30.11.08 – Una Sky tax nell’interesse del padrone

MicroMega

Si prova senso di sazietà a dover commentare l’ultima prova che illustra la Repubblica del Conflitto d’Interessi. Il governo di Mediaset approfitta del decreto anticrisi per alzare le tasse sulla pay tv dal 10 al 20%. Naturalmente è un decreto: era troppo aspettarsi un disegno di legge. Colpita è soprattutto Sky Italia, con un incremento annuo stimato in 210 milioni di euro. Insomma il governo prende di mira la concorrenza del padrone.
Si ignora se Berlusconi, date istruzioni, sia uscito dalla riunione del governo nel momento della decisione. L’avesse fatto, dieci comunicati ci avrebbero già cantato l’inimitabile discrezione del capo. Se ne deduce che non l’ha ritenuto necessario, e Romani sul Corriere ne dà subito spiegazione implicita: anche Mediaset premium, pay tv della casa, subisce lo stesso aumento. Sarà vero? Comunque è poca cosa rispetto a Sky, quindi il danno è limitato.
Tema interessante per la Commissione di vigilanza dei sistemi radiotelevisivi e il suo presidente selezionato dalla proprietà. Potrebbero smentire di essere fantasmi e censurare la misura. Ma si può dubitare che lo faranno.

Da parte sua il presidente del consiglio non si pone problemi di cautela nel trattare un soggetto che puntella il suo potere e arricchisce le sue finanze. Potrebbe ostentare un minimo di distanza, un pizzico di indifferenza. Non sia mai. Tra un vertice mondiale e l’altro (in cui tutte le volte risolve i problemi del mondo, per cui non si capisce perché i vertici continuino a ripetersi) non parla quasi d’altro. Ha inventato e ripetuto per settimane che le reti televisive lo sbeffeggiano tutti i giorni e che, magari per lo stesso motivo, diffondono ansietà e incertezza nel futuro. Vorrebbe programmi più ottimisti. L’obbiettivo è semplice: convincere che spendere è meglio che non spendere. Si rilanciano i consumi per rilanciare la felicità.
Ma quanto potrà spendere chi non ha soldi? E che effetto faranno gli spot come quelli vagamente demenziali di qualche anno fa in cui cittadini di plastica si ringraziavano l’un l’altro per aver fatto la spesa?

Intanto il governo che non aumenterà mai le tasse introduce una tassa sul porno. E’ così fissato sulle tasse che le mette anche quando non servono a nulla. Gli esperti del settore hanno già rilevato con ironia appena trattenuta che è arduo tassare un settore di attività già sostanzialmente proibito, e la cui fruizione maggiore passa ormai attraverso Internet.
Per tirar fuori qualcosa il povero Bondi dovrà smettere di tormentare la carta coi suoi versi per passare le sere a censurare romanzi libertini. Chissà che non si diverta di più che al consiglio dei ministri.

Pancho Pardi



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