fondata sula razionalità, sulla civiltà, sulla possibilità di esprimere liberamente la propria opinione, è stata ritenuta provocatoria.

Per queste ragioni, del tutto disinteressati alle ragioni di opportunità e ai tanti opportunismi, abbiamo deciso di manifestare pubblicamente la nostra solidarietà alla Cgil e soprattutto ai milioni di lavoratrici e di lavoratori ai quali si vorrebbe levare anche il diritto a decidere del proprio destino.

Il prossimo 13 febbraio i lavoratori della funzione pubblica e i metalmeccanici della Cgil scenderanno in piazza insieme, sarà il caso di stare con loro e di promuovere la più vasta partecipazione.

L’espulsione della Cgil è la versione rinnovata dell’editto bulgaro.

Questa volta hanno iniziato dal sindacato, proseguiranno con l’espulsione dai media dei temi sgraditi, quindi regoleranno i conti con quel che resta dei poteri di controllo: magistratura e informazione.

Quelli che oggi se la ridono, i fessi e i complici non mancano neppure nelle fila delle opposizioni, presto molto presto scopriranno che quanto sta accadendo alla Cgil, capiterà anche ai ”benpensanti”, quando gli succederà di esprimere un punto di vista non in sintonia con lo spirito dei tempi.

Giuseppe Giulietti



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