4 luglio 2008 – Pancho Pardi: Transparency International contro la soppressione dell’ufficio anti corruzione nella PA

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di Pancho Pardi

Transparency International ha pubblicato, il 24 giugno 2008, il rapporto annuale sullo stato della applicazione della convenzione anti-corruzione dell’OECD (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione economica), a cura di Fritz Heimann e Gillian Dell.

Gli esperti internazionali autori del rapporto segnalano un carattere endemico nella lotta alla corruzione: assenza di normative chiare, carenza di dati e statistiche in merito, mancanza di uffici con competenze specifiche.
Il rapporto non manca di segnalare le inconguenze nel “pacchetto sicurezza”. Ma ciò che più li allarma è il decreto legge n. 112/2008 del 25 giugno, che all’art. 68 comma 6 lettera a) prevede la soppressione dell’ufficio dell’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all’interno della pubblica amministrazione”. La cancellazione è inquadrata all’interno dell’articolo intitolato “Riduzione di organismi collegiali e di duplicazioni di strutture”.
La soppressione di un ente di tale importanza, ritenuto evidentemente troppo costoso ed inutile, è prevista dallo stesso decreto che stanzierà 1.486 milioni di euro (pari a 2.877.297.220.000 di lire) per l’Expo di Milano.
A poggiare i due articoli sul piatto della bilancia, si potrebbe concludere che per il governo è assolutamente prioritario dilapidare un patrimonio di denaro pubblico nello stesso momento in cui rinuncia ad investire nella lotta alla corruzione.
La cosa non meraviglia più. Tanto è “morbido” l’atteggiamento del governo verso la corruzione, che i processi per questo tipo di reati sono infatti sospesi dallo emendamento Vizzini-Berselli che interviene sui ruoli d’udienza (per consentire al premier la prescrizione dei suoi processi), sospendendo l’iter processuale dei reati “minori” (tra i quali, repetita iuvant, sequestro di persona, stupro e violenza sessuale, usura, peculato, bancarotta fraudolenta corruzione, corruzione in atti giudiziari e molti altri).

Non sono notizie ignote, ma rivederle al centro dell’attenzione di un osservatorio internazionale colloca in modo più esplicito l’anomalia italiana nel contesto europeo.


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